Fascisti in periferia, ma il popolo reagisce
Nelle periferie di Roma come in tutta Italia, sta ribollendo qualcosa che somiglia a un vecchio film già visto: piccoli gruppi dell’estrema destra provano a riaffacciarsi nei quartieri più fragili, sperando di cavalcare paure e tensioni sociali. Non si presentano con grandi movimenti di massa, ma con presidi improvvisati, slogan facili e la promessa di “ordine” in un momento in cui le persone chiedono soprattutto sicurezza e dignità.
Il punto è che questa volta la risposta non tarda ad arrivare. Nei palazzi, nei cortili, nelle associazioni di zona si muovono cittadini che non vogliono lasciarsi mettere in mezzo da chi usa la rabbia come combustibile. Non si tratta solo di politica: è il bisogno di difendere la quotidianità dei quartieri, di non farli diventare terreno di scontro o di propaganda.
Si vedono famiglie, giovani, migranti, volontari: un mosaico che non vuole cedere al gioco della paura. La loro presenza dimostra che, anche quando qualcuno prova a soffiare sull’incendio, c’è una parte della città pronta a spegnerlo con buon senso, solidarietà e una visione più ampia di convivenza.
In mezzo a tutto questo resta la sensazione che le periferie non siano mai solo lo sfondo di una storia, ma il luogo dove le scelte della società diventano concrete. E, per fortuna, a Roma c’è ancora chi non permette che vengano trattate come una pedana per chi sogna nostalgie fuori dal tempo.