La Musica
Negli ultimi mesi la scena trap italiana ha fatto parlare di sé più nelle pagine di cronaca che in quelle di spettacolo. A Milano il rapper Baby Gang è stato fermato in un albergo con una pistola semiautomatica e munizioni. A Lecco, nella sua abitazione, altre armi sono spuntate durante le perquisizioni. Gli investigatori parlano di traffico e detenzione illegale, non solo di “coreografia” da videoclip. Anche Shiva, altro nome forte della trap, si è trovato al centro delle aule giudiziarie: una condanna in primo grado per una sparatoria che aveva lasciato due feriti. In questo caso la linea tra immaginario musicale e vita reale si è fatta sottilissima.
La trap porta in superficie il linguaggio delle periferie: rabbia, riscatto, conflitto. Ma l’arma, più che un simbolo, rischia di diventare il lasciapassare per la credibilità. E allora l’immaginario non resta più sullo schermo, ma scivola nella quotidianità, con tutto ciò che ne consegue. Molti ragazzi ascoltano solo per i beat e l’energia. Però è innegabile che un messaggio come “la violenza è potere” lasci tracce, soprattutto dove mancano alternative e modelli diversi.
Da lucchese, con la mia vita lontana dai giri milanesi, mi colpisce vedere quanto questo mondo finisca nei telegiornali. Qui da noi, quando si parla di musica, pensiamo ai festival estivi o alle bande di paese, non certo a pistole e arresti. La trap invece sembra muoversi sempre al limite, tra racconto e realtà. Forse è il suo fascino, ma anche il suo problema. Di certo, più che i giudici o i divieti, sarebbe utile che qualcuno offrisse ai giovani anche un altro immaginario in cui riconoscersi.
Virgilio
Questo post ha 0 commenti
Estratto da www.lavocedilucca.it/post/21140/la-musica-.php