L'ultimo turno - film Cinema Astra
Cinema Astra
Martedì 7 ottobre ore 21.15
L’ultimo turno – Il peso invisibile di chi cura
Con L’ultimo turno (Heldin), la regista svizzera Petra Volpe torna a raccontare il mondo del lavoro con lo sguardo preciso e umano che già l’aveva contraddistinta in The Divine Order. Questa volta, la macchina da presa entra nel cuore di un ospedale cantonale, seguendo una giornata della vita di Floria Lind, infermiera interpretata con intensità da Leonie Benesch. Il film, presentato in anteprima alla Berlinale, affronta senza sconti la crescente crisi del personale sanitario, trasformando il dramma quotidiano in un’esperienza quasi fisica per lo spettatore.
La Benesch, già apprezzata per La sala professori, conferma qui la sua potenza espressiva: il suo volto, segnato dalla fatica e dalla compassione, regge da solo l’intera narrazione. Floria si muove in un reparto oncologico come una maratoneta costretta a non fermarsi mai: corre, misura, risponde, consola, fino a logorarsi nel tentativo di restare lucida mentre tutto intorno sembra crollare. La tensione, a tratti quasi bellica, nasce dal realismo ossessivo della regia, che alterna primi piani di mani tremanti a lunghe inquadrature di corridoi infiniti, dove l’emergenza è sempre dietro l’angolo.
Volpe costruisce un film compatto, scandito da un ritmo che ricorda la precisione di un orologio svizzero — ironia voluta, sottolineata da una scena in cui la protagonista, esasperata, scaglia un costosissimo cronometro fuori dalla finestra. Il gesto diventa simbolo della ribellione silenziosa di chi lavora in trincea, costretto a misurare ogni secondo mentre la vita, quella vera, si consuma al di là delle porte chiuse delle stanze.
L’efficacia del film si deve anche alla fotografia di Judith Kaufmann, che restituisce la luce fredda e impersonale degli ospedali senza mai privarla di calore umano. Il montaggio serrato di Hansjörg Weißbrich accompagna il flusso di chiamate, visite e urgenze fino al limite dell’esaurimento, lasciando emergere nei pochi momenti di pausa la fragile umanità che resiste dietro la divisa.
Certo, qualche accento melodrammatico di troppo rischia di appesantire l’insieme: un paio di scene finali insistono su simbolismi che il film aveva già espresso con forza visiva. Ma L’ultimo turno resta un’opera compatta, onesta, capace di dare voce a una categoria che raramente trova spazio nel cinema con tanta autenticità.
Più che una denuncia, è un atto di riconoscenza verso chi, nel silenzio, tiene in piedi il sistema. E nel volto esausto ma dignitoso di Floria, Petra Volpe sembra voler riassumere un’intera verità: che prendersi cura degli altri, ogni giorno, è un gesto di eroismo tanto banale quanto necessario.
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