Le due anomalie del caso Venezi alla Fenice
Il caso Beatrice Venezi alla Fenice sta facendo discutere, e non poco. Ci sono due aspetti che finora non erano stati detti chiaramente. Primo: è la prima volta che una nomina tecnica e artistica nasce in modo diretto dalla politica. Secondo: mai prima d’ora un direttore musicale era stato messo alla guida di un’orchestra senza averla diretta almeno una volta in un’opera o in un concerto.
Non si tratta solo di un dettaglio: potrebbe essere l’inizio di una tendenza che rischia di allargarsi. Non a caso lavoratori di altri teatri – dalla Scala al Petruzzelli di Bari, dal Regio di Torino al Maggio di Firenze – hanno espresso solidarietà ai colleghi veneziani, che all’unanimità hanno chiesto la revoca della nomina. Qualcuno ha parlato di discriminazione nei confronti della Venezi in quanto donna. Ma a ricordare che non è questo il punto c’è l’esempio di Speranza Scappucci, oggi direttrice ospite principale al Covent Garden di Londra.
L’orchestra della Fenice sottolinea che Venezi non ha una carriera internazionale solida. Recentemente ha diretto Placido Domingo in un concerto a Bangkok, ma non è certo paragonabile alle piazze di Vienna o Berlino. Restano poi dubbi sul repertorio: quante opere ha affrontato? Quali grandi sinfonisti, da Mahler a Bruckner, fanno parte del suo bagaglio?
Il fatto che la direttrice d’orchestra compaia in pubblicità televisive non pesa né a favore né contro: lo hanno fatto anche nomi ben più affermati, da Muti a Bartoli.
Intanto, mentre si discute sul futuro della Fenice, altrove le nomine parlano di altro: Michele Spotti, 32 anni, talento riconosciuto, è stato appena scelto come direttore ospite principale alla Deutsche Oper di Berlino, oltre al ruolo che già ricopre a Marsiglia.
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Dente di Lince Notiziario News
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