I lati oscuri e poco chiari di Ernesto “Che” Guevara

Ernesto Guevara, detto “il Che”, resta una delle figure più ambigue del Novecento. Idolatrato come simbolo di libertà e giustizia sociale, ma ricordato anche come un uomo rigido, pronto a sacrificare vite e libertà in nome dell’ideale rivoluzionario. La violenza rivoluzionaria Dopo la caduta del regime di Batista, Guevara diresse la prigione della Cabaña, dove furono eseguite centinaia di fucilazioni. I processi erano sommari, spesso privi di prove concrete. Per lui, la giustizia legale era un ostacolo: la “giustizia rivoluzionaria” bastava. Quell’idea di purezza politica portò a un clima di paura e repressione. L’uomo nuovo e l’intolleranza ideologica Il Che credeva nella costruzione dell’“uomo nuovo”, devoto al collettivo e immune al desiderio individuale. Ma la sua visione era intrisa di moralismo e disprezzo verso chi non incarnava quell’ideale. Tra i gruppi emarginati, anche gli omosessuali: considerati “deviazioni borghesi” o “malattie da correggere”. Durante gli anni Sessanta, molti furono internati nei campi di lavoro forzato cubani (le UMAP), dove si cercava di “rieducarli” attraverso la disciplina e il lavoro. Pur non essendo solo responsabilità sua, il pensiero di Guevara contribuì a legittimare quell’intolleranza. Il fallimento economico Da ministro dell’Industria, Guevara impose una gestione collettivista e priva di incentivi materiali. L’idea era nobile, ma disastrosa: la produzione crollò e l’economia cubana si indebolì. Il Che ignorò la realtà umana dietro i numeri, convinto che la volontà rivoluzionaria potesse sostituire la competenza. Il rivoluzionario errante Dopo Cuba, tentò di esportare la guerriglia in Congo e in Bolivia. In entrambi i casi trovò solo disillusione e isolamento. Il Che morì in Bolivia nel 1967, fedele a un ideale che però non riuscì a trasformarsi in un modello di società funzionante. Un’eredità contraddittoria Guevara è ricordato come simbolo di coerenza e sacrificio, ma anche come un uomo che mise l’ideologia sopra la vita. Un rivoluzionario puro, sì, ma incapace di tollerare la libertà altrui. La sua storia resta un monito: l’utopia, quando diventa dogma, smette di liberare e comincia a opprimere. Rivoluzioni e Contraddizioni Controstoria Web
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