Meglio che prevalga la rabbia civile, non la guerra civile

1. Il contesto In Italia, la tensione sociale è tornata ad alzarsi: scioperi, cortei, blocchi e scontri in piazza diventano sempre più frequenti. Negli ultimi mesi si sono contati decine di feriti tra manifestanti e forze dell’ordine, soprattutto durante le proteste legate alla guerra e al carovita. Lo sciopero generale del settembre 2025 ha coinvolto centinaia di migliaia di persone in tutto il Paese. A Roma e Milano si sono registrati scontri violenti, con circa 50 agenti feriti e decine di fermi. A Napoli e Bologna, blocchi ferroviari e occupazioni hanno paralizzato intere zone. In totale, più di 300mila partecipanti tra lavoratori, studenti e sindacati di base. Questi numeri dicono che la protesta sociale è viva. Ma dicono anche che la linea tra rivendicazione e degenerazione si sta assottigliando. --- 2. Estrema destra: organizzazione e rischio strutturale I gruppi di estrema destra restano minoritari a livello elettorale — poche decine di migliaia di militanti attivi — ma molto più coesi e organizzati. Hanno una rete stabile di sezioni, canali di propaganda online e in alcuni casi vere e proprie strutture paramilitari. Negli ultimi due anni diverse cellule neonaziste sono state smantellate con sequestri di armi e piani di attentato contro figure istituzionali. Questo mostra un tipo di pericolo qualitativo: non la protesta di piazza, ma la violenza pianificata, clandestina, ideologica. L’estrema destra, inoltre, si infiltra facilmente nel malcontento diffuso: sfrutta temi come sicurezza, identità nazionale e rabbia verso l’immigrazione per orientare la frustrazione collettiva verso un nemico. È un estremismo con meno numeri, ma più potenziale di danno strutturale. --- 3. Sinistra radicale: piazza ampia, violenza episodica Dall’altro lato, i movimenti di sinistra radicale e i sindacati di base sono molto più presenti sul territorio. Possono muovere, nelle grandi occasioni, oltre un milione di persone. Ma questa forza di massa è disomogenea: la gran parte delle manifestazioni rimane pacifica, mentre una piccola frangia si radicalizza. La violenza che nasce in queste piazze è quasi sempre reattiva — contro cariche, contro simboli del potere o per autodifesa. Tuttavia, quando esplode, è visibile: vetrine infrante, incendi di cassonetti, attacchi alle forze dell’ordine. Il rischio reale non è tanto una struttura armata, quanto l’escalation spontanea. --- 4. Chi genera più scontri oggi Guardando ai dati su incidenti e arresti dell’ultimo anno, la sinistra radicale genera un numero maggiore di episodi di piazza, perché ha più occasioni di mobilitazione. La destra estrema, invece, produce meno eventi ma più pericolosi per intenzione e organizzazione. In sintesi: Numero di scontri: più alto nelle proteste della sinistra antagonista. Gravità e premeditazione: più alta nei nuclei dell’estrema destra. --- 5. Il vero campo di battaglia Entrambi gli estremi tentano di sfruttare lo stesso terreno: la massa scioperante, stanca di salari bassi e disuguaglianze. La destra la promette “ordine e identità”; la sinistra “uguaglianza e ribellione”. Ma chi perde, spesso, è proprio quella massa, ridotta a strumento di propaganda o carne da scontro. Oggi il rischio più immediato viene dalla radicalizzazione spontanea delle piazze — dove ogni protesta può diventare miccia — ma il pericolo più profondo resta la riorganizzazione silenziosa dell’estrema destra, che non ha bisogno di folla per colpire. Il futuro si gioca lì: nella capacità dello Stato e della società civile di mantenere viva la rabbia, ma civile — non armata. Diritti e Società Civile Radicalismo Democratico
Questo post ha 0 commenti
Estratto da www.lavocedilucca.it/post/21599/meglio-che-prevalga-la-rabbia-civile--non-la-guerra-civile.php