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  • 24/02/2023 09:29

«Identità di genere e diritti civili»

«Identità di genere e diritti civili»: è il titolo del confronto che si è tenuto questa mattina al Liceo Scientifico Barsanti e Matteucci e che ha visto come protagonisti l’Arcivescovo di Lucca, Paolo Giulietti e l’avvocatessa Isabella Passaglia per l’Associazione Lgbt, accompagnata dal dottor Cristian Giusti. In una sala gremitissima di studenti e insegnanti ha fatto gli onori di casa il professor Marco Martini, docente di storia e filosofia e organizzatore dell’evento, che ha anche moderato il dibattito. Tanti e attuali gli argomenti affrontanti tra cui lo Step Child adoption e applicazione della Legge Cirinnà; Pax ed unioni civili; matrimoni LGBT ed equiparazione legale con matrimonio omosessuale; Adozione "tout-court" dei figli e maternità surrogata; DDL ZAN: identità di genere anche come auto-percezione e l’educazione Lgbt nelle scuole come parte integrante dell'educazione sessuale. Monsignor Giulietti ha esordito dicendo che «Non parlerò in termini confessionali oggi, ma in termini antropologici. In Italia l’adozione dei bambini è consentita per le coppie eterosessuali perché si dice che è necessario agire nell’interesse del bambino che ha bisogno di crescere con un uomo e una donna. Affermare che un uomo e una donna siano la stessa cosa significa negare i fatti. Una mamma non è un papà e viceversa un papà non è una mamma. È un dato antropologico assodato». «In effetti lo step child adoption – interviene Isabella Passaglia - è stato tolto dalla Legge Cirinnà, ma questo ha inevitabilmente creato molti problemi ai figli delle famiglie omogenitoriali che non hanno nessuna tutela al momento della nascita. Sono bimbi fantasma. Se invece la nascita avviene all’estero e poi i genitori tornano in Italia le cose cambiano, perché viene semplicemente applicato il riconoscimento del certificato estero». «Il termine matrimonio – sottolinea l’arcivescovo – deriva da mater munus, dunque è strettamente legato alla maternità. Anche i romani e i greci che erano molto aperti all’omosessualità non hanno mai approvato il matrimonio proprio per tutelare la maternità. La nostra Costituzione riconosce i diritti della famiglia come società naturale fondata sul matrimonio». «È vero – replica l’avvocatessa Passaglia – ma all’articolo 2 dice anche riconosce e garantisce i diritti inviolabili dell'uomo, sia come singolo sia nelle formazioni sociali ove si svolge la sua personalità, e richiede l'adempimento dei doveri inderogabili di solidarietà politica, economica e sociale. Con la Legge Cirinnà vengono riconosciute le unioni civili, ma è diverso dal matrimonio perché non ci sono le pubblicazioni e non c’è l’obbligo di fedeltà e questo dal punto di vista morale significa dare minor valore». Poi è stato il momento di parlare del DDL Zan e infine se fosse lecito o meno inserire Lgbt a scuola come parte integrante dell’educazione sessuale. «Educare non significa impartire conoscenze – sottolinea monsignor Giulietti – quella casomai è dare informazioni, il nucleo dell’educazione è l’atteggiamento, dunque la scuola non può educare alla sessualità, è la famiglia che deve educare, non la scuola, che invece può dare informazioni». «Il tema dell’educazione nelle scuole – risponde Isabella Passaglia - era previsto anche nel DDL Zan, ma prevedeva che ci fosse il consenso dei genitori. L’educazione sessuale e di genere a scuola è importante perché previene anche gli atti di bullismo». Successivamente si sono alternati gli studenti che interessatissimi all’argomento hanno posto molte domande anche sulla tematica della transizione di genere legata allo sport agonistico. 

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