Trump spinge per la pace in Medioriente
Trump spinge per la pace in Medio Oriente: tra muri di diffidenza e piccoli spiragli di futuro
Donald Trump ha riportato il conflitto israelo-palestinese al centro dell’arena internazionale con un piano di pace in venti punti che pretende molto da entrambe le parti. Da Hamas chiede il disarmo totale e la restituzione immediata degli ostaggi; da Israele un ritiro parziale delle forze militari e l’impegno a fermare le operazioni offensive.
La realtà è che nessuno dei due attori principali si sente pronto a cedere. Hamas rischia di perdere la propria legittimità se accetta, Israele teme un vuoto di sicurezza se allenta il controllo. In mezzo restano milioni di civili che sopravvivono tra macerie, assedi e sfiducia.
Eppure, la speranza si intravede. Non perché il piano sia la soluzione definitiva, ma perché fissa tappe e condizioni che obbligano tutti a uscire dalle ambiguità. Per la prima volta dopo anni, si parla concretamente di cessate il fuoco, di verifica degli impegni, di prospettiva di convivenza.
Il percorso è fragile, pieno di ostacoli e diffidenze. Ma se anche solo una parte del piano si traducesse in tregua, varrebbe come respiro per chi non conosce altro che guerra. Non è ancora pace, ma è la possibilità di immaginarla
Sicurezza Mondiale
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