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È "Il Tirreno o "Libero"? La manifestazione contro il genocidio in corso a Gaza, svoltasi lunedì scorso, è stata straordinariamente bella e partecipata, con numeri record, che non si registravano da anni. Persone di tutte le età - dagli studenti ai pensionati; tanti bambini accompagnata dai genitori (che, in molti casi, esponevano cartelli per ricordare i bambini che a Gaza sono stati uccisi o soffrono la fame) - hanno invaso pacificamente le vie della città, prima quelle interne e poi anche la circonvallazione, per concludere il corteo sui binari della stazione ferroviaria, perché una situazione straordinaria (lo sterminio di un popolo) richiede una risposta straordinaria, finalizzata a sensibilizzare tutt3 sulla disumanità inaudita di Israele. Come direbbero i media mainstream, "non si è registrato nessun incidente" e, per la gioia degli esponenti della Giunta, tanto attenti al decoro, manco un mozzicone di sigaretta è stato gettato a terra. Sui viali della circonvallazione, gli automobilisti in coda hanno salutato il corteo suonando il clacson, applaudendo dai finestrini o addirittura scendendo dalla macchina. Nessuno ha protestato o inveito contro i manifestanti. Il disagio creato è stato limitatissimo, anche quello alla circolazione ferroviaria. Questi i fatti che la redazione locale del principale e più antico organo di informazione della città, "Il Tirreno", avrebbe dovuto raccontare e sottolineare. Invece - eccezzion fatta per la cronaca della giornata - in due pezzi usciti il giorno successivo al corteo e ieri, con un linguaggio che ricorda "Libero" (il giornale di riferimento dell'estrema destra), si "manganellano" i manifestanti che hanno "orchestrato" (è scritto proprio così) la protesta sui viali e alla stazione. Tutto è ridotto a ordine pubblico violato: si evocano denunce che colpiranno gli organizzatori e i partecipanti ("è solo questione di tempo e quando i volti verranno associati alle generalità allora partiranno le denunce. Che potrebbero essere migliaia"); si afferma che "a orchestrare la mobilitazione non sarebbero stati gli studenti che avevano messo la faccia e i nomi con la questura", e si elencano dettagliatamente, a mo' di spauracchio, le pene previste dal famigerato e cosiddetto "pacchetto sicurezza" del Governo contro chi manifesta. Sembra di leggere l'organo ufficiale della questura, e fa davvero specie, dato che una volta "Il Tirreno" ci teneva a rivendicare il proprio "dna antifascista. Si tratta di un atto di chiarezza soprattutto per la comunità dei nostri lettori ma anche di una città come Lucca che, pur con le sue tante sfaccettature e con l'alternanza politica degli ultimi decenni, ha sempre saputo declinare i concetti di solidarietà e di impegno civile...". (Editoriale del 17/09/2019). Che fine ha fatto quel giornale? https://www.facebook.com/profile.php?id=100091905043396
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