I novecentomila bambini di Gaza

Da un quarto di secolo Gaza è autonoma e ha ricevuto miliardi di finanziamenti umanitari. Un qualsiasi governo li avrebbe usati in primo luogo per costruire una rete di servizi essenziali. Invece Hamas se ne è servito per accelerare la prospettiva della distruzione di Israele attraverso tunnel per il transito di armi al posto di acquedotti e cavi elettrici. E anche per far crescere la popolazione, producendo munizioni che noi di qua chiamiamo bambini ma che sono stati addestrati da Hamas come proiettili umani da sparare contro Israele e contro il nostro “umanitarismo”. I gaziani o sono complici attivi o sono indifferenti e spauriti come erano i cittadini tedeschi durante il nazismo. Allora non ne avemmo alcuna pietà, oggi siamo invece tutti concordi che bisogna limitare il più possibile le vittime civili per quanto complici. La civiltà è progredita, in questi ottanta anni, ma non al punto di sacrificare se stessa per e insieme ai suoi valori. Il taglio di forniture di acqua e corrente elettrica da parte di Israele è, mi sembra, il solo modo per guadagnare tempo senza o prima di invadere la striscia mettendo a repentaglio la vita dei militari israeliani e di chissà quanti altri. Vogliamo riscrivere la logica delle guerre e dei sacrifici delle popolazioni civili? Nel frattempo vedremo se l’Onu e gli arabi sapranno meglio utilizzare per una fuga controllata i tunnel che hanno finanziato. Le guerre non si scatenano, e chi le scatena merita di essere affrontato misurando il massimo di pietà possibile verso popolazione civile ma senza cadere nell’eccesso di offrire il fianco a chi come Hamas - e come il nazismo della soluzione finale - è mosso non da un obiettivo politico (che è residuale) ma da puro e semplice mostruoso odio

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