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  • 14/10/2025 16:38

Venerdi 17 ottobre al teatro Artè di Capannori per il film su De Gregori intervengono il musicista Guido Guglieminetti e il cantautore Roberto Franchi

Questo venerdì 17 ottobre alle ore 21 presso il cinema teatro Artè di Capannori, saranno Roberto Franchi, ideatore del Folk Studio Festival e leader della storica tribute band Banana Republic, insieme al noto compositore e arrangiatore Guido Guglielminetti, nonché bassista storico e direttore musicale di De Gregori e collaboratore di artisti famosi quali: Battisti, Fossati, Tozzi, Mia Martini per citarne alcuni, ad introdurre la proiezione: “Francesco De Gregori. Nevergreen”. Un docu-film del 2025 diretto da Stefano Pistolini sul tour Nevergreen (Perfette sconosciute) di Francesco De Gregori tenutosi presso il teatro Out Off di Milano. Franchi e Guglielmetti offriranno al pubblico uno sguardo privilegiato sul film e sul mondo del “Principe” in un incontro tra cinema, musica e memoria: la canzone d’autore torna a essere racconto, emozione e libertà. Ed è proprio Guido Guglielminetti (classe 1952 di Torino) a raccontarci la sua vita e gli anni trascorsi al fianco del celebre cantautore romano. Partendo proprio dal film una sua “nota” critica: molto ben fatto. Mi è piaciuto girarlo, dal punto di vista dello spettatore mi è piaciuto perché è abbastanza veloce, però avrei preferito più back stage e meno canzoni. Io personalmente mi sarei divertito di più a vedere i retroscena però c’è da dire che io sono molto coinvolto e quindi fa poco testo la mia critica. Come nasce il suo rapporto e collaborazione con De Gregori: qui andiamo indietro di 40 anni. Questa collaborazione è nata nel 1985 perchè lui sentì un disco che noi facemmo in studio. Ivano Fossati, Elio Rivagli alla batteria ed io realizzammo questo album che si chiama ventilazione che aveva ed ha ancora una sonorità molto particolare e anche arrangiamenti particolari. Lui stava facendo il suo disco scacchi e tarocchi e chiese quindi a Ivano di includere nel suo lavoro il nostro suono e modo di lavorare e da lì cominciammo una bella collaborazione a cui seguì anche un tour invernale. E poi da lì siamo andati avanti, siamo diventati anche amici e al di là di questo è sempre stata una collaborazione molto fertile e molto divertente e tutt’ora attiva. Lei è un bassista cosa le ha comportato: per essere bassista bisogna essere in un certo modo e avere un certo tipo di carattere. Ci sono veramente delle tipologie di musicisti che sono accoppiati allo strumento che suonano, cioè per dire, i chitarristi hanno delle caratteristiche, i pianisti ne hanno altre e i bassisti altre ancora. Diciamo che la caratteristica principale dei bassisti è avere sempre una certa calma, una certa rilassatezza, di solito sono persone molto riflessive, concentrate e affidabili. Lo strumento del basso è proprio quello a cui ci si appoggia ed è proprio quello tiene in piedi il castello di carte. Io sono diventato bassista perché sono così e non sono così perché sono bassista. Il basso in generale è uno strumento di supporto che lavora dentro la musica e non è mai protagonista come il chitarrista. Cosa significa per lei fare o comporre musica: nasce principalmente come una necessità. Cioè io non sono mai partito pensando, ecco adesso mi metto a scrivere una canzone, non è mai stata questa la molla che mi ha spinto, magari mettevo le mani sul pianoforte o sulla chitarra e istintivamente mi veniva da creare una melodia o da creare una canzone, ma senza mai averlo come progetto. Lei ha scritto anche un libro “Essere … basso”: è stato un gioco non ha mai avuto la pretesa di essere un libro. Ho solo raccolto alcune delle mie avventure andando a cercare le cose che secondo me potevano essere “più divertenti”, rimanendo comunque su un piano leggero un libro da poter leggere tranquillamente in piedi sulla metropolitana. Un sogno nel cassetto da realizzare: un sogno nel mio cassetto da realizzare no io devo essere sincero, io già mi ritengo fortunato di aver fatto quello che ho fatto finora e di continuare a farlo. Non ho mai avuto grandi velleità, non ho un sogno di avere una barca o di una Ferrari non me ne è mai fregato niente e continuerò a fregarmene. Vorrei, mi piacerebbe, che la vita che sto facendo continuasse ancora per molto. Ecco questo magari. Però mi ritengo una persona fortunata e non ho proprio niente da recriminare quindi non ho neanche desiderio di avere qualcosa di più. Per quanto riguarda invece il cantautore Roberto Franchi è stato di recente proprio qui al teatro Arté con l’esibizione live presentando il suo Lp: “Un Uomo Qualunque”. Roberto Franchi, innanzi tutto è un vigile del fuoco, ma anche un autore di canzoni che ha unito due mondi apparentemente opposti: il servizio quotidiano alla comunità e la forza espressiva della musica. Argomento quest’ultimo che lo ha visto formare band, partecipare a concorsi nazionali dove ha vinto anche premi importanti e non per ultimo suonato al Lucca Summer Festival. La sua musica, tra folk e pop acustico, nasce dall’esperienza, dall’amore e da una voce che ha qualcosa da dire, un ritorno all’essenza della canzone d’autore: sincera, intensa senza artifici. Sul palco di Artè ad accompagnarlo, una formazione talentuosa: Fabio Pierotti alla chitarra elettrica, Giovanni Nocera alla batteria, Mauro Antonetti all’armonica e Riccardo Lorenzetti al basso. Una band essenziale ma efficace. Ricordiamo inoltre che il Folk Studio Festival prosegue con gli appuntamenti anche questo sabato 18 ottobre alle ore 21 con la seconda serata del Folk Studio Live con Marco Da Torre, Stefano Cascio ed Effenberg che porteranno in scena emozioni, parole e melodie originali, intrecciando racconti e suoni per un’esperienza unica, intensa e tutta da condividere. Anche se gli eventi sono ad ingresso libero e gratuito è possibile prenotare la poltrona su: www.folkstuofestival.it.

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