“Ci chiamavan matti. Voci di muto amore”
Venerdì 20 settembre ore 18 presso l’ex manicomio di Maggiano
Lettura-spettacolo “Ci chiamavan matti. Voci di muto amore” di e con Gianni Calastri
Sonorizzazione
di Andrea “Lupo” Lupi. Scenografia di Paolo e Alessandro Pineschi. La
messa in scena è prevista nella zona cucine dell' ex manicomio.
Spettacolo
nato dalle letture di alcune lettere di uomini e donne ricoverati nel
manicomio di Volterra e dallo spettacolo teatrale-musicale “Che Matti. Voci e suoni dai manicomi”, e messo in scena dal gruppo musicale I Disertori, di e con Gianni Calastri.
Voci
che si liberano dalle lettere, da quei muri freddi e incrostati di
rabbia, grida, suppliche e silenzi; voci di muto amore che meritano di
essere ascoltate.
“Ho accettato con piacere l’invito di
portare di nuovo su un palco le voci negate di così tante persone" -
dice Calastri - "uomini e donne, rinchiuse nei manicomi di Volterra,
Siena e Arezzo nel corso del secolo scorso. Oltre ad alcune lettere
provenienti dal manicomio di Volterra, lo spettacolo è costituito dal
diario di Margherita Adamo, internata nel manicomio di Siena e alcune
testimonianze provenienti dal manicomio di Arezzo tratte dal lavoro di
Anna Maria Bruzzone " Ci chiamavano matti” .
Lo spettacolo è
impreziosito dalla scultura realizzata da Paolo e Alessandro Pineschi e
dalle suggestive sonorizzazioni effettuate dal vivo da Andrea “Lupo”
Lupi.
(Gianni Calastri) Nasco a
Volterra nel gennaio del 1968 e qui tuttora vivo e risiedo. Dalla fine
degli anni ’80 alla fine degli anni ‘90 Volterra viene profondamente
coinvolta e sconvolta dal festival
VolterraTeatro che ogni estate si svolgeva per le vie della città. E con la
città ne rimasi sconvolto anch’io. In quegli anni avevo iniziato gli studi di Lingue
e letterature straniere all’Università degli studi di Firenze ma l’incontro con
il festival, all’epoca come semplice giovane pronto a fare ciò di cui c’era
bisogno dal cassiere allo sbigliettatore passando per l’autista, era destinato
a segnare la mia vita e le mie scelte professionali. Quel mondo mi aveva
totalmente affascinato e così iniziai a muovere i primi passi nel mondo del
teatro. Dapprima con l’iscrizione al Centro di Avviamento all’Espressione di
Orazio Costa a Firenze a cui seguirono la Scuola per la Formazione dell’Attore
con i corsi estivi di Michele Azama e Jacques Fournier, un laboratorio con
Pietro Bartolini a Firenze e uno con Armando Punzo a Volterra. Nel frattempo
iniziavo anche a calcare i palcoscenici e a prenderci gusto, le prime
esperienze con la compagnia universitaria su testi in inglese e in italiano e
altri ne seguirono.
La prima
svolta avviene con l’incontro con Annet Henneman, la quale reduce
dall’esperienza di creazione della Compagnia della Fortezza con Armando Punzo
decide di interrompere quel sodalizio e di intraprendere un nuovo cammino dando
vita insieme al sottoscritto e ad altri compagni e compagne al Teatro di
Nascosto-Hidden Theatre. Un’esperienza che per quanto mi riguarda è durata
circa 15 anni e che ha significato la definitiva scelta di intraprendere il
teatro come scelta di vita e artistica. I primi anni di lavoro con Annet sono
stati per me un’intensa esperienza di apprendistato pratico nel campo
dell’insegnamento e della formazione come attore.
Seguendo Annet nelle
situazioni di lavoro che si presentavano sia dietro le quinte che sul palco.
Gli ambiti nei quali si muoveva il Teatro di Nascosto avevano sempre una grande
attinenza con il sociale, dagli anziani (da notare che la prima sede della
compagnia si trovava all’interno di un vecchio teatrino malandato all’interno
della casa di riposo di Volterra) alla psichiatria con collaborazioni attive
con il centro diurno psichiatrico di Volterra e di altre città, per non tacere
dei frequenti lavori con le scuole di ogni ordine e grado di Volterra e non
solo. La seconda
svolta avviene con lo sviluppo della compagnia di un nuovo metodo di teatro, il
teatro reportage. Un tentativo di unire giornalismo e teatro, il lavoro
giornalistico sul campo per conoscere temi di attualità si univa a quello di
portare queste storie e queste voci, spesso nascoste, su palcoscenici, piazze e
scuole per farle conoscere a più persone possibili. Di particolare importanza è
stato il lavoro fatto sul tema del diritto di asilo, lavoro svolto in compagnia
di rifugiati e richiedenti asilo provenienti da ogni parte del mondo.
Il popolo
kurdo è stato quello su cui, nei primi anni, si è maggiormente concentrato il
lavoro con viaggi nel Kurdistan turco, iraniano e iracheno non che nel mondo
della diaspora europea e statunitense. Una scelta che ha profondamente segnato
la mia visione di questo aspetto della vita che così tanto ancor oggi interessa
la vita di milioni di persone. Su questi temi son stati fatti negli anni
numerosi spettacoli rappresentati in moltissimi paesi. Questi temi
ancor oggi fanno parte dei miei interessi artistici tanto che anche dopo la
fine della mia esperienze con il Teatro di Nascosto continuano spesso ad essere
oggetto dei miei spettacoli teatrali che in compagnia di musicisti ( tra i
quali Marzio Del Testa, Arlo Bigazzi e Andrea Lupi) e altri attori e attrici
porto in scena. L’attività di formazione si è arricchita di nuovi incontri, tra
i più significativi quelli con Bruno De Franceschi, Tran Quang Hai, Mauro
Tiberi, Sainkho Namtchylak e Cesar Brie. Nel frattempo anche l’attività di insegnante
in scuole di teatro e pubbliche di ogni ordine e grado riveste sempre più
un’importante fascia del mio impegno artistico con l’associazione Collettivo
Distillerie, che con altri compagni e artisti ha preso vita da una decina
d’anni, o con altre associazioni con cui collaboro.