Oltre le Radici, oltre il limite: perché l’opera va rimossa

Negli ultimi anni, il monumento “Oltre le Radici”, collocato alla rotonda di Porta Sant’Anna, è stato più volte oggetto di interventi che lo hanno trasformato, a fasi alterne, in palcoscenico politico e in bersaglio di polemiche. L’ultimo blitz, che ha visto la sovrapposizione di una bandiera palestinese e di scritte in vernice spray con riferimenti al conflitto a Gaza, è solo l’ennesimo capitolo di una deriva che non possiamo più ignorare.


L’opera, nata per onorare la memoria dei lucchesi emigrati è stata stravolta nel significato e nel rispetto. È passata dall’essere un tributo alla storia della nostra comunità a diventare una tela provvisoria per espressioni ideologiche unilaterali, spesso fuori contesto e lontane dal mandato pubblico per cui era stata originariamente concepita.

Questa non è, e non può essere, arte pubblica. Il decoro urbano, il senso delle istituzioni e il rispetto per la memoria collettiva non possono essere subordinati al gesto individuale dell’artista. Nessun cittadino, indipendentemente dalla sensibilità politica o dalle proprie convinzioni, può sentirsi rappresentato da una scritta tracciata con la bomboletta spray.

Personalmente condivido l’appello di Papa Leone XIV per la fine dell’ostilità e credo fermamente in una posizione di equilibrio e di dialogo: due popoli, due Stati. Nessuno di noi è a favore della guerra o dell’ingiustizia. Ma proprio per questo, è inaccettabile che un’opera pubblica diventi la lavagna personale del suo autore, in spregio all’unità civile e al mandato culturale che le era stato affidato.

Per queste ragioni auspico che il monumento sia presto rimosso. Una scelta che non nasce da censura né da ostilità ideologica, ma dalla necessità di ristabilire il decoro, la funzione simbolica e il rispetto per uno spazio urbano che appartiene a tutti, non a pochi per non dire ad uno solo.

È il momento di voltare pagina, con dignità e responsabilità

Diego Carnini
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