NON SONO PRONTI

al peggio non c'è mai fine, specialmente in politica. La crisi politica appena varata dai soliti strateghi dei partiti sempre affamati di potere e di poltrone questa volta si sono superati. Nel momento più difficile della storia repubblicana con l'esclusione forse del periodo della strategia della tensioe, delle BR e dei Fascisti - quelli si erano i veri fascisti - per pura strategia di bottega hanno fatto saltare una delle poche cose che in questo sgangherato paese ha funzionato negli ultimo anno e mezzo: il governo Draghi. E così oggi ci troviamo in mezzo ad una crisi senza capo né coda dove (Gramellini qui sotto lo scrive ovviamente meglio di me) non è possibile trovare le condizioni, anche dopo il voto, per avere un governo efficace. La mancanza di materiale umano intelligente nella politica è devastante e questo è forse uno dei motivi per cui non voterà più del 30% delle persone e presto arriveremo al punto di dover pagare - in qualche forma - gli elettori perché vadano a votare. Una democrazia non si può basare su un corpo elettorale votante del 35/40% !!! Questa non è più neanche democrazia. Normalmente non mi occupo di politica nazionale ma mi limito a ciò che vedo, che mi circonda, ma devo dire che questa situazione mi ha dato modo di ripensare molte delle situazioni e sicurezze che avevo. Qualcuno, mi pare alla Camera, ha citato Kennedy con la sua celebre frase "Non chiedete cosa può fare il vostro Paese per voi, chiedete cosa potete fare voi per il vostro Paese". Chissà se ne ha capito il senso e soprattutto chissà se l'ha capito perfettamente ma non rientra nella sua filosofia di vita. Temo la seconda. 

Su Lucca scriverò presto qualcosa. ---- "Non sono pronti" di Massimo Gramellini - corriere.it Il Pd non può allearsi con i Cinquestelle, altrimenti la metà dei suoi elettori non lo vota, ma non può allearsi nemmeno con Renzi, altrimenti non lo vota l’altra metà. Forse potrebbe allearsi con Calenda, ma è Calenda che non può allearsi con il Pd, altrimenti gli elettori di destra nauseati da Salvini e Berlusconi, e disposti a votare lui, non lo voterebbero più. Certo, il Pd potrebbe sempre allearsi con Mélenchon, ma bisognerebbe prima trovare Mélenchon, qualcuno che incarni la causa dei poveri anche fisicamente: l’unico con la faccia giusta è Landini, che però in politica per ora non vuole entrarci. Questo per quanto riguarda il centrosinistra, parlandone da vivo. Nel centrodestra predestinato alla vittoria, Meloni vuole che a decidere il premier sia chi prenderà più voti, cioè lei, ma Berlusconi adesso ha cambiato idea e vuole che il premier lo scelgano i parlamentari eletti, con la segreta convinzione che sceglieranno lui. Quanto a Salvini, che ormai si lascia intervistare solo tra rosari e madonne, ha deciso di saltare un giro e punta direttamente a fare il Papa. Mentre Draghi spicciava casa, i partiti hanno avuto un anno e mezzo, dicesi un anno e mezzo, per pensare esclusivamente ai fatti loro, cioè a scrivere una nuova legge elettorale e a ridisegnare le regole del gioco, del loro gioco. Non hanno fatto nemmeno quello. Draghi li ha sfidati in aula, domandando: «Siete pronti?». La risposta è arrivata ed è desolante: non sono pronti. Né a far governare lui, né a governare loro. ---------
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