Darsena viareggina. I problemi atavici del modello Viareggio che ormai viene adottato in tutta la Versilia
La crescita di un settore importante come quello della nautica, ma non
solo, che si è registrata negli ultimi anni ha portato con sé un aumento
delle problematiche che denunciamo ormai da oltre un decennio.
Lavori malpagati, poco sicuri, insalubri e carenza di sicurezza,
rappresentano una quotidianità che non è sufficiente affrontare dal solo
punti di vista negoziale attraverso l’azione sindacale.
Gli esempi emersi nei giorni scorsi, denunciati dal collega Del Vecchio
della Cgil di Massa Carrara, dimostrano che siamo in presenza non più di
un fenomeno sporadico, ma di un modello di impresa che talvolta
definire borderline è assolutamente riduttivo.
L’esempio dei lavoratori extracomunitari, che possono essere ricattati
per il permesso di soggiorno e costretti a lavorare nelle peggiori
condizioni, rappresenta il picco di una modalità di lavoro che si svolge
in itinere su tutta la costa della Toscana e della
Liguria. Questo genera situazioni per cui le persone non vedono una
corretta retribuzione e magari vengono remunerati in modi non troppo
leciti.
Parliamo di lavoratori, anche Italiani, a cui non viene riconosciuto il
giusto contratto collettivo nazionale di lavoro, magari attraverso
l'applicazione di un contratto pirata, con retribuzione inferiore e
minori diritti rispetto agli altri lavoratori del
committente.
In questo contesto che è molto articolato si trovano anche esempi
virtuosi e un mare magnum fatto di imprese locali e di altre regioni che
si portano dietro propri usi e costumi, i quali talvolta cozzano con il
rispetto delle norme vigenti sotto il profilo
contrattuale e della sicurezza.
Sindacalmente abbiamo sottoscritto accordi con i maggiori players della
Darsena Viareggina, ma nonostante si siano individuate delle modalità
rispettose dei diritti contrattuali, sotto il profilo del riconoscimento
di alcuni elementi, che dovrebbero essere
in carico agli appaltatori (per esempio la mensa o il pasto), non si
riesce a fare passi avanti. Purtroppo il problema non è quello del dove
andare a consumare il pasto, il problema è il suo riconoscimento in
termini di diritto: le imprese vogliono risparmiare
anche su quello.
La difficoltà che si incontrano nell’allacciare rapporti di relazione
con questi lavoratori “itineranti” è innegabile, per il fatto che nei
nostri cantieri loro “transitano”, oggi in una azienda e magari domani a
La Spezia, o a Livorno, o chissà dove. Conseguentemente
la possibilità di sviluppare una contrattazione di filiera viene di
fatto negata a coloro che ne avrebbero il maggiore bisogno.
A questi problemi si sommano poi quelli legati alle barriere
linguistiche e/o al ricatto, e il risultato è visibile agli occhi di
tutti coloro che visitano la darsena di Viareggio.
Lavoratori che vivono in alloggi fatiscenti, in numero superiore a
quanto consentito e che magari pagano pure il caporale per poter
lavorare, anche per poter venire in Italia con le cosiddette “quote”.
Come Cgil abbiamo avviato un percorso presso le nostre sedi che si
chiama “progetto Soleil”, il quale offre assistenza specializzata a
coloro che vivono le maggiori difficoltà, ma questo non può bastare.
Bisogna mettere in campo iniziative di natura politica,
restituendo ruolo e responsabilità alla Istituzioni locali e regionali.
Tutti sappiamo che la attività economiche della nostra Versilia, quelle
più ricche, vivono grazie alla possibilità di usufruire di quelli che
sono i nostri beni comuni: le concessioni demaniali per i costruttori
della nautica, le concessioni balneari per il
settore turistico, le concessioni estrattive per il rinomato settore
del marmo. Dietro l’esercizio di queste concessioni deve esserci la
garanzia di una ricaduta sul piano sociale. Non possono essere solo
occasione di mero profitto, o di sfruttamento e di
morti sul lavoro.
Siamo stanchi di piangere. È necessario un cambiamento rispetto al
passato, e Viareggio, dal punto di vista della Fiom Cgil Lucca, ne è un
esempio in negativo. Chi ha il ruolo e la funzione di attribuire
l’utilizzo di questi beni comuni si deve fare interprete
e garante del fatto che a coloro che lavorano con tali risorse siano
garantiti dei precisi diritti: la sicurezza prima di tutto, il giusto
contratto e il giusto salario, una stabilità occupazionale e delle
certezze per il futuro.
Solo con una gestione oculata e rigorosa dei beni comuni si potranno
sviluppare delle ipotesi e delle politiche occupazionali e industriali.
Solo se verranno messi in campo dei servizi ispettivi di verifica di
quelle che sono le necessarie garanzie insite,
per esempio, nel codice della navigazione che regola le concessioni
demaniali, si potrà ragionare di sviluppo del settore e di ridisegno
della città.
Solo se si rafforzeranno i servizi ispettivi della medicina del lavoro e
dell’ispettorato, si potrà ricostruire una condizione lavorativa
rispettosa della vita delle persone.
Tra pochi mesi si aprirà la disputa elettorale per il Governo della
città di Viareggio. Il nostro auspicio e la nostra richiesta è che
questi bisogni diventino parte del programma per il rilancio della
città, per il miglioramento della condizione di tanti lavoratori
che vivono all’ombra di imprese che macinano utili milionari e che
meritano il riconoscimento di diritti fondamentali per un Paese civile.
Per chi vorrà confrontarsi con noi, saremo pronti a portare la nostra
testimonianza e il nostro contributo per cambiare una situazione che ha
ampissimi margini per poter migliorare.