Mala tempora currunt
Leggo l’appello dei 110 del Machiavelli e resto colpito da quanto si sia smarrito il confine fra scuola e militanza. È legittimo, anzi doveroso, discutere di pace e di diritto internazionale, ma un conto è educare al discernimento, altro è imporre un giudizio politico univoco, presentato come verità morale. L’uso del termine “genocidio” come dato acquisito, l’omissione di ogni riferimento a Hamas, e la pretesa che la scuola “si schieri” mostrano una deriva grave: quella di trasformare l’istituzione educativa in megafono ideologico. La scuola pubblica non “si schiera”: forma menti libere, capaci di leggere la complessità, non di ripetere slogan. I concetti universali sono predicati o non sono predicati altro che particolarmente, e le parole hanno un peso. La neutralità, che qui viene denigrata, non è indifferenza: è il presupposto del pensiero critico. Chi confonde la cattedra con una tribuna politica dimentica che educare non è convincere, ma insegnare a giudicare.
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