Come superare la misoginia diffusa da Andrew Tate

Come superare la misoginia diffusa da Andrew Tate Anna Franchin, giornalista di Internazionale Andrew Tate è un ex campione di kickboxing diventato famoso grazie a video pieni di messaggi misogini e violenti. In Italia i giornali si sono occupati di lui a dicembre. Tate aveva scritto un tweet rivolto all’attivista per il clima Greta Thunberg, in cui le chiedeva dove poteva inviarle “la lista completa delle sue auto e delle loro pesanti emissioni”, e lei gli aveva suggerito di mandarla all’indirizzo “small dick energy”, letteralmente “energia del pisello piccolo”, ottenendo più di tre milioni di like. Poche ore dopo Tate e suo fratello venivano arrestati dalla polizia romena con l’accusa di stupro e traffico di esseri umani. L’interesse della stampa italiana è finito sostanzialmente lì, ma in altri paesi Tate è seguitissimo, soprattutto dai ragazzi. Nel Regno Unito la sua popolarità ha raggiunto proporzioni talmente grandi che per arginarla le scuole hanno dovuto organizzare laboratori con gli studenti, gli insegnanti e i genitori. Ma prima, capiamo meglio di chi stiamo parlando. Tate ha 36 anni, ha la doppia cittadinanza statunitense e britannica, e ha vinto quattro titoli mondiali di kickboxing. Si è fatto conoscere fuori dal ring nel 2016, quand’è stato cacciato dall’edizione inglese del Grande fratello dopo la diffusione di un video in cui colpiva una donna con una cintura. La sua carriera di personaggio pubblico poteva finire lì, invece era solo cominciata. Divieti e visibilità Dalla tv Tate è passato ai social. Un giorno si faceva fotografare maneggiando sigari o pistole davanti a macchine costose, yacht e jet privati. Quello dopo, si atteggiava a guru dell’auto-aiuto dispensando consigli su come fare soldi o aggirare il sistema (chiamato “matrix”), o si lasciava andare a insulti omofobi e razzisti. Ma sono le opinioni di Tate sulle donne ad averlo reso davvero popolare. Nel 2017 ha ripetuto su Twitter che le ragazze dovevano “assumersi una parte di responsabilità” per gli stupri che subivano. La piattaforma l’ha bandito, e questo gli ha dato ancora più visibilità. In un video si è definito “assolutamente misogino”. Ha affermato che le donne appartengono agli uomini; ha dipinto i maschi come vittime del femminismo e di falsità, e ha sminuito quelli che non approvavano i suoi metodi. In un altro video, ha chiarito come avrebbe reagito a una donna che lo accusava di tradimento: “Tiro fuori il machete, glielo sbatto in faccia e la prendo per il collo. Stai zitta, stronza”. Sembra che i ragazzi provino una sorta di fiducia condivisa generata online, che siano convinti di avere un legame emotivo con Tate Tate ha detto apertamente di aver ricevuto accuse di abusi. Ha lasciato il Regno Unito per la Romania anni fa perché la polizia britannica stava indagando su di lui. Nella primavera del 2022 sono partite le inchieste delle autorità di Bucarest. Lui e il fratello sono finiti in custodia cautelare a dicembre; il 1 aprile gli sono stati concessi gli arresti domiciliari. Entrambi continuano a dichiararsi non colpevoli. Mentre succedeva tutto questo, i contenuti online di Tate hanno preso il volo, anche se i principali social network hanno cercato di bloccarli. Su TikTok, i video con il tag #AndrewTate hanno raggiunto 13 miliardi di visualizzazioni. Su Twitter l’influencer è stato riammesso per volontà di Elon Musk e oggi ha 5,4 milioni di follower. Un’inchiesta dell’Observer spiega che dietro questa ascesa ci sono migliaia di ammiratori che fanno sì che i messaggi più controversi diventino virali. I sostenitori più fanatici vengono da una specie di accademia privata online fondata da Tate, la Hustlers university (università degli imbroglioni), che costa 39 sterline al mese e che ad agosto contava 127mila iscritti. Una misoginia storica I bambini e i ragazzi britannici non si limitano a guardare i video o a leggere i messaggi di Tate, ma seguono anche gli sviluppi delle indagini a Bucarest. Isaac, 14 anni, dice al Guardian con una certa leggerezza: “Voglio sapere come va”. Sembra un adolescente come tanti: gioca molto a calcio, va in palestra; gli piace Fortnite e quando può va a pescare. Pensa che Tate sia un idiota. “L’ho sentito nominare per la prima volta quest’estate, e in un attimo me lo sono ritrovato ovunque online”, racconta. “Quando parliamo di lui, per lo più lo prendiamo in giro. Tra i miei amici, solo due lo ammirano. A loro piace il fatto che sia ricco e forte”. Molti insegnanti delle scuole secondarie pensano di essersi accorti in ritardo del potere che l’influencer esercita sugli studenti. Li ascoltavano ripetere frasi come “di che colore è la tua Bugatti?” (un modo per vantarsi del proprio status) o “fammi un panino” (rivolto alle coetanee) ma non sapevano dargli un senso. Ora sono preoccupati. “Sembra che i ragazzi abbiano sempre più bisogno di controllare le compagne”, afferma un’insegnante. “Si aspettano che facciano quello che dicono loro”. In tutto il paese i presidi hanno deciso di affrontare la questione proponendo incontri per alunni e genitori e corsi di formazione per il personale. I laboratori sono gestiti da varie organizzazioni: Beyond equality, School of sexuality education, Everyone’s invited (nata come sito web in cui le sopravvissute a uno stupro potevano raccontare in forma anonima le loro esperienze), Bold voices, Rap project e Men at work (che offre consigli su come parlare di violenza sessuale e mascolinità tossica con giovani uomini). La giornalista del Guardian assiste a uno di questi eventi, promosso da Men at work. I venti insegnanti presenti hanno le stesse sensazioni: gli sembra che i ragazzi provino una sorta di fiducia condivisa generata online, che siano convinti di avere un legame emotivo con Tate, e quindi di doverlo difendere a tutti i costi. In classe li sentono parlare con disinvoltura di violenza sessuale; alcune ricordano che gli è capitato di trovarsi con studenti che mettevano in discussione la loro autorità in quanto donne. Michael Conroy, il fondatore di Men at work, interviene per ricordare che la forma particolarmente sgradevole di misoginia di Tate non è apparsa dal nulla, esiste da sempre. “Dobbiamo concentrarci sul problema generale e non sulle singole persone”, dice. A un altro incontro i ragazzi chiedono la differenza tra coercizione e seduzione, vogliono sapere cosa fare se si viene accusati ingiustamente di molestie, tirano fuori il tema della pornografia. “È fondamentale aiutare gli insegnanti a far capire ai loro alunni che il mondo è cambiato”, che i tradizionali rapporti tra uomo e donna ormai sono messi in discussione, spiega Deana Puccio, fondatrice del Rap project. “La cosa più bella di Andrew Tate è che finalmente se ne parla”. L’ARTICOLO CONTINUA DOPO LA PUBBLICITÀ Questi sono alcuni consigli di Bold voices per i genitori che vogliono affrontare il tema con i figli: Mantenete il dialogo su un livello informale e amichevole. Provate ad aprirlo mentre guidate, camminate o guardate insieme la tv. Prendete l’iniziativa, non aspettate che succeda qualcosa. Così ridurrete al minimo atteggiamenti sulla difensiva. “Poco e spesso”: la conversazione così diventa meno intensa e imbarazzante. Suggerite modelli positivi, senza rinunciare a discutere dei modi in cui la mascolinità è rappresentata. Non esistono narrazioni giuste o sbagliate. Voi offrite informazioni e lasciate che siano i vostri figli a elaborarle. Non fatevi prendere dal panico. Può essere sconvolgente sentire certe frasi uscire dalla bocca di adolescenti, ma reagire con rabbia può chiudere il confronto. Non vietate i social media. Non è questo il punto. I social sono un mezzo, non la causa principale. Questo articolo è tratto da una newsletter di Internazionale che racconta cosa succede nel mondo della scuola, dell’università e della ricerca.
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