La luce del solstizio d’inverno nella tromba di Paolo Fresu con la Filarmonica Luporini di San Gennaro

Lucca | San Francesco

La luce del solstizio d’inverno nella tromba di Paolo Fresu con la Filarmonica Luporini di San Gennaro

Il Concerto di Natale guidato da Giampaolo Lazzeri per la Fondazione Cassa di Risparmio, improntato ai principi del welfare di comunità.


Un pomeriggio di una quarta Domenica dell’Avvento che ha coinciso con il giorno del solstizio. Una data a tutto tondo che, se vogliano dare un minimo di credibilità a chi sa leggere tra le stelle, dovrebbe avere un certo valore nei destini di noi umani. Per chi era nel tempio di san Francesco, splendida aula dei Mendicanti da anni votata alle manifestazioni concertistiche della Fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, la ricorrenza astrale coincideva con un momento di esaltante pienezza umana, di quelle che ti consento di entrare nel Natale col cuore sgombro, perchè senti di aver condiviso qualcosa di importante sul piano dei rapporti umani. L’incontro di due personalità forti come il trombettista Paolo Fresu e il direttore d’orchestra Giampaolo Lazzeri ha creato un singolare cortocircuito che ha coinvolto il tanto pubblico che occupava per intero la pur ampia aula francescana. Risultato: un concerto dai fortissimi contenuto musicali che sin da subito ha preso la piega della comunicazione emotiva e affettiva capace di convogliare sulle partiture proposte la voglia di sentirsi, almeno per questa occasione, portatori di una umanità buona e solidale.

Miracoli che avvengono solo raramente, e che hanno bisogno di una scintilla per accendersi.

Il concerto in San Francesco veniva infatti da lontano.

Tutto è nato dalla conoscenza tra Lazzeri e Fresu avvenuta nel contesto del “Comitato nazionale per l’apprendimento della pratica della Musica” presieduta da Annalisa Spadolini. Come si sa, tra musiciste le simpatie nascono per affinità “di chiave e di tonalità”, e possono essere immediate e profonde, prima ancora di conoscersi in maniera approfondita. Tra il musicista sardo, che tra i capelli orrnai grigi sembra aver ancora le screziature del profumo del mirto, e il maestro di Santa Maria a Monte, un borgo dove alitano quei venticelli di Vinci che stimolano sinapsi e creatività, il contatto è stato praticamente immediato e ha portato, due anni fa, ad una realizzazione di grande rilievo, un concerto a San Gennaro, luogo di elezione della Filarmonica Luporini.

Qui, in una serata estiva, tra il canto dei grilli e la sciabolate della falce di luna, un concerto sul sagrato della Pieve, che data dai tempi del Longobardi, ha portato Fresu ad immergersi nella schietta umanità dei musicisti del piccolo borgo che, da 1894, custodisce con orgoglio una musica di “paese” che onora tutta la comunità della Val di Nievole. Al di là del successo che fu prevedibilmente felice, il contatto coi musicisti, che da venticinque anni sono cresciuti sotto la direzione del maestro Lazzeri, convinse Fresu di essere ospitato da una comunità coesa di gente che vive ancora nel rispetto delle regole del dialogo e della condivisione. Un motivo in più per replicare in San Francesco una esperienza che, alla vigilia di un Natale così turbato dalla distonia di un clima di guerra che non possiamo non avvertire, potesse, per noi più fortunati, esprimere la volontà di sentirci comunque vicini a chi la serenità proprio non ce l’ha. Andavano lette sotto questa luce le parole del Presidente della fondazione Cassa di Risparmio di Lucca, Marsili, che ha introdotto il concerto confermando i valori di umanità che regola i criteri con cui la sua istituzione elargisce cospicue risorse economiche a favore di un welfare di comunità a vocazione culturale da mettere a disposizione dei più deboli e dei più fragili.

Con queste premesse non si poteva che desiderare di far entrare in pedana il musicista che tutti abbiamo visto, seppur in brevi sequenze, suonare alle esequie di Ornella Vanoni, portatore di un omaggio musicale che la grande cantante aveva programmato come viatico del suo commiato da questa vita. Ed eccolo Fresu, composto e concentrato, in un vestito dalle tinte rosse, col suo flicorno soprano, la sua tromba e il suo sofisticato apparato di riverberazione acustica che accentua la tinta dei suoi strumenti particolarmente “sombre”. Ci aspettavamo molto dallo stile di questo artista del jazz colto e dal suo stile meditativo che fa del suo suono, caldo e introspettivo, il portatore di una umanità profonda. Tutte le partiture concordate dai due musicisti sembravano partecipare a un percorso in cui la conquista delle gioia finale fosse garantita da una progressione di tappe che, attraverso vari stadi di umanità, procedesse verso l’esito felice di una “redenzione” guadagnata sul campo.

E così che i componenti della Filarmonica Luporini hanno avvolto fin da subito il riverbero del flicorno di Fresu nella atmosfera messianica di Bridge over trouble water di Simon e Garfunkel. Si tratta di un gospel che è un progetto di speranza, e il gioco di rifrazioni improvvisative a cui ha dato inizio il maestro sardo, non era finalizzato a evoluzioni di bravura, ma evidenziava subito una forte valenza etica. Da parte sua la Filarmonica Luporini ha evidenziato subito l’ambito in cui si sarebbe svolto il concerto. Si trattava di quel “mondo nuovo” di armonie dove la complessità degli accordi alterati crea un mondo sofisticato di articolazioni timbriche lussureggiante di combinazioni, dove l'innervatura delle percussioni fa da sfondo a situazioni complesse, magmatiche e avvolgenti. Un substrato atmosferico continuamente cangiante, propiziato anche dalle magistrali orchestrazioni di Lazzeri che nel successivo Eyes of a child ha dimostrato di aver raggiunto dei livelli di vaporosità acustica dove il flicorno di Fresu ha trovato le fessure per incunearsi in un gioco di struggenti richiami. Ancora flicorno ma anche la tromba per il seguente Ricordando Dizzy Gillespie di Paolo Razzuoli, presente in chiesa e festeggiato dallo stesso Fresu in un caldo abbraccio. Ancora la strumentazione di Lazzeri a far “cantare” le sezioni strumentatali come un organo dai mille colori mentre le atmosfere, tra noi del pubblico, stavano diventando palpabilmente incandescente.

Su questa platea, ormai pienamente partecipe di quanto si poteva agevolmente dal grande schermo su cui veniva proiettato ogni attimo del concerto, e che poteva anche seguire le spiegazioni al microfono di Fabrizio Michelini, è planato il previsto inserto annunciato dal Presidente Marsili, l'esibizione del coro “Perché ci vuole orecchio”, il progetto sociale che coinvolge utenti del Centro di salute mentale di Lucca, in collaborazione con l'Associazione musicale Lucchese, il Conservatorio Boccherini, l'Azienda Usl Toscana nord-ovest e il Centro Studi Lippi Francesconi. Diretti da Carla Nolledi i cantori hanno presentato, tra l’altro, una rarissima pastorella di Gaetano Luporini, il musicista a cui è intitolata la Filarmonica.

Ancora un inserto, stavolta strumentale, con l’ottimo fisarmonicista Massimo Signorini, che ha accompagnato Fresu in un brano di Armando Trovaioli, la colonna sonora del film di Ettore Scola, La terrazza, brano molto congeniale all’ingresso nella partitura di Paris Montmartre, silloge molto fascinosa con gli echi delle voci di Edith Piaf e i celebri motivi di Kozma.

Cuore del concerto, e ci sarebbe piaciuto che fosse stato ancor meglio sottolineato, l’enunciato del Summer nights blues di Luciano Berio. Si tratta di un capolavoro di strumentazione con cui il maestro Lazzeri ha ribadito il suo ingresso nel mondo della modernità, con la valorizzazione di un breve spartito con cui uno dei maestri della Nuova Musica aveva ribadito il suo attaccamento al mondo delle tradizioni popolari. Abbiamo ascoltato questo pezzo sin dalla sua presentazione, tre anni fa, sulla piazza di Radicondoli, lo abbiamo apprezzato nel concerto nella sala Mehta al Maggio Musicale Fiorentino e lo abbiamo trovato ancor più introspettivo nella versione di Fresu. Qui il maestro sardo, forte di un portato atavicamente antropologico, ha saputo dare al suo strumento una tinta mitologica che è sembrata allacciare il mondo del jazz a una dimensione interstellare che sembrava alludere a un viaggio senza ritorno in un “buco nero” della dimensione dell’ascolto. Un momento “problematico” del concerto che poteva porre forti interrogativi dalle tinte “adorniane”, ma che si è stemperato nella atmosfere più semplici dei brani seguenti, Always for ever e Hey Jude, prima di entrare in This Christmas ancor nella versione di Lazzeri e nel conclusivo White Chrstimas tropizzati dagli ottoni di due validi musicisti della Luporini, Gabriele Betti e Bruno Sbragia, accolti “alla pari” nel delay di Fresu. Ormai l’atmosfera era più surriscaldata ed era necessario chiudere la serata con un vorticoso Happy day dove non si poteva chiedere di più a musicisti ospiti e ai Filarmonici, impegnati in una delle loro prove migliori.

Venticinque anni di collaborazione con Giampaolo Lazzeri hanno fatto crescere direttore e Filarmonica in una prospettiva che ha superato distinzioni e generi per qualificarsi come musica allo stato puro.  

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