Beatrice Venezi : parla il papà
"Non tocca ai sindacati ...
IDENTIFICATI PER LA MANIFESTAZIONE IN SOLIDARIETÀ AL POPOLO PALESTINESE E ALLA GLOBAL SUMUD FLOTILLA
Una decina di attivisti e attiviste lucchesi, tra cui 4 di Potere al Popolo, hanno ricevuto i verbali dalla Digos per il corteo del 22 settembre
Questa mattina una decina di attivisti e attiviste, tra cui alcuni studenti e 4 militanti di Potere al Popolo, hanno ricevuto dalla Digos il verbale di identificazione e di nomina del difensore di fiducia per il corteo di lunedì scorso a Lucca in occasione dello sciopero generale.
Una manifestazione che ha visto scendere in piazza 3000 persone, una partecipazione senza precedenti nella nostra città, e che spontaneamente e senza alcun gesto violento o danneggiamento, ha attraversato pacificamente le vie della città e, col sostegno della quasi totalità di passanti e automobilisti, anche un tratto di circonvallazione raggiungendo la stazione.
La risposta repressiva alla marea umana che ha invaso le piazze, le stazioni e i porti di tutta Italia non si è fatta attendere e qui a Lucca ha colpito al momento 10 attivisti e attiviste, tra cui la membra dell'esecutivo nazionale di Potere al Popolo Francesca Trasatti, la coordinatrice nazionale Nicoletta Gini e gli attivisti locali Matteo Masini e Andrea Giorgi.
Tutti gli attivisti e le attiviste hanno già individuato i propri avvocati difensori e stanno organizzando la risposta giuridica e politica, senza farsi intimorire, ed anzi pronti a rilanciare la mobilitazione dando appuntamento a tutti e a tutte a Roma per la manifestazione nazionale di sabato 4 ottobre.
La lotta non si arresta, siamo e continueremo ad essere l'equipaggio di terra a sostengo della Global Sumud Flotilla e del popolo palestinese
Potere al Popolo Lucca
Sì sì, state pure sul divano a commentare, che le piazze (e le denunce) ce le prendiamo noi. Conigli senza attributi e vecchi servi che non siete altro, se dio vuole siete a un passo dallo scomparire per sempre e davanti al baratro non sapete far altro che piagnucolare e inveire con chi tenta di far qualcosa (magari poco, ma almeno qualcosa). Morirete tristi e incazzati come avete vissuto!
anonimo - 28/09/2025 23:57Discorso alla Oxford Union di Susan Abulhava (scrittrice e poetessa, autrice di “Ogni mattina a Jenin”), 28 novembre 2024.
Affrontando la questione su che cosa fare degli abitanti nativi del territorio, Chaim Weizmann, un ebreo russo, disse al Congresso Sionista Mondiale del 1921 che i palestinesi erano simili “alle rocce della Giudea, ostacoli che andavano rimossi da un sentiero difficile”. David Gruen, un ebreo polacco, che aveva cambiato il suo nome in David Ben-Gurion per essere più in sintonia con la regione, disse: “ Dobbiamo espellere gli arabi e prendere il loro posto”.
Ci sono migliaia di conversazioni analoghe tra i primi sionisti che pianificarono e attuarono la colonizzazione violenta della Palestina e l’annientamento del suo popolo originario. Ma il loro successo è stato solo parziale, assassinando e ripulendo etnicamente l’80 per cento dei palestinesi; perciò questo significa che il 20 per cento di noi è rimasto, un ostacolo permanente alle loro fantasie coloniali, che diventò poi l’oggetto delle loro ossessioni nei decenni successivi, soprattutto dopo che ebbero conquistato nel 1967 quel che rimaneva della Palestina.
I sionisti si sono sempre lamentati della nostra presenza e hanno pubblicamente dibattuto in tutti i circoli – politici, accademici, sociali e culturali – che cosa fare di noi; che cosa fare del tasso di natalità palestinese, dei nostri neonati, che definiscono una “minaccia demografica”. Benny Morris, che inizialmente avrebbe dovuto essere qui, espresse una volta il rimpianto che Ben Gurion “non avesse finito il lavoro” di farci fuori tutti, perché avrebbe evitato quello che loro chiamano il “problema arabo”. Benjamin Netanyahu, un ebreo polacco il cui vero nome è Benjamin Mileikowsky, deplorò l’occasione mancata durante la rivolta di piazza Tienanmen del 1989 per buttare fuori larghe fasce della popolazione palestinese, “mentre l’attenzione del mondo era concentrata sulla Cina”. Negli anni ottanta e novanta, alcune delle loro argomentate soluzioni al fastidio della nostra esistenza includevano la politica di “spaccargli le ossa” ordinata da Yitzahak Rubitzov, un ebreo ucraino che ha cambiato il suo nome in Yitzahak Rabin (per le solite ragioni). Questa spaventosa politica di storpiare intere generazioni di palestinesi non è riuscita a farci andare via. Frustrati dalla resilienza palestinese, è emerso un discorso nuovo, soprattutto dopo che un enorme giacimento di gas naturale, del valore di trilioni di dollari, è stato scoperto vicino alla costa settentrionale di Gaza. Questo nuovo discorso riecheggia nelle parole del colonnello Efraim Eitan, che nel 2004 dichiarò: “Dobbiamo ucciderli tutti”. Aaron Sofer, un cosiddetto “consulente intellettuale e politico” israeliano, ha ribadito nel 2018: “ Dobbiamo uccidere e uccidere e uccidere. Tutti i giorni, per tutto il giorno.” Quando ero a Gaza, ho visto un bambino di non più di nove anni con le mani e parte della faccia spazzate via da un barattolo di cibo esplosivo, che i soldati avevano fatto trovare ai bambini affamati di Gaza. Ho saputo poi che avevano lasciato cibo avvelenato anche per la gente di Shujayya e che negli anni Ottanta e Novanta i soldati israeliani avevano lasciato nel Sud del Libano giocattoli che esplodevano quando i bambini, nella loro eccitazione, li prendevano in mano. Il male che fanno è diabolico, ma pretendono che tu creda che le vittime sono loro. Invocano l’Olocausto europeo, gridano all’antisemitismo e si aspettano che tu metta tra parentesi la fondamentale ragione umana e accetti di credere che il lavoro quotidiano dei cecchini che sparano ai cosiddetti “colpi mortali” contro i bambini e il bombardamento di interi quartieri che seppellisce vive le famiglie e cancella la loro intera discendenza siano legittima difesa. Vogliono farti credere che un uomo che non ha toccato cibo per 72 ore e ha continuato a battersi con il solo braccio valido che gli era rimasto, che quest’uomo sia motivato da un’innata barbarie e un odio irrazionale per gli ebrei, piuttosto che dall’indomabile desiderio di vedere il suo popolo libero sulla propria terra. E’ chiaro che non siamo qui per discutere se Israele sia uno Stato genocida o di apartheid. La questione che stiamo discutendo è il valore delle vite palestinesi; il valore delle nostre scuole, centri di ricerca, libri, arte e sogni; il valore delle case per costruire le quali abbiamo lavorato tutta la vita e che contengono la memoria di generazioni; il valore della nostra umanità e delle nostre azioni; il valore dei nostri corpi e delle nostre ambizioni. Perché se i ruoli fossero invertiti – se i palestinesi avessero trascorso gli ultimi ottant’anni a rubare le case degli ebrei, cacciando, opprimendo, imprigionando, avvelenando, torturando, stuprando e uccidendo gli ebrei;
se i palestinesi avessero ucciso circa 300.000 ebrei in un anno, prendendo di mira i giornalisti, i pensatori, gli operatori sanitari, gli atleti, se avessero bombardato ogni ospedale israeliano, università, biblioteca, museo, centro culturale, sinagoga, e allo stesso tempo allestito un palco dove la gente può venire ad ammirare come un’attrazione turistica le loro stragi;
se i palestinesi avessero rinchiuso gli ebrei a centinaia di migliaia dentro fragili tende, li avessero bombardati nelle cosiddette “zone sicure”, bruciati vivi e avessero sospeso l’erogazione di cibo, acqua e medicine;
se i palestinesi costringessero i bambini ebrei a vagare a piedi nudi con pentole vuote; a raccogliere frammenti di carne dei loro genitori dentro sacchi di plastica; a seppellire i loro fratelli, cugini e amici; a uscire furtivamente la notte dalle tende per addormentarsi sulle tombe dei genitori;
se li avessero indotti a pregare di morire per raggiungere le famiglie e non essere più soli in questo mondo terribile, se li avessero terrorizzati al punto che i bambini perdono i capelli, perdono la memoria, perdono la testa; se avessero fatto morire di crepacuore bambini di quattro o cinque anni;
se facessimo morire i bambini prematuri in terapia intensiva e li lasciassimo piangere senza pietà da soli all’ospedale finchè non ce la fanno più, morti e decomposti nello stesso luogo;
se i palestinesi usassero i camion pieni di farina per attirare ebrei affamati e poi aprissero il fuoco quando si ammassano per procurarsi il pane quotidiano;
se i palestinesi concedessero finalmente la consegna di cibo in un rifugio di ebrei affamati e poi incendiassero l’intero rifugio e il camion di aiuti prima che qualcuno possa assaggiare qualcosa;
se un cecchino palestinese si vantasse di aver fatto saltare 42 rotule di ebrei in un solo giorno come fece un israeliano nel 2019;
se un palestinese confidasse alla CNN di aver investito centinaia di ebrei con il suo carro armato e spremuto la loro carne dentro i cingoli;
se i palestinesi stuprassero sistematicamente dottori, pazienti e altri prigionieri ebrei con barre di metallo rovente, bastoni seghettati ed elettrificati ed estintori, a volte violentandoli a morte, com’è successo al dottore Adnan al Bursh e ad altri;
se le donne ebree fossero costrette a partorire nel sudiciume, a subire tagli cesarei o amputazioni delle gambe senza anestesia;
se distruggessimo i loro bambini e poi decorassimo i nostri carri armati con i loro giocattoli;
se ci sbarazzassimo delle loro donne o le uccidessimo e poi ci pavoneggiassimo nella loro biancheria…
se il mondo assistesse in streaming all’annientamento sistematico degli ebrei in tempo reale, non ci sarebbe discussione sul fatto che questo costituisca o meno terrorismo o genocidio.
Eppure due palestinesi – io e Mohammad el-Kurd – siamo venuti qui per fare proprio questo, per sopportare l’umiliazione di discutere con chi pensa che le uniche scelte della nostra vita siano lasciare il nostro paese, sottometterci alla loro supremazia, o morire buoni e zitti. Ma vi sbagliate se pensate che sono venuta qui a convincervi di qualcosa. La decisione della Camera, anche se bene intenzionata e apprezzabile, è irrilevante in mezzo all’Olocausto del nostro tempo. Sono venuta nello spirito di Malcom X e Jimmy Baldwin, che sono stati qui e a Cambridge prima che nascessi ad affrontare mostri eleganti e forbiti che coltivavano le stesse ideologie suprematiste del sionismo – quelle nozioni di diritto e privilegio, di essere favoriti, benedetti o eletti da Dio. Sono qui in nome della Storia. Per parlare a generazioni non ancora nate e per dare notizia di questo tempo incredibile che legittima il bombardamento a tappeto di società indigene indifese. Sono qui per le mie nonne, che morirono entrambe come rifugiate nullatenenti mentre ebrei stranieri vivevano nelle case che gli avevano rubato. E sono venuta per parlare direttamente ai sionisti presenti qui e in ogni luogo.
Vi abbiamo fatto entrare nelle nostre case quando i vostri paesi cercavano di ammazzarvi e tutti vi voltavano le spalle. Vi abbiamo nutrito e vestito, vi abbiamo dato rifugio e abbiamo diviso con voi la generosità della nostra terra e, quando il tempo è stato maturo, ci avete buttati fuori a calci dalle nostre case e dalla nostra terra, poi avete ucciso e derubato e bruciato e depredato le nostre vite.
Ci avete strappato il cuore, perché è chiaro che non sapete vivere nel mondo senza dominare gli altri. Avete superato ogni limite e coltivato gli impulsi umani più vili, ma il mondo finalmente comincia a scorgere il terrore che ci avete inflitto per tutto questo tempo, e vede chi siete realmente, chi siete sempre stati. Osserva stupefatto il sadismo, il giubilo, l’esultanza e il piacere con cui organizzate, osservate e applaudite in ogni dettaglio la distruzione dei nostri corpi, delle nostre menti, del nostro futuro e del nostro passato.
Ma non importa cosa avverrà d’ora in poi, non importa quali favole vi racconterete e racconterete al mondo, voi non apparterrete mai a questa terra. Non capirete mai come sono sacri gli ulivi che avete tagliato e bruciato per decenni solo per farci dispetto e per spezzarci fino in fondo il cuore. Nessuno che sia nato su questa terra oserebbe mai fare questo agli ulivi. Nessuno che appartenga a questa regione potrebbe mai bombardare o distruggere un’eredità così antica come Baallbek o Battir, o abbattere antichi cimiteri come voi distruggete i nostri, come il cimitero anglicano a Gerusalemme o il luogo di riposo degli antichi studiosi e dei guerrieri musulmani a Maamanillah. Chi proviene da questa terra non profana i morti; per questo la mia famiglia è stat per secoli custode del cimitero ebraico sul monte degli Ulivi, come atto di fede e di cura, per quello che riconosciamo come parte della nostra ascendenza e della nostra storia. I vostri antenati saranno sempre sepolti nelle vostre patrie attuali: in Polonia, Ucraina e in tutti i luoghi del mondo dai quali provenite. I miti e il folclore di questa terra vi saranno sempre estranei. Non conoscerete mai l’alfabeto della lingua sartoriale dei nostri caftani, che nel corso dei secoli le nostre antenate hanno fatto nascere da questa terra – dove ogni motivo, disegno o modello parla dei segreti della tradizione locale, della flora, degli uccelli, dei fiumi e della natura incontaminata. Quella che i vostri agenti immobiliari chiamano nei loro costosi annunci “vecchia casa araba” avrà sempre nelle sue pietre le storie e le memorie dei nostri antenati che le hanno edificate. Le vecchie foto e le pitture di questa terra non vi conterranno mai.
Non saprete mai che cosa si prova a essere amati e protetti da chi non ha nulla da guadagnare da te ma, anzi, tutto da perdere. Non conoscerete mai la sensazione delle folle del mondo che si riversano nelle strade e negli stadi per scandire e cantare la vostra libertà; e non perché siete ebrei, come cercate di convincere il mondo, ma perché siete colonizzatori depravati e violenti che credono che la loro ebraicità li autorizzi a prendersi la casa che mio nonno e i suoi fratelli hanno costruito con le loro mani su terre che sono state per secoli delle nostre famiglie. E perché il sionismo è una piaga del giudaismo, e in effetti dell’umanità.
Potete cambiare i vostri nomi per mimetizzarvi un po' con la regione e potete inventarvi che i falafel e l’hummus e lo za’atar siano vostre antiche ricette, ma nell’intimità del vostro essere sentirete sempre il pungere di questo furto e di questa epica frode. Ecco perché anche i disegni dei nostri bambini, appesi alle pareti dell’ONU o in una corsia di ospedale, provocano crisi isteriche ai vostri leader e avvocati.
Non ci cancellerete, anche se continuerete a uccidere e uccidere e uccidere, ogni giorno per tutto il giorno. Non siamo le rocce da cui Chaim Weizmann pensava di poter ripulire la terra. Siamo la terra stessa. Siamo i suoi fiumi, i suoi alberi e le sue storie, perché sono stati tutti nutriti dai nostri corpi e dalle nostre vite per millenni di continua, ininterrotta abitazione di questo pezzo di mondo tra il Giordano e le acque del Mediterraneo; dai nostri antenati cananei, ebrei, palestinesi, e fenici, da ogni conquistatore o pellegrino che è passato di qui, che si è sposato o ha violentato, amato, schiavizzato, convertito, si è insediato o ha pregato sulla nostra terra, lasciando in eredità nei nostri corpi parti di sé. Le storie favolose e tumultuose di questa terra sono letteralmente nel nostro DNA. Non potete sopprimerle a colpi di propaganda, qualunque tecnologia mortale usiate o qualunque arsenale mediatico e hollywoodiano possiate dispiegare.
Un giorno, la vostra impunità e la vostra arroganza avranno fine. La Palestina sarà libera; sarà restituita alla sua gloria plurale, multireligiosa e multietnica; noi ripristineremo ed estenderemo i percorsi dei treni che viaggiano dal Cairo a Gaza, a Gerusalemme, Haifa, Tripoli, Beirut, Damasco, Amman, Kuwait, Sana’a e via dicendo; metteremo fine alla macchina da guerra sionista-americana di dominio, espansione, estrazione, inquinamento e saccheggio….. e voi ve ne andrete, oppure imparerete finalmente a vivere con gli altri da pari a pari.
Che buffo. Israele fregandosene dell'ONU e del diritto internazionale si accaparra tutto il territorio con violenza e questo scienziato contesta chi scrive "dal fiume al mare" mentre non si dice niente di chi lo fa e basta. Altra anomalia buffa è chiamare antisemita chi è contro Israele visto che praticamente tutti gli israeliani sono originari della Polonia, Ucraina, Germania, usa , quasi nessuno di loro è Semita e che i veri Semiti sono i palestinesi.
Voltaire - 28/09/2025 21:08La Sumud flottiglia è in acque internazionali e arriverà sulla costa di Gaza attraversando acque territoriali palestinesi. Israele è un occupante illegale (accertato dal diritto internazionale )e non ha diritti in questa parte di mondo. Se mai si considerasse un assedio di guerra (che non è) per diritto di guerra non si possono bloccare ingressi o violazioni di carattere umanitario. Non sono posizioni personali ma note e rinnovate dai principali organismi internazionali ed esperti/ professori del diritto internazionale. Il resto è ignoranza, stupidità e disumanità.
Semita - 28/09/2025 20:58ma lo sanno per chi manifestano e per cosa, oppure sono fuori con la testa?!
pier - 28/09/2025 18:12e quelli della flotilla lo sanno che lo Stato palestinese esiste da anni e che era nelle mani di Hamass e che vivrebbe in pace co Israele e che rifiuta di consegnare gli aiuti alle autorità del luogo e che, se intende violare le acque territoriali di un Paese straniero può finire in una tragedia (che peraltro possa ancora essere evitata se tornano indietro) tanto ai Paesi promotori della Flotilla sono miliardari e non vogliono ai loro confini un Paese libero e democratico, come il suo vicino, col quale convivono da anni? Sono tutti bene al corrente di queste realtà? Per questo potremmo scendere non solo in piazza!!!!
pier - 28/09/2025 18:09Ma ci sarà una ragione se sono stati identificati? (E identificate giusto)
anonimo - 28/09/2025 16:11Palestina libera dal fiume al mare c'era scritto sullo striscione. Ma non vi vergognate?!?!
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