LE CLASSI POLLAIO E LE RESPONSABILITA’ POLITICHE

Nonostante le mobilitazioni nazionali e locali promosse dai Cobas durante e dopo la pandemia con Priorità alla Scuola e il Coordinamento 6 luglio che raccoglieva genitori, studenti e RSU di vari sindacati, come ogni anno viene giustamente rilanciato dagli organi di stampa l’allarme sociale sulla formazione delle classi pollaio. In questi giorni, infatti, è stata pubblicata la mappatura per la Piana di Lucca prodotta dalla Cgil, che ha finora fatto emergere ben 30 casi critici, dato parziale visto che molti Istituti non hanno fornito i dati. Una situazione non dissimile si prospetta nel resto della provincia, con casi eclatanti, per esempio al Don Lazzeri di Pietrasanta è prevista una seconda con 35 alunni di cui 2 con disabilità e una prima dell’agrario con 29 studenti di cui ben 5 H (!), numeri che hanno già spinto alcuni genitori a ritirare i figli. Poi, ogni anno viene messo qualche rattoppo, la maggior parte delle situazioni critiche resta invariata, ma soprattutto la situazione si ripresenta invariata l’anno successivo. Come è evidente non si tratta di problemi locali, né tutto si può ascrivere al fatto – di per sé vero - che la provincia di Lucca risulta spesso penalizzata rispetto al resto della Toscana: 10 posti di docenti tagliati per il prossimo anno, 4 nel 22-23 e ben 43 nel 21-22, per un totale di 57; le classi autorizzate per il 23-24 sono 50 in meno rispetto alle richieste, di cui 26 alle superiori nonostante un incremento di 213 alunni. 

Quali sono le cause strutturali delle classi pollaio? In genere, per motivare i tagli si invoca il calo demografico, che però potrebbe essere l’occasione per ridurre il numero degli alunni per classe. Il problema, come dice anche la relazione inviataci dall’USP di Lucca, è l’applicazione del DPR n. 81/ 2009, la Riforma Gelmini, che puntava a tagliare 8 miliardi di euro per la scuola. I criteri prevedono: per l’infanzia minimo 18 e massimo 26 alunni, elevabili a 29; per la primaria minimo 15 e massimo 26, elevabili a 27; per la media minimo 18 e massimo 27 elevabili a 28 (a 30 se il numero degli iscritti non supera tale numero); alle superiori nelle classi iniziali si va da 27 a 30 e per quelle intermedie la media deve essere 22 per non accorpare le classi. Se, però, vi sono alunni con disabilità in tutti gli ordini di scuola le classi iniziali non possono andare oltre i 20, derogabili sino a 22. Ma l’applicazione di questi criteri deve essere compatibile con l’assegnazione di posti in organico da parte del ministero e la relativa suddivisione tra regioni e province, che a loro volta sono determinati dalle risorse assegnate all’organico docente ogni anno con la legge di bilancio. Per cui, se non vi sono risorse stanziate di fatto vengono violati in pejus gli stessi criteri previsti dalla riforma Gelmini. 

Le responsabilità politiche delle classi pollaio sono di tutti i governi che si sono succeduti dal 2009 a oggi che non hanno modificato la riforma Gelmini, ma ancor di più dell’attuale governo, che continua ad applicare norme sorte nel periodo dell’austerità e dei tagli, mentre sono disponibili fino al 2026 circa 30 mld di euro del PNRR per la scuola. A 23 scuole della provincia di Lucca solo per il progetto inclusione sono state assegnati ben 3.369.313 euro, con pesanti condizionamenti didattici e uso dei quiz Invalsi a crocette per selezionare gli studenti fragili. Chiunque lavori a scuola sa che per combattere la dispersione occorrono classi non numerose. Invece, si continuano ad applicare norme che creano le classi pollaio e poi si stanziano soldi per combattere la dispersione, che è causata principalmente dalle classi pollaio! Si parla tanto di modifica del PNRR: perché non lo si fa riducendo a 20 il numero massimo di alunni per classe (15 con alunni con disabilità) e assumendo i docenti precari con 3 anni di servizio e gli ATA con due, come chiediamo da anni? Ricordiamo che quasi il 25% dei docenti e il 20% degli Ata sono precari, una delle percentuali più alte in Europa. La dispersione si combatte eliminando le classi pollaio e garantendo la continuità didattica!

Per i Cobas scuola della provincia di Lucca:   

                Rino Capasso 

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