Prezzi mai così alti dal 1984

Prezzi mai così alti dal 1984 Carovita alle stelle Imminente la recessione. Crollano i salari Secondo i dati diffusi in novembre dall'Istat l'inflazione ha registrato un ulteriore aumento, salendo all'11,9% su base annua, ben tre punti in più dal +8,9% dello scorso settembre. Pesa il costo dell'energia, spiega l'istituto di statistica e continuano a salire anche i prezzi degli alimentari, in un quadro che attraversa quasi tutti i comparti merceologici, tranne i servizi ricreativi, culturali e per la cura della persona. "È necessario risalire a giugno 1983 (quando registrarono una variazione tendenziale del +13,0%) per trovare una crescita dei prezzi del “carrello della spesa”, su base annua, superiore a quella di ottobre 2022 e a marzo 1984 per un tendenziale dell’indice generale NIC pari a +11,9%." rileva l'Istat. Cosa ancor più grave è che il picco dell'inflazione, mai così alta dal 1984, non sembra ancora raggiunto, secondo alcuni analisti dovrebbe arrivare a gennaio 2023 intorno al 13% su base annua. Ne consegue che sommando l'inflazione degli anni precedenti siamo di fronte ad un vero e proprio crollo del potere di acquisto dei salari e delle pensioni degli italiani. Aumenta in particolare il costo del carrello della spesa e il costo delle verdure e della frutta, analizzando gli effetti dell'inflazione record, Coldiretti evidenzia infatti aumenti di tre-cinque volte dei costi delle merci dal campo alla tavola e lancia l'allarme della situazione nei campi dove "bisogna vendere 4 chili di mele per comperare un caffè". "Per mantenere i consumi molti italiani hanno fatto ricorso alle proprie riserve o a prestiti. Quindi si riducono le famiglie in grado di far fronte con mezzi propri a situazioni di difficoltà", sostiene l'istituto Acri-Ipsos, questo significa aggiungiamo noi che nell'ambito dell'economia sommersa aumentano i prestiti da parte degli usurai e delle mafie, che prestano il denaro con interessi stellari a coloro i quali, persone fisiche e aziende, non possono accedere al credito legale per mancanza di garanzie, penetrando così in misura ancora maggiore nell'economia legale, acquisendo il controllo di società e attività commerciali, intestate a prestanome fittizi, le tristemente note "teste di legno". L'inflazione alle stelle è un problema per tutta la Ue imperialista, ma in Italia cresce molto più rapidamente, per questo la BCE, per cui la lotta all'inflazione è prioritaria (ma dal punto di vista della borghesia) ha effettuato un ulteriore atteso rialzo dei tassi di interesse - il terzo da luglio - da 75 punti base. I tassi vengono alzati dalle banche centrali in fase di inflazione per abbassare la domanda, per rallentare l'economia (diventa più costoso accedere ai mutui, finanziamenti e così via) nella speranza di far crescere quindi il valore della valuta Fiat, in questo caso l'Euro. Con buona pace nell'immediato di chi si troverà così in maggiori difficoltà finanziarie e a tutto vantaggio di chi ha grandi patrimoni che vedono dunque preservare il loro valore, sperando che l'inflazione rallenti davvero e senza spiegare mai poi come fare per recuperare il potere d'acquisto perduto da parte delle masse. Non solo ma se l'economia appunto rallenta, anche per le misure antinflattive, ovviamente a rimetterci sono i lavoratori, i consumatori e le piccole imprese in difficoltà che non riescono a far fronte ai pagamenti e spesso e volentieri devono chiudere, licenziando i lavoratori dipendenti, cosa che comporta l'aumento dei poveri assoluti e "relativi". Quindi la diminuzione della domanda, per la quale si lavora quando si alzano i tassi per "proteggere la valuta", significa già di per sé impoverire le masse, scaricare addosso a loro i costi della crisi, salvo una volta(forse) rientrati in una fase economica più espansiva eventualmente redistribuire loro le briciole. La presidente della BCE, Christine Lagarde, ha parlato di altri incrementi dell'inflazione, prospettiva indicata dal “Survey of Professional Forecaster” della Bce, indicando un'inflazione più alta e più perdurante rispetto ad alcune delle previsioni più recenti, pure assai pessimistiche, che dunque, insieme alla recessione palesemente in atto, creano le condizioni di un vero e proprio disastro tipo la Grande Depressione del 1929 in Usa determinata dal crollo di Wall Street, senza dimenticare il concreto rischio di un conflitto mondiale. Nei primi nove mesi dell’anno il divario tra la dinamica dei prezzi e quella delle retribuzioni contrattuali in Italia è pari a 6,6 punti percentuali, quindi il leggero aumento della retribuzione oraria, pari all’1%, resta comunque molto, troppo, al di sotto del livello dell’inflazione, con conseguente crollo dei salari che vedono costantemente e inesorabilmente ridurre il loro potere di acquisto, numeri alla mano ad oggi inferiore di 10 punti percentuali rispetto ad appena 12 mesi fa. Con la differenza rispetto ad altri casi che di solito in recessione e in uno scenario iperinflattivo, siccome le aziende producono e vendono di meno, diminuisce il costo delle materie prime, mentre questa volta, anche in seguito all'aggressione neonazista del nuovo Zar Putin all'Ucraina, è proprio l'aumento dei costi delle materie prime e dell'energia una delle ragioni che hanno innescato la spirale inflattiva e la recessione. Mentre però l'Italia degli anni '80, non ancora parte della Ue imperialista, ma dell'allora CEE, beneficiava in parte dalla svalutazione della lira e quindi dell'inflazione, per esportare prodotti all'estero, vedendo quindi crescere il PIL (ma ovviamente la ricchezza prodotta era dei padroni) oggi, nell'ambito della contraddizione interimperialista principale tra Ovest (Usa, Ue, Nato) ed Est (Russia, Cina) questo ovviamente non può avvenire, ecco perché la BCE nell'alzare i tassi non riesce comunque a combattere l'inflazione e sperare in una ripresa imminente. Del resto il nostro Paese non è mai definitivamente uscito dalla crisi economica generata nel 2008 dal crollo di Wall Street, l'andamento dell'economia poi è peggiorato per effetto della pandemia, tutt'ora in corso, nella quale come si vede un pugno di pescecani capitalisti e i loro servi fanno profitti stellari, mentre le masse sono sempre più povere, a dimostrazione del fatto insomma che nel capitalismo non si è mai "tutti sulla stessa barca". "Potrebbe accadere, anche se non è ancora nel nostro scenario base, che tra le fine del 2022 e l'inizio del 2023 ci sia una leggera recessione, ma non crediamo che sarebbe sufficiente a domare l'inflazione e quindi non possiamo semplicemente lasciare che le cose si sistemino da sole" ammette infatti la presidente Lagarde, in stato di evidente imbarazzo e preoccupazione (sembra davvero che non sappia che pesci prendere) e si limita a prospettare il giusto tasso d'interesse per riequilibrare la situazione, come se questo fosse sufficiente anche solo a ridimensionare questa ennesima terribile crisi del capitalismo, senza andare alle cause della crisi e senza mettere in discussione le infami politiche antipopolari e guerrafondaie della Ue imperialista. "Dobbiamo trovare il tasso di interesse che ci aiuti a raggiungere il nostro target e lo faremo" ha aggiunto infatti la Lagarde, sottolineando che la BCE è concentrata sul perseguimento del proprio mandato, che è appunto quello di "ottenere la stabilita' dei prezzi'..." Lo faremo usando tutti gli strumenti disponibili nella nostra cassetta degli attrezzi e abbiamo dimostrato di poter essere creativi. Decideremo a ogni incontro qual è il modo più efficace e appropriato per raggiungere il nostro target", ha concluso intervenendo alla conferenza "Sustainability and Money: Shaping the Economy of the Future" della Banca centrale della Lettonia. Pugno di ferro della Lagarde nei confronti dei Paesi membri della Ue e dei governi che volessero osare scavalcarla: "La politica non può “mettere pressione alla Bce” (per effetto dei trattati che proteggono l'indipendenza della banca centrale), che “deve concentrarsi sul proprio mandato relativo alla stabilità dei prezzi”. Respingendo con un secco “no” a chi le chiedeva se temesse una situazione di "fiscal dominance" a causa del forte indebitamento di alcuni Paesi (tra i quali l'Italia): “Le autorità di bilancio devono fare il proprio lavoro” e perseguire nelle politiche antipopolari della cosiddetta “sostenibilità del debito”, ha infatti concluso arrogantemente la Lagarde, che tradotto significa che non è possibile in nessun modo, per nessun Paese membro, nemmeno in un momento terrificante come questo per le masse popolari, specie per i più poveri, discostarsi dai diktat delle massime autorità economiche e monetarie europee al servizio dei monopoli, sospendere o azzerare i debiti pregressi per immettere liquidità nelle tasche dei lavoratori e dei pensionati per aiutarli a combattere l'inflazione dilagante, così come colpisce che non accenna neanche (figurarsi) ad ipotizzare da parte dei singoli Paesi, neppure momentaneamente, un taglio delle spese militari, le quali aumentano pesantemente in molti paesi europei nel quadro della lotta anche da parte della Ue per il dominio del mondo e la tutela dei profitti dei pescecani capitalisti che governano l'Europa, così come non si accenna neanche ad eventuali tassazioni, anche solo momentanee, dei maxi-profitti infami effettuati da chi dalla crisi ci sta guadagnando, come i colossi dell'energia, anche europei. Ne consegue quindi che la massima autorità della BCE in termini di politica interna alla Ue sta ordinando ai governi centrali di tagliare quel che ne rimane del cosiddetto "stato sociale", per far fronte al pagamento dei debiti e per aiutare banche e grandi imprese e scaricare appunto i costi della crisi sulle martoriate masse popolari, se necessario usando la forza per bloccare i conflitti sociali che esplodono in tutto il continente, mentre in termini di politica estera aumentano le contraddizioni con gli Usa e i suoi vassalli inglesi (in piena recessione anche loro), nella prospettiva della crescita dei profitti dei monopoli europei e quindi dell'esportazione dei capitali e delle merci. Le inaccettabili dichiarazioni "pro Austerity" della Lagarde sono l'ennesima prova provata del fatto che nell'epoca dell'imperialismo sono i monopoli che hanno al loro interno gli stati borghesi imperialisti e non certo il contrario e che la Ue imperialista, come il PMLI ha sostenuto fin dalla sua nascita, è un vero e proprio mostro economico, politico, militare e istituzionale che non si può riformare in alcun modo, è nemico giurato innanzitutto dei popoli europei e va distrutta, cominciando a tirarne fuori il nostro Paese, nel quadro della lotta per l'Europa dei popoli. Peraltro a proposito di "austerity" non si capisce allora a cosa siano servite le micidiali politiche imposte dalla BCE in tutti questi anni, sostenute in Italia da tutti i governi degli ultimi decenni, visto che sono andate nella direzione opposta a quella ufficialmente dichiarata del "rigore per favorire lo sviluppo dell'economia della Ue", al contrario sono servite a tutelare solo i profitti dei monopoli, impoverendo centinaia di milioni di europei, portandoli alla fame e a ridosso di una guerra mondiale, questa è la verità. Tornando ai dati economici ricordiamo che l'inflazione è uno dei problemi più acuti e irrisolvibili del capitalismo contemporaneo. Rappresenta un fenomeno oggettivo generato dalle leggi stesse del capitalismo e del suo modo di produzione, alla cui base stanno il disordine e il caos propri dell'economia e delle finanze capitalistiche. La sua determinazione oggettiva, però, non ne esclude affatto il cosciente impiego da parte delle classi sfruttatrici nel proprio interesse e la loro coerente attuazione di una politica monetaria inflazionistica. Per noi marxisti-leninisti urgono massicci interventi pubblici per calmierare l'inflazione e abbassare le bollette, nel quadro della lotta per il lavoro stabile, a tempo pieno, a salario intero e sindacalmente tutelato, nel frattempo erogando il Reddito di emergenza di 1200 euro al mese per tutti i senza reddito per tutta la durata della pandemia, lottando per l'abolizione del mostruoso debito pubblico, per una tassazione più equa e progressiva, per il dimezzamento delle spese militari, per i servizi pubblici, a cominciare dalla Sanità pubblica, gratuita, senza ticket, finanziata dalla fiscalità generale e gestita dai pazienti e dai lavoratori del settore. Tutto questo tenendo nel mirino ogni imperialismo, lottare per la distruzione della Ue imperialista e quindi per l'uscita dell'Italia dalla Ue e dalla Nato, indirizzando la lotta delle masse contro il mostruoso governo neofascista Meloni al servizio del regime capitalista neofascista che va buttato giù da sinistra e dalla piazza creando un ampio fronte unito. Come indicato dal magistrale Documento del CC del PMLI contro il governo neofascista Meloni: "In questo fronte unito il proletariato - la classe delle operaie e degli operai che producono tutta la ricchezza del Paese ma ne ricevono solo le briciole - deve assumere un ruolo dirigente appropriandosi della sua cultura storica, che è il marxismo-leninismo-pensiero di Mao e non quella dell'operaismo, dell'anarco-sindacalismo e del riformismo. Finché non si riuscirà ad abbattere il governo neofascista Meloni bisogna rimanere uniti, poi ognuno andrà per la propria strada. Il PMLI andrà fino in fondo sulla via dell'Ottobre verso l'Italia unita, rossa e socialista. Che gli autentici fautori del socialismo - donne, uomini, Lgbtqia+ - capiscano che il loro dovere rivoluzionario è di dare tutta la propria forza intellettuale, morale, politica, organizzativa e fisica al PMLI per il trionfo del socialismo in Italia." 7 dicembre 2022
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