Il malaffare sullo smaltimento dei rifiuti speciali: gli ecocriminali non li ferma nemmeno il Covid 19 Ci saremmo aspettati, dopo la divulgazione dell’ultimo rapporto di Lega Ambiente sulle ecomafie impegnate nei traffici illeciti di rifiuti, un sussulto di dignità, una qualche reazione adeguata alla gravità della situazione emersa dal rapporto che posiziona la Regione Toscana al 6° posto in una umiliante classifica nazionale dei reati ambientali. Peggio della Toscana, solo le 5 regioni dove tradizionalmente sono radicate le mafie. Abbiamo aspettato qualche settimana nella speranza che qualcosa si smuovesse e, invece, calma piatta e minimizzazione da parte della politica, nella speranza che la cittadinanza dimentichi presto, perché ormai è da mezzo secolo che funziona così. La dimensione del malaffare in Toscana è sconfortante, nel 2019 sono stati commessi 2.191 reati ed atti criminali consumati ai danni del paesaggio e dell’ambiente. Questo quadro allarmante non è bastato a creare una risposta adeguata alla gravità della situazione per fermare questo scempio contro il nostro paesaggio e contro la nostra salute. Prendiamo atto di questi numeri approssimati per difetto perché riguardano solo i casi accertati e per di più, non è ancora stato inserito il malaffare del Keu che ha coinvolto il comprensorio conciario coinvolgendo la politica regionale ad alti livelli. Smaltire illegalmente i rifiuti genera grandi profitti, anzi, più pericolosi sono i rifiuti e più si fanno grandi profitti. Dagli anni ‘70 si registrano in Toscana disastri ambientali, nei grandi distretti industriali, quello conciario, cartario, chimico, tessile e calzaturiero; milioni di tonnellate di residui di lavorazioni interrati, sversati nei fossi canali e fiumi, smaltiti illegalmente, trasportati in Africa, affondati su carrette del mare in mezzo al Mediterraneo, tutte cose risapute, tante inchieste aperte, quasi sempre seguite da condanne irrisorie, pochissimi anni di carcere comminati per misfatti ambientali.
Non si esce da questa situazione lasciando le cose come stanno, non può essere tutto delegato alla Magistratura, la politica deve fare la sua parte e cambiare l’attuale sistema di trattamento e smaltimento dei rifiuti speciali pericolosi e non pericolosi che da sempre è stato lasciato alla completa gestione privata.
Sinistra Italiana chiede che le società di gestione dei rifiuti sotto controllo pubblico, istituiscano un’offerta di servizio, non in regime di monopolio, per la raccolta e la valorizzazione dei rifiuti speciali (e dei rifiuti speciali assimilati agli urbani) finalizzato al recupero e al riciclaggio e al reinserimento nel ciclo produttivo delle materie prime seconde differenziate e valorizzate. Vogliamo un servizio pubblico rispettoso delle normative comunitarie e nazionali sottoposto a monitoraggio e controllo costante da quando si ritira lo scarto fino al trattamento e allo smaltimento finale quello più delicato e pericoloso il cosiddetto “ultimo miglio dello smaltimento, riciclaggio o riuso” quello su cui incombe la lunga mano delle mafie.
Un servizio dove le imprese potranno aderire su base volontaria con tariffe direttamente proporzionali alle quantità conferite e soprattutto diversificate per tipologia di materiale applicando tariffe con importi inferiori per le frazioni più facilmente recuperabili, in modo da incentivare il recupero e la riduzione alla fonte. L’istituzione di questo servizio pubblico di interesse pubblico, rappresenta l’unica soluzione per recuperare il controllo sullo smaltimento e per sottrarre al monopolio privato, la gestione degli speciali che, ovunque, e anche in Toscana, alimenta le ecomafie. Altre vie non le conosciamo e non possiamo più tollerare la finta indignazione di una politica che dura lo spazio di un giorno restando inerte in attesa del prossimo disastro.
14/01/2022
Eugenio Baronti Responsabile Ambiente di Sinistra Italiana Toscana
Redazione - inviato in data 14/01/2022 alle ore 19.21.11
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