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  • 07/10/2025 19:35

la settima edizione di “Una Rosa per Norma” in provincia di Lucca

Lucca – Il Comitato 10 Febbraio esprime soddisfazione per la settima edizione di “Una Rosa per Norma” in provincia di Lucca

Un fine settimana all’insegna del Ricordo della tragedia delle Foibe, quello di sabato 4 e domenica 5 ottobre, in provincia di Lucca. La manifestazione patriottica “Una Rosa per Norma Cossetto”, alla sua settima edizione, ideata e organizzata in tutta Italia e anche all’estero dal Comitato 10 Febbraio, ha visto susseguirsi ben 9 eventi sul nostro territorio.

Tre i patrocini comunali ottenuti – Lucca, Forte dei Marmi e Fabbriche di Vergemoli – con la presenza alle cerimonie di sindaci, vicesindaci, assessori e consiglieri comunali; numerosi i rappresentanti delle Associazioni Combattentistiche e d’Arma che hanno partecipato – Alpini, Artiglieri, Bersaglieri, Carabinieri, Marinai, Reduci e Combattenti; presente anche l’Istituto del Nastro Azzurro fra combattenti decorati al valor militare, vari membri dell’Associazione Nazionale Venezia Giulia e Dalmazia, autorità della Polizia Municipale, rappresentanti della Capitaneria di Porto e tante persone che hanno voluto esprimere la loro vicinanza al ricordo di Norma Cossetto.

“Due giorni intensi – afferma Sandro Righini, commissario provinciale del Comitato 10 Febbraio – e ricchi di significato, che ci hanno visto toccare tutto il territorio lucchese: Marlia, Lucca, Montecarlo, Camaiore e Viareggio, Forte dei Marmi, Pietrasanta, Massarosa, Vergemoli e Castiglione di Garfagnana. Abbiamo commemorato, ovvero ricordato insieme, la storia e la tragica fine di Norma Cossetto, la giovane studentessa istriana trucidata dalla mano dei partigiani comunisti filo jugoslavi nella notte fra il 4 e 5 ottobre del 1943. Ma con Lei abbiamo ricordato anche tutti gli altri fratelli giuliano-dalmati infoibati in quei terribili anni e tutte le donne che, purtroppo ancora oggi, sono vittime di violenza e dei cosiddetti stupri di guerra, di cui Norma Cossetto è divenuta simbolo”.

“In tutte le cerimonie che si sono svolte – conclude la nota – abbiamo espresso un messaggio di testimonianza, di coraggio e di amore per la conoscenza, di contro a chi continua ad agire distruggendo o imbrattando targhe o monumenti alla memoria di Norma Cossetto. Il naturale e umano sdegno di fronte a simili vigliaccherie non deve prevalere. Dobbiamo continuare a lavorare con passione, volontà e perseveranza per non prestare il fianco a chi ancora fomenta l’odio. E pensiamo che il patrocinio della Presidenza del Consiglio dei ministri, concesso quest’anno alla manifestazione “Una Rosa per Norma”, sia un grande riconoscimento al lavoro paziente e costante che il Comitato 10 Febbraio svolge in tutta Italia. Ma anche uno sprone a fare ancora di più sulla strada della testimonianza e della storia.”   

I commenti

Dopo l’8 settembre 1943, l’Italia si spaccò: da una parte il Regno del Sud, alleato degli angloamericani, dall’altra la Repubblica Sociale Italiana, sostenuta dai tedeschi. In Istria e Dalmazia, territori allora italiani ma abitati anche da sloveni e croati, la caduta del fascismo aprì un vuoto di potere.

I partigiani jugoslavi di Tito ne approfittarono per prendere il controllo della zona, e lì esplose la vendetta. Non si trattò solo di episodi “di guerra”: c’era anche una componente politica e nazionale — contro i fascisti, ma più in generale contro tutto ciò che era italiano, visto come oppressore.

Tra settembre e ottobre 1943, centinaia (secondo alcune fonti migliaia) di persone — militari, funzionari, civili, persino sacerdoti — furono arrestate, torturate e uccise. Molti vennero gettati nelle foibe, le cavità carsiche naturali che divennero simbolo di quegli eccidi.

Dopo la guerra, con la vittoria di Tito e l’annessione dell’Istria, di Fiume e di gran parte della Dalmazia alla Jugoslavia, ci fu un secondo esodo: oltre 250.000 italiani scelsero o furono costretti ad abbandonare le loro case e a rifugiarsi in Italia.

Per decenni questa storia rimase ai margini — per ragioni politiche e per la Guerra Fredda, che rendeva scomodo parlare dei crimini commessi da alleati comunisti di Tito. Solo dagli anni 2000 in poi si è cominciato a riconoscere ufficialmente quella tragedia, con il Giorno del Ricordo.

In mezzo a quel caos, la vicenda di Norma Cossetto emerse come simbolo.
Aveva 23 anni, studentessa di Lettere all’Università di Padova, figlia di un dirigente locale del Partito Fascista. Dopo l’armistizio, quando l’Istria fu occupata dai partigiani jugoslavi, venne arrestata e rinchiusa prima a Parenzo, poi a Visignano.

Nonostante le pressioni, rifiutò di unirsi ai partigiani o di rinnegare la propria identità italiana. Fu quindi portata a Villa Surani, dove subì violenze e torture, poi venne uccisa e gettata in una foiba.
Il suo corpo venne ritrovato solo dopo settimane, insieme a quello di altre vittime.

Nel dopoguerra, l’Università di Padova le conferì una laurea honoris causa in Lettere come gesto di riconoscimento per il suo coraggio e la sua dignità.
Oggi il suo nome è ricordato in molte città italiane, con targhe, vie e monumenti, e rappresenta — nel bene e nel male — il volto umano di quella tragedia.

La sua storia mette insieme più fili: la brutalità della guerra, le vendette politiche, ma anche la forza silenziosa di chi resta fedele a sé stesso fino in fondo.

remo - 07/10/2025 22:08

spero che abbiate anche fatto qualcosa per ricordare il massacro del 7 ottobre ad opera di hamas, oltre a questa iniziativa molto positiva

gherardo - 07/10/2025 22:02

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