Sarà
presentato mercoledì prossimo, 12 novembre, il nuovo libro di Marco
Puccinelli «Lucca. Il mondo di una città». L’appuntamento per le ore
17,30 nell’auditorium “Vincenzo Da Massa Carrara” della Fondazione Cassa
di Risparmio di Lucca, in via san Micheletto 3.
Il
bel volume di oltre 250 pagine, edito dalla società “PubliEd” di Romano
Citti, presenta 250 fotografie in bianco e nero dopo i contributi
introduttivi delle professoresse Maria Pia Frigerio e Daniela
Marcheschi.
Dopo
i saluti istituzionali nell’incontro di mercoledì interverranno, per
presentare l’opera, Paolo Emilio Antognoli, storico dell’arte che vive
tra Lucca e Bruxelles e che si occupa dei territori di confine fra arte,
letteratura, fotografia, design, architettura e movimenti
storico-culturali post-1968, e Agnese Ghezzi, ricercatrice in storia
contemporanea dell’Università di Bolzano e professionista del patrimonio
culturale che attualmente lavora sulla storia e le pratiche degli
archivi fotografici e delle collezioni museali.
Marco
Puccinelli vive a Lucca e da sempre si è interessato di fotografia.
Dopo la laurea in architettura, ha continuato a seguire la sua vocazione
fotografica coniugandola con l'attività professionale come architetto e
poi, per molti anni, come insegnante di Storia dell'arte. Tra i
riconoscimenti che ricorda più volentieri c'è il progetto fotografico
per il calendario 1991 della Cassa di Risparmio di Lucca con le immagini
delle mura nei diversi mesi dell'anno. Altri riconoscimenti: menzione
onorevole al Nikon Photo Contest 1977-1978 e la pubblicazione sul
catalogo di un lavoro presentato all'Arteder82 a Bilbao. Ha partecipato a
mostre a Livorno e Firenze.
Nell'ambito
della rassegna Lucca Underground Festival ha presentato i seguenti
reportages: La via della seta e le steppe dell'Asia centrale (2015);
Alla scoperta della civiltà persiana (2016); Quattro passi tra le nuvole
(2017) (impressioni di un viaggio in Ladakh); Siberia, alla ricerca
dell'infinito (2019) e Algeria, la porta dell'Africa (2023). Ha
partecipato alle iniziative dell'Istituto Storico Lucchese, sezione
Auser Sesto, collaborando al catalogo e alla mostra L'Etiopia sulle orme
di Carlo Piaggia nel 2017 e ha curato il catalogo e la mostra I Tuareg
del Niger nel 2018, entrambe svoltesi al Museo Athena di Capannori. Nel
settembre 2020 ha allestito insieme a Mons. Mauro Lucchesi, nella chiesa
di San Cristoforo, la mostra La Luminara di Santa Croce nel tempo. La
mostra, integrata da nuove immagini, è stata riproposta nel settembre
2025 in Palazzo Guinigi. Nel 2021 ha pubblicato insieme a Umberto Palagi
il volume La Luminara di Santa Croce nel tempo; la seconda edizione,
ampliata, è stata presentata nel settembre 2025. Nel dicembre 2021 ha
allestito la mostra Ali ha gli occhi azzurri - I Tuareg del Niger
suddivisa in due sezioni. La prima, Alla scoperta del mondo Tuareg,
nella chiesa di San Cristoforo a Lucca; la seconda, Il festival Tuareg
di Iferouane, presso il Museo Athena a Capannori. Nell'estate scorsa ha
allestito la mostra Tra gli uomini velati - Il festival Tuareg di
Iferouane presso il castello della porta San Pietro, sulle Mura di
Lucca.
Puccinelli
dichiara di prediligere le fotografie in bianco e nero perché gli
consentono di cogliere l’intrinseca geometria della realtà e perché,
come quasi tutti i fotografi, è nato col bianco e nero che ha
progressivamente abbandonato. La riscoperta del
bianco e nero è avvenuta in seguito, nel 2021, quando stava lavorando al
volume La Luminara di Santa Croce nel tempo e l'uso di un programma
specifico per il bianco e nero, di cui aveva avuto informazioni quasi
casualmente, utilizzato agli inizi per elaborare vecchie diapositive da
inserire nel volume, gli ha rivelato la possibilità di ottenere immagini
come sempre aveva desiderato, ma che prima non era riuscito a
realizzare.
Nel testo della professoressa Frigerio emerge tra l’altro il pensiero di Puccinelli circa la fotografia digitale. «Non bisogna scordare – ha detto – che uno dei problemi della fotografia analogica era l'uso dei rullini, assai costosi; era necessario 'centellinare' gli scatti perché nei viaggi c'era il terrore di rimanerne senza ed era anche necessario munirsi di una scorta adeguata di pellicole di sensibilità diversa per affrontare le varie situazioni di illuminazione; problema che per fortuna col digitale è scomparso. Sì, decisamente amo il digitale e penso che sia una forma di snobismo rimpiangere la vecchia pellicola».