Nessuna cucina finora può
vantare il riconoscimento che oggi ha deciso l'Unesco: La cucina
italiana patrimonio immateriale dell'Umanità.
Libera Cronaca vuole
dedicare il riconoscimento assegnato dall' Unesco alla cucina italiana a
quelle donne di un tempo, capaci di fare con poco il giornaliero
miracolo in cucina.
La prima immagine che mi è
venuta in mente è quella delle donne di un passato neppure troppo
lontano, anche la mi no' Beatrì, la mi tata 'Delma e mi ma' Rosella, le
quali, munite del ventolino o di quei coperchi di alluminio che erano
fini come la carta e azzuccati per i ripetuti colpi presi sui
pavimenti, sventolavano per ore a mantenere acceso il carbone nel
fornellino di muratura che c'era nelle vecchie cucine ( c'erano in
quelle dove ho abitato a Vallinventri e agli Orti di Carbonaia) per far
bollire l'acqua in una pentola avente dentro ben pochi ingredienti,
spesso e volentieri ricavati dal coltivare le pianette strappate alla
selva o quelle in loghi in culo al mondo (Alle Prade, per il
mio ricordo personale), oppure in minuti appezzamenti di terra che
solitamente stanno davanti alle porte delle stalle delle case nei paesi
montani. Donne che in quelle cucine affumicate riuscivano nella
straordinaria capacità di mettere a sedere al tavolino la famiglia
davanti a un piatto di una minestra inarrivabile, condita d'amore e di
sacrificio, che levava la fame, toglieva il freddo dallo stomaco, che è
quello che si sente di più ed è il freddo dei poveri, e faceva tanto
bene alla salute, poiché i prodotti usati erano totalmente naturali,
senza concimi chimici e senza trattamenti antiparassitari, se non
protetti da una spruzzata di acqua ramata di cui il trascorrere dei
giorni e la pioggia non lasciavano traccia alcuna.
A queste figure femminili
il giornale che non c'è rivolge il riconoscente pensiero nel giorno in
cui la cucina italiana è stata consacrata patrimonio immateriale
dell'umanità. La preparazione d italiana del cibo è storia, tradizione e
gusto di un territorio, ma è anche condivisione e rispetto di
un'esigenza di vita che presso le povere mense trovava la misura per
diventare virtù: mangiare moderando la quantità affinché potesse bastare
a tutti quanti erano seduti a tavola, compreso l'ospite dell'ultimo
momento, al quale, per tramandata consuetudine famigliare, non si nega
mai un piatto di minestra, un pezzo di pane e un goccio di vino. La
cucina italiana è soprattutto questo insegnamento solidale di vita, che è
il pregio più prezioso e che sicuramente è stato ritenuto la
prerogativa fondamentale per ascriverla nel patrimonio immateriale
dell'Unesco. La cucina italiana è quell'insieme che rischiavamo di
perdere ma che oggi è riconosciuto patrimonio di tutti.
Giuseppe Vezzoni
Responsabile di Libera Cronaca, addì 10.12.2025