Contro i voltagabbana della transizione ecologica

Contro i voltagabbana della transizione ecologica
ecco le ragioni concrete del no di Sinistra Italiana al rigassificatore di Piombino
Baronti: “A Livorno uno stesso impianto è stato messo in mare per motivi di sicurezza, a
Piombino invece sulla costa in barba alla logica”
Piombino, 2 luglio 2022 – Un impianto insicuro, per portare gas liquido a costi ambientali altissimi
qui e dagli Usa. Una decisione illogica ammantata solo di emergenza per la guerra ma che nega il
principio della transizione ecologica. Sono questi i motivi, concreti e non ideologici, del no di
Sinistra Italiana all’impianto di rigassificazione di Piombino, voluto dal governo Draghi e dai partiti
che sostengono il governatore Pd Giani.
Una contraddizione logica e politica
Dopo la pandemia, la parola chiave era “transizione ecologica”, per usare i fondi del Pnrr. Con la
guerra, la politica di governo ha lanciato l’indietro tutta e la vicenda del rigassificatore di Piombino
ne è la riprova lampante: tutti devono stare zitti, dicono ora gli stessi che si riempivano la bocca di
“transizione ecologica”, il cui refrain è: siamo in guerra ed in piena emergenza energetica, non
possiamo più dipendere dal metano russo quindi, mettetevi l’anima in pace, perché dovete
accettare di tutto e senza protestare, anche la realizzazione di nuove centrali a carbone e
soprattutto nuovi rigassificatori, il primo nel porto di Piombino e Ravenna, tanto per iniziare, poi altri
rigassificatori in altri posti.
Così dicono il governo Draghi e il Presidente della Regione Toscana Eugenio Giani nonché
Commissario alla realizzazione del rigassificatore di Piombino. Tutti i partiti della maggioranza zitti
e allineati a partire dal Pd.
Noi no, ed il nostro è un no sostanziale e concreto, non ideologico (anticipiamo l’accusa che ci
fanno, sempre la stessa quando si è in carenza di argomenti). Sinistra Italiana è dalla parte dei
cittadini coraggiosi di Piombino che hanno manifestato in Comune contro Giani e nelle prossime
settimane faremo azione di controinformazione su cosa sono, come funzionano, quali sono i costi
economici e ambientali e i rischi di avere un rigassificatore in porto.
Le ragioni del nostro no
A meno di 100 km dal porto di Piombino, dove sarà ormeggiato il rigassificatore, c’è un altro
rigassificatore in funzione ormeggiato in mare a 22 km dalla costa, attorno al quale, per ragioni di
sicurezza, è stata istituita una vasta area marina interdetta alla navigazione e a qualsiasi altra
attività perché impianto pericoloso: lo dicono le norme, non l’ideologia. A Piombino, invece, questa
stessa decisione viene negata, si mette dentro il porto perché Cingolani, Draghi e Giani hanno
deciso che non è pericoloso.
Per potere trasportare il metano con le grandi navi metaniere è necessario liquefarlo in modo da
ridurre il volume di 600 volte. Il processo di liquefazione porta il gas a meno 160 C°, una
temperatura che deve essere mantenuta durante tutto il trasporto in mare.
Una volta arrivato a Piombino il GNL dovrà essere rigassificato riportandolo gradualmente alla
temperatura ambiente, utilizzando quantità enormi di acqua di mare. Questo processo richiede
un'energia pari a circa il 30% della resa in combustione del gas, a cui vanno aggiunti gli enormi 

costi del trasporto. Una qualsiasi fuoriuscita accidentale durante questo processo potrebbe avere

effetti devastanti.
Una nave di ultima generazione può trasportare fino a 200.000 metri cubi di gas liquefatto e dagli
USA impiega circa 20 giorni per attraversare l’Atlantico e raggiungere Piombino, altri venti giorni il
ritorno e altre 2/3 giorni per carico e scarico.
Per attraversare l'Atlantico la nave brucia circa 4.000 chili di gasolio marittimo ogni ora, 96.000 chili
al giorno, che per 40 giorni del viaggio di andata e ritorno dagli USA fanno quasi 4.000 tonnellate.
Gli USA hanno promesso alla UE, 15 miliardi di metri cubi di gas l'anno che rappresentano meno
del 20% del solo fabbisogno italiano, per trasportarlo servono 125 navi AR.
Se moltiplichiamo per 125 viaggi, sono mezzo milione di tonnellate di gasolio bruciato in un anno,
per trasportare il gas e milioni tonnellate di gas climalteranti emessi.
Inoltre, per ragioni di spazio, non parliamo degli effetti devastanti dell’estrazione del gas negli USA
che, non avendo sacche di gas naturale come quelle siberiane, estraggono il gas intrappolato in
rocce sedimentarie argillose attraverso un processo chiamato di Fracking.
Vengono trivellati sottoterra pozzi orizzontali, lunghi anche diversi chilometri, vengono fatte brillare
cariche esplosive e poi si inietta acqua ad alta pressione, mescolata a sabbia e additivi chimici. Il
territorio e l'ambiente ne escono devastati.
La transizione ecologica di Draghi e Giani è ridotta a chiacchiere e distintivo. L’allarme
cambiamenti climatici, lanciato dalla comunità scientifica internazionale richiederebbe un’azione
determinata e costante per ridurre le emissioni; a parole tutti d’accordo, nei fatti le emissioni nel
2021 sono state 36 miliardi di tonnellate, più 6% rispetto all’anno precedente.
Infine, come sottovalutare in questo modo irresponsabile i rischi? Qualsiasi evento accidentale
potrebbe avere effetti disastrosi, per questo le norme internazionali di sicurezza prevedono che i
rigassificatori debbano essere lontani dalla costa, da qualsiasi centro abitato. La Rigassificazione
fatta alla Draghi&Giani è una follia, dobbiamo bloccarla: si esce dall’emergenza investendo e
accelerando il processo di crescita di un nuovo sistema energetico fondato sul risparmio,
l’efficienza energetica, e la produzione di energia da fonti rinnovabili.
Eugenio Baronti
Responsabile Ambiente Sinistra Italiana Toscana

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