E' la sinistra che non riesce a decollare
È da anni che ci sentiamo dire: “la sinistra deve rinascere, deve tornare a essere alternativa”. Eppure questo passaggio non arriva mai. È come se mancasse sempre un pezzo: un’identità chiara, un linguaggio diretto, una capacità di parlare alla gente normale. Dopo la fine del PCI è stato un continuo rincorrere etichette, cambiare nomi, smussare spigoli per piacere a tutti e finire per non convincere nessuno. E intanto le vecchie basi sociali – operai, fabbriche, sindacati – si sono dissolte, mentre i nuovi precari, i giovani, chi lavora a partita IVA, non si sono mai sentiti davvero rappresentati. E poi c’è il problema di sempre: le divisioni interne, i leader che si logorano tra correnti e compromessi, e una comunicazione che non buca, non scalda i cuori. La destra in due frasi sa parlare alla pancia, la sinistra spesso rimane intrappolata in discorsi freddi, tecnici, burocratici .. Quando è arrivata Elly Schlein, molti hanno pensato: “ecco il cambiamento!”. Giovane, donna, progressista, un volto diverso dalle solite facce. La sua immagine ha acceso entusiasmo, soprattutto tra i giovani e chi crede nei diritti civili e nell’ambiente. Però la realtà è più complicata. Schlein guida un partito, il PD, che ha dentro di tutto: ex democristiani, riformisti centristi, vecchie correnti. E infatti ogni giorno deve mediare, frenare, annacquare. Così la sua forza dirompente si smorza. C’è chi la vede autentica, determinata, coerente. E c’è chi, al contrario, la percepisce come troppo radicale, troppo distante dai problemi concreti della vita di tutti i giorni. Il risultato? Una leadership a metà: popolare sui social, amata in certi ambienti urbani, ma debole nel contatto con le periferie, con le persone che chiedono risposte su lavoro e sicurezza. Alla fine la sensazione è questa: la sinistra italiana rimane ferma a un bivio. Vuole essere nuova ma resta impigliata nel vecchio, ha leader che accendono entusiasmi ma che non riescono a trasformarli in un progetto credibile di governo. Forse è proprio qui il nodo: servirebbe una voce che parli chiaro, che sappia tenere insieme valori e concretezza, idee forti e soluzioni pratiche. Finché non ci sarà questa sintesi, la sinistra continuerà a sembrare un’alternativa incompiuta, sempre un passo indietro rispetto a quello che potrebbe davvero essere.
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