Quando i figli erano il telecomando della tv
O via ragazzi, ascoltate un po’… la tele, una volta, mica c’aveva ’r telecomando. Eh no… ’r telecomando eravamo noi bimbetti! Bastava che ’r mi’ babbo urlava: “Ooo, vai a girà canale, sennò ti do du’ pizze!”… e tu via a corre davanti ar mobilone.
C’era ’sta manopolona dura, che faceva tac-tac… e si passava da Rai 1 a Rai 2, e basta. Poi più in là arrivò pure Rai 3, e già ci pareva d’esse in America.
La sera s’era tutti lì: prima Carosello – e dopo i bimbetti a letto, senza discute, sennò ti buscavi – e poi Mike Bongiorno, che pareva un mago. O la Mina, che quando cantava c’era silenzio anche tra’ gatti!
E te lo ricordi i Mondiali del settanta? Italia–Germania 4 a 3… oh, ’na roba da piglià i’ cuore e buttarlo fori dalla finestra! E la notte che l’omo andò sulla Luna? Tutta la via sveglia, la gente che entrava a casa co’ le sedie in spalla, tutti pigiati davanti alla tele… pareva d’esse in chiesa la notte di Natale!
Ora c’hanno duemila canali, i’ digitale, le piattaforme, i’ streaming… ma ’un c’è più quell’odore di tubo catodico caldo, ’un c’è più la famiglia tutta appiccicata lì davanti. La tele d’oggi sarà più bella, ma ’un scalda mica come scaldava quella di noi.
Bei tempi, ragazzi… e noi figlioli, oh, s’era ’r telecomando più veloce di tutta la Lucchesia!
Me l'ha raccontato mio nonno
Felice
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