Sinfonia masticatoria in quattro portate
Oggi mi diletto ironicamente a descrivervi un modo di fare talvolta veramente disgustoso, ma lo faccio ironicamente visto che ora siamo tutti per la pace.
C’è un momento magico, a tavola, in cui tutto tace… poi qualcuno affonda la forchetta e parte il concerto: slurp, ciack, cronc, gnam.
Un capolavoro sonoro che manco Morricone, se fosse stato affamato.
Ogni famiglia ha il suo solista:
– Il masticatore cinematografico, che trasforma ogni boccone in un effetto speciale.
– Il risucchiatore di spaghetti, eroe nazionale convinto che l’aria migliori il sapore.
– Il percussionista, che accompagna ogni frase picchiettando con la forchetta sul piatto come se avesse un contratto con la Banda dei Carabinieri.
E poi, naturalmente, c’è la minoranza silenziosa: quelli che masticano piano, occhi bassi, mentre dentro gridano “PERCHÉ, DIO, PERCHÉ?”.
I più sensibili soffrono di misofonia, cioè quel disturbo che fa odiare certi suoni. Ma in Italia, ammettiamolo, è più diffuso un altro male: la mancanza di autocritica acustica. “Io rumoro, quindi esisto.”
Soluzione? O si mette la musica, o si mette distanza.
Oppure si accetta che a tavola, in fondo, non si mangia solo: si ascolta un’intera orchestra. E il primo violino è sempre quello con la bocca piena.
Il Pecoraro
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