Crosetto e la flottiglia: tra avvertimento e vincoli istituzionali
Crosetto e la flottiglia: tra avvertimento e vincoli istituzionali
La Global Sumud Flotilla, iniziativa di attivisti internazionali diretta verso Gaza, ha acceso l’attenzione della politica italiana. Guido Crosetto, ministro della Difesa, si è espresso più volte sul tema, tracciando una linea netta: rispetto per le intenzioni umanitarie, ma contrarietà a qualunque tentativo di forzare il blocco navale.
Il suo messaggio è duplice. Da un lato la preoccupazione per l’incolumità degli attivisti, considerati esposti a rischi gravissimi in caso di scontro con le forze israeliane. Dall’altro la volontà di circoscrivere l’iniziativa entro percorsi istituzionali: aiuti canalizzati tramite governi, organizzazioni religiose e strumenti diplomatici, non attraverso azioni dirette via mare.
A sostegno di questa impostazione, Crosetto ha disposto l’avvicinamento della fregata italiana “Fasan”, incaricata di monitorare e, se necessario, intervenire. Un gesto che da un lato tutela, dall’altro esercita un controllo politico sul margine operativo degli attivisti.
È in questo senso che si parla di “corsetto politico”: non un indumento, ma una metafora. Indica un insieme di vincoli e paletti che non vietano l’attivismo, ma ne limitano lo spazio di libertà, costringendolo dentro canali approvati dallo Stato e dalle istituzioni.
Per i promotori della flottiglia, la sfida resta intatta: accettare questi vincoli o cercare di superarli con la forza simbolica – e rischiosa – della navigazione diretta verso Gaza.
Giornalista Autonomo
Controinformazione Toscana Politica