Enzo Tortora : simbolo del fallimento della giustizia
Enzo Tortora fu una delle figure più controverse e tragiche della televisione italiana del Novecento. Nato a Genova nel 1928, cresciuto tra giornalismo e cabaret, diventò volto popolare negli anni ’60 e ’70 grazie al suo stile elegante, ironico e asciutto — lontano dagli show urlati. Il suo nome rimane legato soprattutto al programma “Portobello”, un format innovativo in cui la gente comune portava in TV sogni, invenzioni e storie: un’idea di televisione umana e partecipata, che anticipò di decenni certi reality ma con una sensibilità opposta — empatica, non voyeuristica.
Nel 1983, Tortora fu arrestato con l’accusa di associazione camorristica e traffico di droga, su dichiarazioni di alcuni pentiti. L’immagine di lui in manette, in giacca chiara, circondata dai flash, resta una delle fotografie più violente del giornalismo italiano. Passò sette mesi in carcere e poi agli arresti domiciliari, mentre la stampa lo condannava in anticipo. Nel 1985 fu condannato in primo grado a dieci anni, ma l’anno successivo, in appello, fu assolto con formula piena: “per non aver commesso il fatto”.
Tornò in TV e al Parlamento europeo — dove era stato eletto con il Partito Radicale — per testimoniare la sua innocenza e denunciare gli errori giudiziari. Ma la vicenda lo aveva consumato: morì nel 1988, a 59 anni, di cancro.
La sua storia è rimasta un simbolo del fallimento della giustizia quando si piega alla fretta e al clamore mediatico. Oggi il nome “caso Tortora” è usato come monito: non basta un’accusa per distruggere una vita, ma basta un errore per farlo.
Questo post ha 2 commenti
Estratto da www.lavocedilucca.it/post/21634/enzo-tortora----simbolo-del-fallimento-della-giustizia-.php