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  • 29/12/2022 20:28

Giorgia la patriota-garantista della NATO, degli USA e di Bruxelles (ma anche di BigPharma)

Giorgia la patriota-garantista della NATO, degli USA e di Bruxelles (ma anche di BigPharma) Giorgia la patriota-garantista della NATO, degli USA e di Bruxelles (ma anche di BigPharma) Con un recente provvedimento di legge passato quasi sotto silenzio il Governo Meloni assegna altri 650 mln. di euro per l’acquisto degli inutili e dannosi sieri genici sperimentali, sperperando così i sempre meno soldi degli italiani pur di continuare a garantire gli interessi delle lobby globaliste e tecno-sanitarie Quanto il Governo Meloni sia abile in certi equilibrismi lo avevano notato da subito, d’altronde qui si tratta di non scontentare un’enorme massa di elettori della Giorgia-premier nazionale rimasti fortemente scottati dalle sciagurate (e criminali) politiche adottate da Conte e Draghi in tema di emergenza pandemica, ed il primo segnale di ciò è stata la nomina a Ministro della Salute del timido Orazio Schillaci le cui uscite, per non parlare dei provvedimenti, sono sempre contraddistinti dal classico colpo al cerchio ed alla botte. È peraltro risaputo che nel tanto atteso reintegro al lavoro dei c.d. “sanitari no-vax” lo stesso Ministr(ino) non abbia mosso un solo dito in difesa di questi lavoratori che con coraggio e dignità hanno mantenuto il loro sacrosanto diritto a disporre del proprio corpo, magari forti di studi che troppi altri loro colleghi hanno colpevolmente “dimenticato” rendendosi così complici del più grande inganno perpetrato ai danni dell’Umanità; una coscienza ed una consapevolezza che questi pochi operatori della sanità hanno pagato ed ancora pagano in termini di mortificanti quanto inaccettabili demansionamenti e trasferimenti, arbitrariamente inflitti con intenti chiaramente repressivi da superiori e direzioni sanitarie che in uno stato realmente democratico andrebbero perciò rimossi seduta stante. E proprio in tema di sanità, dove va stavolta a sostanziarsi l’ennesimo assist multimilionario servito su un piatto d’argento a BigPharma? Ma è presto detto, ed è il maxi-finanziamento che il Governo bluette di Giorgia Meloni ha disposto in tema di acquisto di medicinali e vaccini (leggasi sieri genici sperimentali) anti-Covid, con un fondo che da 400 milioni annui viene incrementato di altri 650 milioni, il che porta al computo totale a qualcosa come un miliardo e 50 mln. di euro. A questo punto nella testa di ogni cittadino mediamente intelligente e mediamente informato la domanda dovrebbe sorgere spontanea: come mai tutto questo oceano di denaro per combattere un virus sempre più debole e peraltro contrastato con vaccini pressoché inefficaci oltre che di conclamata pericolosità? La risposta non va però ricercata in un ritorno del “terribile morbo”, bensì in altri fattori che da una parte vedono il costo di questi malefici sieri genici sperimentali essere almeno quadruplicato rispetto alle forniture iniziali, mentre dall’altro esistono contratti a nove zeri siglati con BigPharma da Governi collusi ma i cui termini e condizioni sono però coperti dal “segreto militare”, e sia mai che l’atlantista filo-yankee Giorgia Meloni decida di fare realmente la “patriota” – come sfacciatamente ama definirsi – opponendosi a questi vergognosi contratti e difendere così i sempre meno soldi che rimangono nelle tasche della stragrande maggioranza dei suoi connazionali, massacrati da un carovita che non ha mai fine e che ogni giorno produce nuovi poveri oltre a nuova povertà. Per dare un’ulteriore riprova di quanto a cotanti governanti realmente interessi la salute della gente, basti solo considerare come nel medesimo provvedimento di legge siano appena 40 i milioni di euro stanziati per far fronte al gravissimo problema della c.d. “antibiotico-resistenza”; ovvero di quel paradosso che – tradotto in termini tragicamente italiani – vede ogni anno morire negli ospedali del Belpaese 49.000 (e sottolineo quarantanovemila) pazienti che, proprio all’interno di queste strutture, contraggono infezioni che poi li portano alla morte nonostante le massicce cure antibiotiche alle quali sono comunque sottoposti. A dare la misura di tutto ciò è peraltro intervenuto un servizio di Rai Report il quale, oltre a delineare quali siano le sempre più inquietanti fattezze della antibiotico-resistenza, ha esposto dati secondo i quali almeno il 40% dei malati giunti nei reparti-Covid è in realtà finito all’altro mondo per infezioni batteriche. Si avete letto bene, stiamo parlando di una cifra mostruosa di persone “contabilizzate” e “classificate” come decedute a causa del Covid, ma per le quali quel virus alla fine del loro ricovero non era affatto il primo problema, sempre fermo restando il fatto di essere giunte in ospedale a causa di cure inefficaci, sbagliate o tardive (oppure perché gravati da uno stato di salute generale già fortemente compromesso). Tutto ciò rende dunque gli effettivi “deceduti causa Covid” in proporzioni del tutto assimilabili a quelle delle sindromi influenzali più pericolose e che da sempre si succedono, come peraltro già emerse a novembre 2021 dopo che questa informazione saltò fuori da ambienti scientifici per essere poi subito tacciata di falso dalla politica, dagli ordini dei medici nonché dall’informazione mainstream comprata un tanto al kilo dal regime tecno-sanitario. In ogni caso il tam-tam mediatico è già ripartito per (ovviamente) tacitare il tutto, ed oltre al tragicomico spot che la Presidenza del Consiglio dei Ministri mette in onda sulle principali reti televisive per incitare alla vaccinazione, e salvare così le sante feste con i parenti, sono già diversi giorni che sui TG si parla con “comprensibile apprensione” degli oltre 5.000 morti che ogni giorno si registrano in Cina a causa del ritorno del Covid(!?) ovvero da un paese dal quale il regime di Xi Jinping controlla anche internet e che fa uscire dai propri confini solo ciò che vuole, come vuole e quando vuole; realtà questa che il giornalismo – ignobile e cialtrone – di casa nostra peraltro conosce benissimo, ma che poi utilizza a seconda delle convenienze (nonché degli ordini) del momento. di Pamela Testa

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