Vaccino e mortalità: i dati smontano le bugie no vax
Vaccino e mortalità: i dati smontano le bugie no vax
Da quando sono stati introdotti, i vaccini contro il COVID-19 sono stati oggetto di attacchi, sospetti e disinformazione da parte dei movimenti no vax. Una delle accuse più frequenti è che “i vaccinati muoiono di più” o che “la mortalità non cambia”. Ma i numeri ufficiali, raccolti in Italia, in Europa e negli Stati Uniti, raccontano una realtà opposta e inequivocabile.
Perché alcuni “medici no vax” non sono affidabili?
Titoli non pertinenti
Molti dei cosiddetti “dottori” no vax non sono cardiologi, infettivologi o epidemiologi, ma magari dentisti, omeopati, veterinari o laureati in ambiti lontanissimi dalla virologia. Usano comunque il titolo di “medico” per dare autorevolezza, ma parlano fuori campo.
Pseudoscienza e medicine alternative
Una buona parte di loro già da anni è schierata su fronti pseudoscientifici: omeopatia, cure “naturali”, teorie complottiste su farmaci e Big Pharma. Il COVID è stato solo l’occasione per amplificare il loro seguito.
Conflitti di interesse alternativi
Spesso non vendono vaccini, ma libri, corsi, integratori, consulenze private. La paura e la diffidenza verso la medicina ufficiale diventano per loro un business.
Mancanza di pubblicazioni scientifiche
I medici seri hanno studi pubblicati, esperienze cliniche, fanno parte di società scientifiche. Molti “medici no vax” non hanno alcuna produzione scientifica riconosciuta, ma solo video su YouTube, interviste in TV locali o post sui social.
Uso distorto dell’autorità
La gente vede “Dott.” davanti a un nome e pensa che ogni opinione valga uguale. Ma in medicina non conta il titolo generico, conta la competenza specifica. Un ortopedico non può improvvisarsi virologo, come un meccanico non può progettare un aereo.
Legame tra no vax e complottisti
Stessa matrice di sfiducia
Entrambi partono da una convinzione: “le istituzioni mentono”. Che sia il governo, la scienza, le case farmaceutiche o i media, la base è sempre la sfiducia.
Pensiero dicotomico
Tendono a dividere il mondo in “noi contro loro”: il popolo “sveglio” contro le élite corrotte. È la stessa struttura mentale che alimenta teorie su scie chimiche, 5G, terra piatta.
Uso dei social
Sia i no vax che i complottisti vivono di viralità: slogan brevi, immagini forti, narrazioni alternative che circolano più velocemente dei dati scientifici.
Legame con movimenti politici (es. destra radicale, anti-sistema)
Piattaforma comune anti-sistema
I movimenti radicali (spesso di destra estrema, ma non solo) sfruttano il malcontento. Il rifiuto dei vaccini diventa un simbolo di ribellione contro lo Stato, l’Unione Europea, la “globalizzazione”.
Narrazione di libertà individuale assoluta
La destra radicale, come certi libertari, ha cavalcato il tema: “Nessuno deve impormi un vaccino, lo Stato non deve decidere sul mio corpo”. È lo stesso linguaggio con cui si attaccano tasse, green pass, obblighi ambientali.
Alleanze opportunistiche
Non tutti i no vax sono di destra estrema. Ma questi movimenti hanno visto nei no vax un bacino elettorale da conquistare: proteste di piazza, manifestazioni contro il green pass, alleanze con gruppi complottisti.
Visione cospirazionista globale
L’idea del “Grande Reset”, di Soros, di Bill Gates o delle élite che vogliono “controllare il popolo” unisce complottisti, no vax e parte della destra radicale. È una narrativa semplice e potente per catalizzare consensi.
Psicologia sociale alla base
Ansia e incertezza: nelle crisi (pandemia, guerre, crisi economiche) il complotto offre una spiegazione “facile”.
Identità di gruppo: sentirsi “ribelli” o “dalla parte della verità nascosta” dà appartenenza e forza.
Canalizzazione politica: i partiti anti-sistema trasformano questa energia in consenso.
In sintesi
No vax e complottisti si incontrano sulla sfiducia verso istituzioni e scienza.
La destra radicale (e in parte altre forze antisistema) li usa come “massa di protesta” contro governo ed élite.
Il risultato è un fronte ibrido: pseudoscienza + complottismo + populismo politico.
Effetto sociale
Alcune figure diventano “guru” perché dicono ciò che una parte della popolazione vuole sentirsi dire: che il COVID non è grave, che il vaccino è inutile o pericoloso, che ci sono cure miracolose.
Ma queste opinioni non hanno basi solide: se venissero valutate con i criteri della ricerca scientifica, cadrebbero subito.
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