Le aggressioni in Psichiatria : un nodo irrisolto

Negli ultimi anni si moltiplicano gli episodi di violenza nei reparti di Psichiatria e la Toscana ed anche Lucca purtroppo segnalano spesso questi "incidenti ". Il problema è sempre lo stesso: la mancanza di strutture adeguate per accogliere persone affette da disturbi mentali che abbiano commesso reati o che presentino comportamenti aggressivi. Dopo la chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, questi pazienti dovrebbero essere ospitati nelle Rems, le Residenze per l’esecuzione delle misure di sicurezza. Ma i posti disponibili in Italia sono pochi o semplicemente, non ci sono. Così, come accade troppo spesso, la gestione di questi casi finisce sulle spalle del personale dei reparti psichiatrici ospedalieri, che non dispone né delle strutture né delle misure di sicurezza necessarie per affrontare situazioni così delicate. È un sistema che si regge sull’improvvisazione e sulla buona volontà degli operatori, con conseguenze sempre più gravi. Non ci sono addetti alla sicurezza adeguati , spesso in numero insufficiente e non protetti pure loro dal punto di vista legale, possono fare poco. Le forze dell'ordine se chiamate sono impegnante sul territorio ed arrivano spesso a fatto avvenuto con conseguenti infortuni piu' o meno gravi degli operatori in servizio. Poi esiste il problema di stranieri gravemente psicotici che non possono essere rimpatriati , anche se le famiglie sono d'accordo, per burocrazia lenta ed infinita italiana. Questi poveri ragazzi spesso ,non hanno casa lavoro e non possono essere dimessi nonostante il TSO sia finito ( dura 7 gg di norma ) e sostano mesi in psichiatria in attesa di una destinazione decorosa o rimpatrio. E quindi si aggiungono spese ulteriori per ricoveri molto lunghi che pagheranno poi i cittadini, con le tasse. Una condizione paradossale: reparti ospedalieri civili che diventano, di fatto, luoghi di custodia per pazienti che richiederebbero misure di sicurezza e personale specializzato. Nel frattempo, i medici e gli infermieri continuano a lavorare in condizioni di rischio, mentre le istituzioni regionali devono correre ai ripari con convenzioni temporanee e soluzioni di emergenza. A dieci anni dalla chiusura degli ospedali psichiatrici giudiziari, il sistema resta incompiuto. Le Rems, nate per rappresentare una svolta umana e terapeutica, oggi non bastano. E mentre si discute di riforme e protocolli, chi opera sul campo – tra ospedali e carceri – continua a fronteggiare una realtà che, per molti versi, è ancora quella di sempre. di redazione Autonoma Toscana articoli divulgativi
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