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  • 22/03/2023 12:14

Vaccini Covid somministrati agli anziani e ai soggetti fragili senza alcuno studio

Vaccini Covid somministrati agli anziani e ai soggetti fragili senza alcuno studio sugli effetti. E' quanto emerge dalle carte segrete mostrate da Mario Giordano in apertura della puntata di "Fuori dal Coro" in onda il 21 marzo su Rete4. Giordano mostra la documentazione interna all'Aifa, l'Agenzia italiana del farmaco, da cui emerge che, all'epoca, nessuno conosceva gli effetti del vaccino su anziani e soggetti fragili. "Ci hanno raccontato balle sulla pandemia, i vaccini, il Covid - ha detto Mario Giordano in apertura di trasmissione - Quello che emerge dall'inchiesta della Procura di Bergamo è che ci hanno raccontato balle anche sui vaccini. Questi sono i documenti segreti interni all'Aifa (Agenzia Italiana del Farmaco) che vi sveliamo in esclusiva. Questo è del 15 gennaio 2021 quando la vaccinazione era solo all'inizio. E da chi si inizia? Si inizia dalle persone fragili, dagli anziani e dai malati. Ebbene in quel momento, quando si iniziano a vaccinare gli anziani e i fragili, l'Aifa sa che non esiste uno studio sugli effetti del vaccino sulle persone fragili. E lo scrive: "Attenzione i pazienti fragili rientrano tra le popolazioni non studiate". Tanto è vero che un funzionario prova a scrivere che i vaccini hanno provato un'elevata efficacia e l'Aifa lo cancella perché non si può dire un'elevata efficacia perché non è stato neanche studiato. In quel momento si mandano milioni di italiani fragili a fare il vaccino dicendo che c'è un'elevata efficacia e che ci sono le prove e gli studi dell'elevata efficacia. E invece questa non c'è. E l'Aifa nei suoi documenti interni lo scrive. In quei giorni, infatti, era arrivata la notizia degli anziani morti dopo il vaccino. E allora nell'Aifa ci fu uno scambio di documenti interni"

I commenti

Miocarditi, pericarditi e vaccino a mRNA contro il COVID-19. Expert opinion della Società Italiana di Cardiologia
Gianfranco Sinagra1, Aldostefano Porcari1, Marco Merlo1, Francesco Barillà2, Cristina Basso3, Marco Matteo Ciccone4, Antonio Curcio5, Massimo Mancone6, Giuseppe Mercuro7, Saverio Muscoli8, Savina Nodari9, Roberto Pedrinelli10, Carmen Spaccarotella5, Pasquale Perrone Filardi11, Ciro Indolfi5,12

1Centro per la Diagnosi ed il Trattamento delle Cardiomiopatie, Dipartimento Cardiovascolare, Azienda Sanitaria Universitaria Giuliano-Isontina (ASUGI), Università degli Studi, Trieste

2Dipartimento di Medicina dei Sistemi, Università degli Studi “Tor Vergata”, Roma

3Dipartimento di Scienze Cardiologiche Toraciche e Vascolari e di Sanità Pubblica, Università degli Studi, Padova

4Divisione di Cardiologia, Università degli Studi, Bari

5Istituto di Cardiologia, Università degli Studi “Magna Graecia”, Catanzaro

6Dipartimento di Scienze Cliniche Internistiche, Anestesiologiche e Cardiovascolari, Sapienza Università di Roma, Roma

7Dipartimento di Scienze Mediche e Sanità Pubblica, Università degli Studi, Cagliari

8Dipartimento di Medicina Sperimentale, Università degli Studi “Tor Vergata”, Roma

9Dipartimento di Specialità Medico-Chirurgiche, Scienze Radiologiche e Sanità Pubblica, Università degli Studi di Brescia-ASST Spedali Civili, Brescia

10Dipartimento di Patologia Chirurgica, Medica, Molecolare e dell’Area Critica, Università degli Studi, Pisa

11Dipartimento di Scienze Biomediche Avanzate, Università degli Studi di Napoli “Federico II”, Napoli

12Mediterranea Cardiocentro, Napoli

The coronavirus disease (COVID-19) pandemic has caused 2.69 million deaths and 122 million infections. Great efforts have been made worldwide to promptly develop effective vaccines and reduce morbidity and mortality rates from severe acute respiratory syndrome coronavirus 2 (SARS-CoV-2) infection. Available vaccines have proven highly effective at preventing symptomatic disease in clinical trials and real-world reports and are playing an essential role in flattening the epidemiology curve and, mostly, in reducing COVID-19 hospitalizations. Some concerns have been raised after very rare cases of myocarditis and pericarditis recently reported by the Centers for Disease Control and Prevention (CDC) as potentially associated with COVID-19 mRNA vaccinations, namely the Pfizer-BioNTech mRNA vaccine (BNT162b2) and the Moderna mRNA vaccine (mRNA-1273). Therefore, the aim of this document is to explore the possible link between COVID-19 mRNA vaccination and the development of myocarditis and/or pericarditis by performing a critical analysis of available data and to provide indications for specific subgroups of individuals.

Key words. Coronavirus; Epidemiology; Myocarditis; Vaccine.

INTRODUZIONE

La miocardite è una malattia infiammatoria del muscolo cardiaco, comunemente causata da infezioni da agenti virali, che interessa circa 10-20 soggetti su 100 000 ogni anno nella popolazione generale1,2. Lo sviluppo di miocardite (talvolta associata a pericardite) in seguito alla vaccinazione è un evento raro e costituisce circa lo 0.1% degli oltre 620 000 report presenti nel Sistema di Registrazione degli Eventi Avversi da Vaccino (VAERS) della Food and Drug Administration (FDA) degli Stati Uniti d’America in un arco temporale di 18 anni3,4. In passato, la maggior parte di questi eventi si è verificata in seguito alla somministrazione del vaccino con virus attenuato del vaiolo e, meno comunemente, dopo altri vaccini come quelli per difterite, tetano, polio, influenza ed epatite B3,5. Oggigiorno, la pandemia causata dall’infezione da coronavirus 2 (COVID-19) rappresenta una delle sfide più ardue per i sistemi sanitari, specialmente considerando il rischio di incremento di complicanze cardiovascolari ad esso correlate6. I vaccini oggi disponibili sono efficaci nel ridurre significativamente i tassi di morbilità e mortalità della sindrome respiratoria acuta severa da coronavirus 2 (SARS-CoV-2). Il loro ruolo nella prevenzione della malattia sintomatica è stato dimostrato negli studi clinici controllati, i “landmark trials”7-9, e in report “real world”10, e, pertanto, questi vaccini costituiscono una risorsa essenziale per appiattire la curva epidemiologica e, soprattutto, per ridurre le ospedalizzazioni da SARS-CoV-210. Tutti i vaccini contro il COVID-19 attualmente disponibili sono stati approvati in via sperimentale dalle autorità competenti dei diversi paesi. In data 23 agosto, il vaccino Pfizer-BioNTech è stato il primo ad essere autorizzato in via definitiva per soggetti di età >16 anni dalla FDA che ne ha certificato gli elevati standard di sicurezza, efficacia e qualità di produzione (https://www.fda.gov/emergency-preparedness-and-response/coronavirus-disease-2019-covid-19/comirnaty-and-pfizer-biontech-covid-19-vaccine), aprendo la strada all’adozione di un analogo provvedimento da parte degli altri enti regolatori, come ad esempio la European Medicines Agency (EMA), per questo ed altri vaccini nel prossimo futuro.

MIOCARDITI E PERICARDITI POST-VACCINO: STUDI CLINICI E REPORT “REAL WORLD”

Recentemente, ha suscitato preoccupazione la segnalazione da parte del Centro per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (Centers for Disease Control and Prevention, CDC) di rari casi di miocardite e pericardite potenzialmente associati alla vaccinazione mRNA contro il COVID-194,11, in particolare con vaccino ad mRNA Pfizer-BioNTech (BNT162b2) e Moderna (mRNA-1273).

In data 11 giugno 2021 sono stati registrati nel VAERS un totale di 1226 report di probabili casi di miocardite e pericardite a fronte di circa 300 milioni di dosi somministrate di vaccino mRNA contro il COVID-19, ammontando ad una prevalenza di circa 4.8 casi per milione di dosi somministrate (https://www.cdc.gov/vaccines/acip/meetings/slides-2021-06.html). I soggetti affetti erano per la maggior parte giovani uomini, dopo completamento del ciclo vaccinale con la seconda dose e manifestavano segni e sintomi di possibile miocardite e pericardite ad un tempo medio di 3 giorni dopo la vaccinazione. Circa il 40% (484 casi) dei report riguardavano individui di età <30 anni. Di questi, 323 report sono stati analizzati dal CDC e soddisfacevano i criteri per la diagnosi di miocardite/pericardite. In questa analisi, il tasso stimato di miocardite/pericardite in soggetti di età <30 anni dopo aver ricevuto la seconda dose del vaccino mRNA era di circa 40 casi per milione tra gli uomini e 4.2 casi per milione tra le donne. Considerando invece la fascia di età ?30 anni, questi tassi si riducevano significativamente a 2.4 e 1.0 per milione, rispettivamente in uomini e donne. Saranno necessari ulteriori studi per comprendere le cause di una differenza di genere così marcata nella miocardite post-vaccino nei giovani. Le presentazioni cliniche più comuni sono state il dolore toracico (>85%), alterazioni del tratto ST o dell’onda T e l’incremento degli enzimi di cardiomiocitonecrosi (entrambi >60%). Quasi tutti i pazienti (>95%) sono stati ricoverati in ospedale, ma la maggioranza è guarita completamente ed è stata dimessa senza alcun danno cardiaco residuo nel breve termine.

Nell’aggiornamento del 18 agosto, il numero totale di sospette pericarditi e miocarditi registrate nel VAERS in soggetti di età ?30 anni è aumentato a 1339 casi. Di questi, 778 report sono stati confermati da CDC ed FDA dopo revisione della relativa documentazione sanitaria. Alla luce di questi dati, il possibile rapporto causa-effetto tra vaccino e pericardite/miocardite e gli effetti a lungo termine della miocardite post-vaccino restano ancora non definiti e richiedono analisi dedicate.

Nei trial clinici sui vaccini ad mRNA contro il COVID-19 (“landmark trials”)7,9 non sono stati rilevati alert in merito alla sicurezza e, in particolare, allo sviluppo di miocardite post-vaccino. In dettaglio, nel trial clinico di fase 3, il vaccino BNT162b2 ha dimostrato un’efficacia del 52% a 12 giorni dopo la prima dose e del 95% a 3-4 settimane dopo la seconda dose in soggetti in salute e senza pregressa infezione da SARS-CoV-27. Bisogna inoltre considerare che l’incidenza di eventi avversi seri era simile nel gruppo vaccino vs placebo (0.6% vs 0.5%)7. Inoltre, uno studio recente, prospettico, osservazionale su una popolazione numerosa condotto nel Regno Unito ha indagato il tasso di eventi avversi a breve termine dopo la vaccinazione con BNT162b2 e ChAdOx1 nCoV-1910. In questo studio “real world”, gli effetti collaterali (prevalentemente minori e auto-limitanti) si sono verificati in meno di 1 persona su 4, una frequenza inferiore rispetto a quella riportata nei trial di fase 3. I soggetti giovani (?55 anni), le donne, pazienti con precedente infezione da SARS-CoV-2 e individui vaccinati con la seconda dose (“fully vaccinated”) avevano maggiore frequenza di eventi avversi sistemici come cefalea ed astenia, ma nessun episodio di miocardite10.

Al di fuori del Regno Unito, il Ministero della Salute Israeliano e il Dipartimento della Difesa degli Stati Uniti d’America hanno rilevato 148 casi di miocardite tra 10.4 milioni di soggetti vaccinati e 23 uomini appartenenti al personale militare dopo 2.8 milioni di dosi di vaccino somministrate11,12. L’incidenza di miocardite era più elevata in soggetti vaccinati con entrambe le dosi, uomini, adolescenti e giovani adulti tra i 16 ed i 30 anni, specialmente nel range tra i 16 ed i 19 anni11.

L’insorgenza di miocardite dopo vaccinazione in individui di età <18 anni appare meno frequente di quanto ipotizzato sulla base di report precedenti. In una recente analisi13 condotta in America su 9 milioni di soggetti tra i 12 e i 17 anni vaccinati esclusivamente con Pfizer BNT162b2, il riscontro di miocardite dopo la vaccinazione è stato pari a 4.4 casi per 100 000 soggetti, costituendo il 4.3% di tutti gli eventi avversi segnalati nel VAERS tra dicembre 2020 e luglio 2021. Fermo restando alcuni limiti sull’inquadramento e le tempistiche di insorgenza, il genere maschile si confermava associato ad un maggior rischio di miocardite post-vaccino. Questi dati andranno confermati in studi successivi, con criteri diagnostici stringenti, su questa popolazione.

Nonostante la presenza di criteri per miocardite all’indagine con risonanza magnetica cardiaca, la biopsia endomiocardica (BEM) è stata eseguita solo in 4 pazienti con sospetta miocardite dopo somministrazione di vaccino ad mRNA contro il COVID-19. In nessuno dei 4 pazienti vi erano elementi istologici caratteristici per miocardite14-16. La BEM è un’indagine invasiva che permette di raggiungere una diagnosi di certezza di miocardite17, ma è riservata a casi selezionati di pazienti con sospetta miocardite in quanto è associata ad un rischio modesto dell’1% di complicanze maggiori anche in centri esperti nella procedura18,19. Pertanto, è importante notare che il ricorso alla BEM per la diagnosi di miocardite post-vaccino è stato ad oggi poco frequente proprio in virtù della presentazione clinica predominante con sindrome a basso rischio cardiovascolare a risoluzione completa e spontanea in breve tempo nella maggior parte dei pazienti20.

Sebbene questi report meritino attenzione e siano fonte di riflessione per possibili effetti collaterali post-vaccinazione nei giovani adulti, è necessario interpretare con cautela i dati ed analizzare criticamente alcuni elementi4:

• In primo luogo, bisogna considerare che i vaccini ad mRNA hanno un profilo di sicurezza maggiore rispetto a quelli impiegati in passato poiché contengono dei nucleosidi mRNA modificati che codificano per la glicoproteina virale spike del SARS-CoV-2. Questi vaccini ad mRNA non contengono alcuna traccia di virus vivo7,9 a differenza di altri vaccini contro il COVID-19 attualmente disponibili, come ad esempio ChAdOx1 nCoV-19, che utilizzano un vettore virale ad adenovirus contenente la glicoproteina virale spike del SARS-CoV-2 per indurre la risposta immunitaria8. Studi recenti hanno osservato una riduzione nell’incidenza di infezione SARS-CoV-2 asintomatica e nell’infettività in pazienti vaccinati con BNT162b2 mRNA21. L’infezione intercorrente dopo vaccinazione (“vaccine breakthrough infection”) è definita come l’identificazione di RNA SARS-CoV-2 o del suo antigene in campione respiratorio raccolto da un soggetto a ?14 giorni dalla somministrazione della seconda dose del vaccino. L’impatto della vaccinazione sulle infezioni intercorrenti in operatori sanitari vaccinati con entrambe le dosi è stato recentemente indagato da Bergwerk et al.21. In questo studio, il tasso di infezioni intercorrenti nei 4 mesi successivi alla somministrazione della seconda dose del vaccino BNT162b2 mRNA è stato estremamente basso, costituendo lo 0.4% di tutti i casi. Questi pazienti erano asintomatici o paucisintomatici e meno contagiosi rispetto ai soggetti non vaccinati. Sono necessari ulteriori studi per confermare questi risultati alla luce della diffusione di nuove varianti del virus, come ad esempio la delta.

• In secondo luogo, sebbene sia un utile strumento di monitoraggio su larga scala, il VAERS presenta alcuni limiti da considerare: a) accetta tutte le segnalazioni indipendentemente dalla qualità e dalla completezza delle informazioni, b) i dati non consentono di determinare un rapporto causa-effetto tra la vaccinazione e gli episodi di pericardite/miocardite, e c) è soggetto a bias nella registrazione dei report22. Pertanto, sono necessari studi futuri condotti su popolazioni numerose e senza bias di selezione per indagare la frequenza delle miocarditi post-vaccino contro il COVID-19.

• In terzo luogo, non sono emersi alert di sicurezza rispetto ai vaccini mRNA nei trial clinici7,9.

• Inoltre, il tasso stimato di miocardite e pericardite post-vaccino è largamente inferiore (di circa 10 volte) a quello osservato nella popolazione generale23, sebbene l’epidemiologia sia in corso di studio.

• Di recente è stata pubblicata sul New England Journal of Medicine24 un’analisi derivata dai dati del registro israeliano “Clalit Health Services” che ha stimato il rischio di eventi cardiovascolari di due serie contemporanee di pazienti: coorte di soggetti sani vaccinata con BNT162b2 mRNA vs coorte non vaccinata e con infezione da SARS-CoV-2 documentata con reazione polimerasica a catena virale. I pazienti sono stati seguiti per 42 giorni, a partire dal giorno della somministrazione della prima dose di vaccino contro il COVID-19. Nonostante alcuni limiti dello studio, i risultati evidenziano un profilo di rischio-beneficio fortemente a favore della vaccinazione contro il COVID-19, anche in merito al possibile sviluppo di miocardite post-vaccino. Infatti, la coorte di pazienti non vaccinati e con infezione da SARS-CoV-2 ha sperimentato un rischio di miocardite significativamente superiore rispetto a quello osservato nella coorte di soggetti vaccinati con BNT162b2 mRNA, rispettivamente, nell’ordine di 11 casi vs 2.7 casi per 100 000 individui. Inoltre, è importante notare che la coorte vaccinata ha sviluppato la miocardite in forma clinica lieve e a rapida risoluzione.

• Infine, sebbene sia plausibile ipotizzare l’esistenza di una relazione tra vaccinazione mRNA contro il COVID-19 e miocardite, l’associazione temporale, per quanto suggestiva, non è una prova di causalità e solo studi dedicati potranno chiarire questo aspetto4,11.

MIOCARDITE E PERICARDITE POST-VACCINO: POSSIBILI MECCANISMI, ETEROGENEITÀ DI DEFINIZIONE ED INDICAZIONI UFFICIALI

La pandemia COVID-19 in corso è uno scenario a rapida evoluzione con numerosi “unmet needs” ed aree grigie, incluso il possibile meccanismo alla base degli episodi miocarditici e pericarditici post-vaccino. Secondo una delle ipotesi più promettenti per la possibile relazione tra vaccinazione e miocardite, una risposta iperimmune alla seconda dose del vaccino è plausibile nei giovani adulti, anche considerando che gli adolescenti presentano una risposta immunitaria più robusta all’infezione SARS-CoV-2 rispetto agli adulti (multisystem inflammatory syndrome in children)25. Nel caso in cui questa ipotesi trovasse conferme, alcune misure potenzialmente utili per ridurre il rischio di miocardite in soggetti di età <30 anni potrebbero includere l’adozione di un intervallo temporale più lungo tra la somministrazione della prima e della seconda dose rispetto agli adulti e la riduzione del contenuto della seconda dose25.

L’EMA e le altre autorità sanitarie continueranno a monitorare la sicurezza e l’efficacia dei vaccini con l’incremento progressivo della copertura vaccinale con seconda dose negli adolescenti e giovani adulti. Nel frattempo, “i professionisti sanitari dovrebbero stare all’erta per rilevare segni e sintomi di miocardite e pericardite. Dovrebbero informare i soggetti che ricevono questi vaccini (ad mRNA) di rivolgersi immediatamente al proprio medico di fiducia in caso di sintomi suggestivi di miocardite o pericardite. Questi includono la dispnea, un ritmo cardiaco irregolare ed il dolore toracico”, come raccomandato dall’EMA in una nota ufficiale pubblicata il 9 luglio 2021 (https://www.ema.europa.eu/en/news/comirnaty-spikevax-possible-link-very-rare-cases-myocarditis-pericarditis).

Studi ulteriori su larga scala consentiranno di stimare la reale incidenza della miocardite dopo vaccinazione mRNA contro il COVID-19. Tuttavia, per condurre questa analisi è essenziale definire i criteri diagnostici della miocardite e pericardite di origine vaccinale, ad oggi ancora incerti. Mentre la miocardite e la pericardite non associate a vaccinazione sono entità nosologicamente definite da specifici criteri clinici, laboratoristici, di imaging ed istologici (per la miocardite)17,26, non è chiaro come definire le forme da sospetta origine vaccinale. L’analisi dei dati disponibili sembrerebbe suggerire che l’intervallo tra esordio clinico e vaccinazione sia ridotto. Infatti, nella maggior parte dei report si è osservata l’insorgenza di segni e sintomi di pericardite e miocardite a breve distanza dal completamento del ciclo vaccinale con seconda dose. Una recente analisi23 condotta in 40 ospedali americani ha indagato l’insorgenza di miocardite e pericardite in 2 000 287 soggetti (59% erano donne) vaccinati tra febbraio e maggio 2021 con almeno una dose di vaccino contro il COVID-19: 52.6% con BNT162b2 (Pfizer-BioNTech), 44.1% con mRNA-1273 (Moderna) e 3.1% con Ad26.COV2.S (Janssen/Johnson & Johnson). In questo studio, la miocardite si è verificata in 20 soggetti con un’incidenza di 1 per 100 000 individui, mentre la pericardite si è verificata in 37 soggetti con un’incidenza di 1.8 per 100 000 individui. In linea con dati precedenti, entrambe le patologie si confermavano più frequenti nel sesso maschile (70-75% erano uomini). In particolare, rispetto alla pericardite, la miocardite esordiva a più breve distanza dalla vaccinazione (in media 3.5 vs 20 giorni) ed in soggetti più giovani (in media 36 vs 59 anni)23.

Attualmente non sono disponibili dati solidi per definire l’intervallo temporale successivo alla seconda dose di vaccino ad mRNA contro il COVID-19 entro il quale la miocardite o la pericardite possano essere considerate con ragionevole certezza di origine vaccinale. La finestra a maggior rischio cardiovascolare è quella successiva alla somministrazione della seconda dose del vaccino. Gli elementi per comprendere questo dato potrebbero essere correlati all’intervallo che intercorre tra la prima e la seconda dose e all’impostazione della risposta immunitaria.

Quasi tutti i casi ad oggi noti si sono presentati entro 21 giorni dal completamento del ciclo vaccinale e, nella maggior parte dei report, il cluster predominante si è osservato a 6 giorni dalla seconda dose di vaccino (Tabella 1)4,12-15,23,24,27-29.





L’Agenzia Italiana del Farmaco (AIFA) in una nota informativa pubblicata il 19 luglio 2021 in accordo con EMA riguardo ai vaccini ad mRNA riportava che “i casi di miocarditi e pericarditi si sono verificati principalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione. Il Comitato per la Valutazione dei Rischi in Farmacovigilanza (PRAC) dell’EMA ha valutato tutti i dati disponibili e ha concluso che una correlazione causale tra i vaccini a mRNA contro il COVID-19 e miocardite e pericardite sia almeno una ragionevole possibilità” (https://www.aifa.gov.it/en/-/vaccini-a-mrna-anti-covid-19-comirnaty-e-spikevax- rischio-di-miocardite-e-di-pericardite). Dopo valutazione dei dati di farmacovigilanza del vaccino ad mRNA BNT162b2 in relazione ai casi di miocardite e pericardite, la FDA ha emanato una nota ufficiale pubblicata in data 3 settembre 2021 secondo cui “i dati dimostrano un rischio incrementato, particolarmente nei 7 giorni successivi alla somministrazione della seconda dose di vaccino. Il rischio osservato è maggiore negli uomini under 40 rispetto alle donne e agli uomini over 40. Il rischio è massimo negli uomini tra i 12 ed i 17 anni” (https://www.fda.gov/vaccines-blood-biologics/qa-comirnaty-covid-19-vaccine-mrna).

Alla luce dei report ad oggi pubblicati, a nostro parere è possibile identificare una ragionevole relazione tra miocardite e pericardite e vaccinazione nelle forme con esordio clinico entro un intervallo temporale “inferiore a 15 giorni dalla somministrazione della seconda dose di vaccino ad mRNA”. Intervalli temporali maggiori (fino a 21 giorni) rendono più debole la possibile relazione.

L’identificazione di un criterio temporale condiviso per la diagnosi è di fondamentale importanza per indagare l’epidemiologia e per costituire dei registri che raccolgano i dati dei pazienti con miocardite e pericardite post-vaccino, specialmente poiché questi casi aumenteranno in parallelo con l’incremento del numero dei soggetti completamente immunizzati. Sebbene i dati di outcome a breve termine siano rassicuranti, è necessario descrivere la storia naturale e l’evoluzione delle miocarditi e pericarditi post-vaccino per comprendere se queste siano assimilabili o costituiscano delle entità distinte rispetto alle forme non associate a vaccino.

INDICAZIONI NELLA POPOLAZIONE GENERALE E IN SOTTOGRUPPI SPECIFICI

L’analisi critica dei dati attualmente disponibili supporta le seguenti considerazioni:

• La vaccinazione contro il COVID-19 è fortemente raccomandata per prevenire complicanze maggiori ed il decesso nella popolazione generale. Infatti, la valutazione rischio-beneficio per la vaccinazione contro il COVID-19 mostra attualmente un bilancio favorevole alla luce delle potenziali complicanze cardiovascolari e non cardiovascolari associate a questa malattia nel breve e lungo termine6 e la lunga aspettativa di vita in soggetti giovani senza comorbilità maggiori.

• Pazienti che hanno sviluppato un episodio miocarditico o pericarditico in seguito alla prima dose non devono ricevere la seconda dose dello stesso vaccino ad mRNA, ma completare il ciclo di immunizzazione con un vaccino differente, specialmente in caso di soggetti giovani e di sesso maschile.

• I pazienti con un episodio pregresso o recente (<6 mesi) di pericardite/perimiocardite/miocardite rappresentano una popolazione “vulnerabile” in cui è consigliabile mantenere un atteggiamento prudenziale. Pertanto, raccomandiamo di posticipare di almeno 6 mesi la somministrazione di vaccino ad mRNA contro il COVID-19 e, al termine di questo periodo, di posticipare ulteriormente la vaccinazione in presenza di incrementi persistenti o “relapsing” della troponina sierica, monitorando i pazienti con valutazioni cardiologiche regolari.

• Infine, un gruppo peculiare è rappresentato dai soggetti con malattie immunomediate o in corso di terapia immunosoppressiva cronica19,30. In questo scenario, è necessaria la massima cautela nella somministrazione di vaccini, specialmente nei giovani30, poiché in questi pazienti “predisposti” una risposta immunitaria contro la glicoproteina spike virale potrebbe innescare un danno cardiaco immunomediato per mimetismo molecolare31. L’analisi di costo-efficacia per la vaccinazione contro il COVID-19 in questa popolazione richiederà nel futuro prossimo studi dedicati32.

CONCLUSIONI

Allo stato attuale delle conoscenze e dei report “real world”, casi di miocardite e pericardite in giovani individui, prevalentemente di sesso maschile, dopo la vaccinazione mRNA contro il COVID-19 si possono verificare molto raramente e, comunemente, si manifestano con forme cliniche lievi caratterizzate da un’evoluzione favorevole. Nonostante questi rari eventi, in corso di pandemia, il bilancio tra rischio e beneficio è decisamente a favore della vaccinazione contro il COVID-1933. Non esistono ad oggi dimostrazioni di una relazione certa causa-effetto tra vaccinazione e sviluppo di miocardite e pericardite, nonostante il breve intervallo temporale tra i due eventi suggerisca la presenza di una relazione. La farmacovigilanza ha un ruolo fondamentale, deve proseguire con grande impegno e la comprensione dei possibili meccanismi alla base degli episodi miocarditici saranno fondamentali per identificare i candidati migliori per ciascun tipo di vaccino contro il COVID-19 e per una gestione clinica ragionata dei casi di miocardite post-vaccino.

RIASSUNTO

La pandemia COVID-19 in poco più di un anno ha causato 2.69 milioni di decessi e 122 milioni di contagi. La ricerca scientifica in uno sforzo senza precedenti è riuscita a sviluppare nell’arco di pochi mesi dei vaccini efficaci e ragionevolmente sicuri contro il COVID-19. I vaccini hanno contribuito significativamente a ridurre i tassi di morbilità e mortalità della sindrome respiratoria acuta severa da coronavirus 2 (SARS-CoV-2). Il loro ruolo nella prevenzione della malattia sintomatica è stato dimostrato negli studi clinici controllati ed in report “real world”, confermandoli come risorsa essenziale per appiattire la curva epidemiologica e, soprattutto, per ridurre le ospedalizzazioni da SARS-CoV-2. Recentemente, hanno suscitato preoccupazioni le segnalazioni da parte dei Centri per il Controllo e la Prevenzione delle Malattie (CDC) di rari casi di miocardite e pericardite potenzialmente associati a vaccinazione mRNA contro il COVID-19, in particolare con vaccino ad mRNA Pfizer-BioNTech (BNT162b2) e Moderna (mRNA-1273). Lo scopo di questo documento è quindi quello di esplorare la possibile relazione tra vaccini ad mRNA contro il COVID-19 e sviluppo di miocardite e pericardite attraverso una analisi critica delle evidenze ad oggi disponibili e fornire delle indicazioni in sottogruppi specifici di soggetti.

Parole chiave. Coronavirus; Epidemiologia; Miocarditi; Vaccini.

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30. Boekel L, Kummer LY, van Dam KPJ, et al. Adverse events after first COVID-19 vaccination in patients with autoimmune diseases. Lancet Rheumatol 2021;3:e542-5.

31. Baggio C, Gagno G, Porcari A, et al. Myocarditis: which role for genetics? Curr Cardiol Rep 2021;23:58.

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33. Indolfi C, Barillà F, Basso C, et al. Position paper della Società Italiana di Cardiologia (SIC): Priorità del vaccino COVID-19 nei pazienti con patologie cardiovascolari. G Ital Cardiol 2021;22:363-75.

https://www.giornaledicardiologia.it/archivio/3689/articoli/36747/

cardiologi - 23/03/2023 19:58

Vaccino Covid, rischio miocardite: la nuova scoperta
C'è una correlazione tra il completamento del ciclo vaccinale anti Covid e l'insorgenza di miocarditi in una sola fascia della popolazione

Uno studio condotto su 23,1 milioni di cittadini della Danimarca, della Finlandia, della Norvegia e della Svezia ha svelato il collegamento tra la prima e la seconda dose dei vaccini anti Covid a mRna e l’aumento del rischio di sviluppare una miocardite. Dalla ricerca è emerso che effettivamente una fascia della popolazione era più esposta a sviluppare questo quadro clinico dopo il completamento del ciclo vaccinale.

Vaccino Covid, rischio miocardite: come è stato condotto lo studio
Gli scienziati dei quattro Paesi hanno avviato l’estensiva indagine dopo i tanti casi segnalati di miocardite e pericardite dopo la somministrazione dei vaccini anti Covid a mRna. Hanno valutato le cartelle cliniche di 23.122.522 individui sopra i 12 anni, di cui il 49,8% di sesso maschile e il 50,2% di sesso femminile, dal 27 dicembre 2020 fino al 5 ottobre 2021.

Sono stati presi in considerazione i dati dei registri sanitari nazionali sull’esposizione a Sars-Cov-2, sulla vaccinazione e i mix con i preparati Comirnaty di Pfizer e BioNTech, SpikeVax di Moderna e Vaxzevria di AstraZeneca, su eventuali diagnosi di miocardite o pericardite.

Cosa è emerso dallo studio dei casi di miocardite tra i vaccinati
Dai risultati è emerso un aumento del rischio di sviluppare problemi al cuore dopo la seconda dose per i giovani di sesso maschile tra i 16 e i 24 anni.

Dopo due dosi di vaccino Pfizer e BioNTech è stato riscontrato un eccesso di miocarditi pari a 5,55 ogni 100 mila soggetti.
Dopo due dosi di vaccino Moderna è stato riscontrato un eccesso di miocarditi pari a 18,39 ogni 100 mila soggetti.
Dopo due somministrazioni con vaccinazione eterologa è stato riscontrato un eccesso di miocarditi pari a 27,49 ogni 100 mila soggetti.
Rickard Ljung, tra gli autori dello studio, ha spiegato a Medscape che “è stato dimostrato chiaramente un rischio maggiore di miocardite dopo la vaccinazione con il preparato di Moderna rispetto a quello di Pfizer e BioNTech”. Già in passato diversi scienziati lo avevano ipotizzato, spingendo l’Ema a modificare i bugiardini dei vaccini a mRna, come spiegato qui, ma la conferma è arrivata solo con questo studio.

Nel gruppo dei giovani uomini tra i 16 e i 24 anni, ha sottolineato, quelli vaccinati con Pfizer e BioNTech avevano un rischio di contrarre la miocardite 5 volte superiore al gruppo dei non vaccinati, e quelli vaccinati con Moderna di 15 volte superiore.

Rischio miocardite aumentato con il vaccino Moderna: le conclusioni
Gli esperti raccomandano dunque di destinare agli adolescenti maschi e giovani adulti le dosi del vaccino prodotto da Pfizer e BioNTech, e sottolineano l’importanza di sottoporsi all’iniezione, considerando che immunizzarsi permette di prevenire le miocarditi correlate all’infezione da Covid, i ricoveri in ospedale, le complicanze a lungo termine e, ovviamente, la patologia grave e la morte.

Inoltre, come è ormai ben noto e come stiamo osservando in Italia, un’alta copertura vaccinale permette di ostacolare la diffusione del coronavirus e l’insorgenza di nuove varianti più pericoloso, proteggendo le persone fragili e immunocompromese e permettendo agli ospedali di lavorare a pieno regime senza reparti saturi.

xx - 23/03/2023 19:56

Notifiche di casi sospetti di effetti indesiderati dei vaccini anti-COVID-19 in Svizzera
Periodo di riferimento 01.01.2021–28.06.2022
15 578 notifiche di casi sospetti analizzate – le notifiche confermano il profilo rischi-benefici complessivamente positivo dei vaccini
Fino al 28 giugno 2022 sono state esaminate 15 578 notifiche di sospette reazioni avverse da medicamenti.

9678 (62,1 %) sono state segnalate come «non gravi», 5900 casi sospetti (37,9 %) sono stati notificati a Swissmedic come «gravi».1 Nella maggior parte dei casi, una notifica contiene più di una reazione. In totale sono state notificate 48 779 reazioni, il che corrisponde a una media di 3,13 reazioni per notifica.

1 Sono gli autori delle notifiche stessi a stabilire se classificare i casi come gravi o non gravi. Secondo la prassi internazionale di farmacovigilanza, questa classificazione viene corretta solo per gli eventi segnalati come non gravi nel caso in cui la reazione avversa debba essere classificata come grave sulla base di ulteriori informazioni, ad esempio perché è stato necessario un intervento medico.

Notifiche esaminate
15 578
Totale notifiche di effetti indesiderati della vaccinazione
Non gravi
9678 (62,1 %)
Segnalate come non gravi
Tasso di notifica
0,98
Notifiche per 1 000 dosi iniettate
Gravi
5900 (37,9 %)
Segnalate/classificate come gravi
Dosi somministrate
15 815 291
Dosi di vaccino somministrate CH e FL (21.12.2020–27.06.2022)
Persone vaccinate
6 114 523
Persone vaccinate con min. 1 dose (27.06.2022)
Qualificazione del rilevatore primario
Secondo la legge sugli agenti terapeutici (LATer), chi esercita una professione sanitaria è tenuto a notificare a Swissmedic gli effetti collaterali gravi e gli effetti finora sconosciuti. 6999 (45%) notifiche sono state inoltrate da operatori sanitari. I cittadini possono notificare volontariamente sospetti effetti collaterali dei medicamenti: 8550 (55%) notifiche sono state inviate direttamente dalle persone colpite, dai pazienti o dai familiari.

Qualificazione del rilevatore primario
0
2,000
4,000
6,000
8,000
10,000
Medico
Farmacista
Altro professionista
della salute
Avvocato
Pazienti, cittadini
5493 (35,3 %)
1023 (6,5 %)
1023 (6,5 %)
483 (3,1 %)
483 (3,1 %)
3 (0,2 %)
3 (0,2 %)
8550 (54,9 %)
Annotatore primario Numero
Medico 5,493
Farmacista 1,023
Altro professionista della salute 483
Avvocato 3
Pazienti, cittadini 8,550
Età e sesso delle persone colpite
La maggior parte degli interessati (66,9%) aveva un’età compresa tra i 18 e i 64 anni (in media 50,1 anni). La percentuale di persone di età superiore ai 65 anni era del 19,7% e quella di persone di età compresa tra i 12 e i 17 anni del 1,3%.

Età delle persone
0
2,000
4,000
6,000
>= 75 anni
65 - 74 anni
45 - 64 anni
18 - 44 anni
12 - 17 anni
2 - 11 anni
28 giorni a 23 mesi
0 - 27 giorni
sconosciuto
1650
1421
4860
5542
180
180
15
15
7
7
0
0
1877
Età Numero
>= 75 anni 1,650
65 - 74 anni 1,421
45 - 64 anni 4,860
18 - 44 anni 5,542
12 - 17 anni 180
2 - 11 anni 15
28 giorni a 23 mesi 7
0 - 27 giorni 0
sconosciuto 1,877
9662 (62,1%) notifiche riguardavano le donne, 5457 (35,1%) notifiche riguardavano gli uomini. In alcune notifiche mancano informazioni sull’età o sul sesso.

Genere delle persone coinvolte
Uomini
Femmine
Sconosciuto
62.1%
35.1%
Genere Dati
Uomini 5,457
Femmine 9,662
Sconosciuto 433
Valutazioni di vaccini individuali
10 751 (69%) notifiche si riferiscono al vaccino anti-COVID-19 Spikevax® di Moderna (il vaccino impiegato per circa il 62% delle dosi somministrate e il più utilizzato in Svizzera) e 4357 (28%) al Comirnaty® di Pfizer/BioNTech (utilizzato per circa il 37 % delle dosi somministrate). In alcuni casi non è stato specificato il vaccino.

Numero di notifiche di casi sospetti per vaccino e dose
Vaccino

Totale delle segnalazioni

Non gravi

Gravi

Dosi totali di vaccino * [3]

Spikevax® (Moderna) [1]

8656 (55,6 %)

5605 (57,9 %)

3051 (51,7 %)

9 862 231 (62,4 %)

Spikevax® (Moderna) [2]

2095 (13,4 %)

1508 (15,5 %)

587 (9,9 %)

Comirnaty® (Pfizer/BioNTech) [1]

3913 (25,1 %)

2092 (21,6 %)

1821 (30,9 %)

5 891 454 (37,2 %)

Comirnaty® (Pfizer/BioNTech) [2]

444 (2,9 %)

257 (2,7 %)

187 (3,2 %)

COVID-19 Vaccine Janssen [1]

146 (0,9 %)

74 (0,8 %)

72 (1,2 %)

61 606 (0,4 %)

Sconosciuto [1]

295 (1,9 %)

126 (1,3 %)

169 (2,9 %)



Sconosciuto [2]

29 (0,2 %)

16 (0,2 %)

13 (0,2 %)



Totale

15 578 (100 %)

9678 (100 %)

5900 (100 %)

15 815 291 (100 %)

[1] Immunizzazione di base (due dosi di vaccino)

[2] Vaccinazione di richiamo (dose booster)

[3] Immunizzazione di base e booster



* Svizzera e Principato del Liechtenstein, 21.12.2020–27.06.2022 (Fonte: UFSP)

Notifiche classificate come gravi
Circa il 37,9 % dei casi è stato classificato come grave dagli autori delle notifiche. In queste notifiche, l’età media delle persone colpite è di 52,6 anni. Sono stati riportati con maggiore frequenza febbre, mal di testa, affaticamento, brividi, nausea e vertigini. Queste reazioni note prevalgono anche nei casi non gravi.

In 216 dei casi gravi sono stati registrati decessi a differenti intervalli di tempo dalla vaccinazione. L’età media delle persone decedute era di 79 anni. Analizzando questi casi in maniera più approfondita, vi erano altre cause più probabili che potevano spiegare l’evento sulla base dei dati a disposizione, nonostante un’associazione temporale con la vaccinazione.

Reazioni correlate alla vaccinazione notificate e apparati interessati in base ai vaccini
COVID-19 Vaccine Moderna
Comirnaty®
COVID-19 Vaccine Janssen
Le notifiche di effetti indesiderati finora ricevute e analizzate non incidono sul profilo rischi-benefici positivo dei vaccini anti-COVID-19 utilizzati in Svizzera. Gli effetti collaterali noti dei vaccini anti-COVID-19 sono elencati nelle informazioni sul medicamento e vengono costantemente aggiornati e pubblicati sul sito www.swissmedicinfo.ch.

Le notifiche pervenute di presunte reazioni avverse da medicamenti successive alle vaccinazioni contro il COVID-19, vengono esaminate in collaborazione con i centri regionali di farmacovigilanza, soprattutto con il centro di riferimento ticinese presso l’Ente Ospedaliero Cantonale EOC.
Il prossimo rapporto di casi sospetti di effetti indesiderati dei vaccini anti-COVID-19 in Svizzera verrà pubblicato il 26 agosto 2022.
Il rapporto più recente sulle notifiche di casi sospetti di effetti indesiderati dei vaccini anti COVID-19 in Svizzera è disponibile al seguente permalink: www.swissmedic.ch/covid-19-vaccines-safety-update-it
Informazioni da parte di Swissmedic su singoli aspetti relativi alla sicurezza
Notifiche di casi di orticaria dopo la vaccinazione di richiamo

Il profilo degli effetti collaterali notificati dopo la vaccinazione di richiamo o la terza vaccinazione è sostanzialmente simile al profilo dopo la prima e la seconda vacci-nazione. Fanno tuttavia eccezione i casi di orticaria notificati a Swissmedic soprat-tutto dopo le vaccinazioni di richiamo con Spikevax.

Fino al 28 giugno 2022 sono pervenute 1228 notifiche in correlazione temporale con la vaccinazione (intervallo di 0-72 giorni), inviate in gran parte (circa il 78%) direttamente dalle persone interessate. I casi notificati sono spesso caratterizzati da orticaria a insorgenza ritardata in varie parti del corpo, che compare in media circa 11 giorni dopo la vaccinazione di richiamo e provoca disturbi ricorrenti per un periodo di tempo prolungato. Il quadro clinico descritto in molte notifiche corrisponde più probabilmente a un’orticaria spontanea acuta (durata < 6 settimane) o cronica (durata > 6 settimane). Le notifiche sono state inviate in media 32 giorni dopo l’insorgenza dei sintomi e nella maggior parte delle persone interessate i disturbi a quel punto non erano ancora scomparsi. Il 60% delle notifiche pervenute riguarda donne, il 40% uomini. L’età media è di circa 40 anni.

L’orticaria è una malattia relativamente comune, che può essere correlata a molte cause diverse. Di questo va tenuto conto quando si valutano i casi notificati rispetto a oltre 2,23 milioni di vaccinazioni di richiamo somministrate con Spikevax.

Nell’ambito delle ulteriori indagini sui casi di orticaria notificati, Swissmedic è in contatto con altre autorità di controllo dei medicamenti a livello internazionale, con esperti di medicina e con il fabbricante.

Le conoscenze relative all’insorgenza dell’orticaria in correlazione con le vaccinazioni di richiamo con Spikevax vengono inserite nelle informazioni sul prodotto.

Miocardite / pericardite

Dopo la vaccinazione con i vaccini a mRNA anti-COVID-19 sono stati riportati molto raramente casi di miocardite e pericardite (infiammazione del muscolo cardiaco/del pericardio). I casi si sono verificati generalmente nei 14 giorni successivi alla vaccinazione, più spesso dopo la seconda dose e in uomini più giovani.

Il personale medico dovrebbe prestare attenzione ai segni e ai sintomi di miocardite e pericardite e consigliare alle persone vaccinate di richiedere immediatamente una consultazione o assistenza medica in caso di dolore toracico, respiro affannoso, palpitazioni cardiache o aritmie. Se si manifestano tali sintomi, si dovrebbero evitare elevati sforzi fisici fino a quando non viene chiarita la causa.

In Svizzera, fino al 28 giugno 2022, dopo la somministrazione di oltre 15,82 milioni di dosi di vaccino, sono state esaminate 414 notifiche di casi sospetti di miocardite e/o pericardite. 93 di questi casi si sono verificati in relazione temporale alla vaccinazione con Comirnaty (di cui 19 dopo la terza vaccinazione) e 305 con Spikevax (di cui 24 dopo la terza vaccinazione), in 12 casi non si sa ancora di quale vaccino si tratti e 4 casi sono stati riportati dopo la somministrazione del vaccino anti-COVID-19 di Janssen. Le persone colpite erano prevalentemente di sesso maschile (n = 300, 72,46 %) e l’età media era di 34,7 anni (mediana 34, fascia d’età 14-88 anni). Le persone colpite hanno ricevuto un trattamento medico e la maggior parte si è già ripresa. Attualmente non vi sono prove che accertino un incremento delle notifiche di miocardite e/o pericardite dopo il booster o la terza vaccinazione.

Diversi studi hanno dimostrato che le infiammazioni del muscolo cardiaco e del pericardio sono state osservate più frequentemente in persone di età inferiore ai 30 anni dopo la vaccinazione con Spikevax che dopo la vaccinazione con Comirnaty. I dati pubblicati di recente vengono continuamente analizzati e, se necessario, integrati nelle raccomandazioni di vaccinazione per i vaccini a mRNA anti-Covid-19 definite dalla Commissione federale per le vaccinazioni (CFV).

https://www.swissmedic.ch/swissmedic/it/home/news/coronavirus-covid-19/covid-19-vaccines-safety-update-16.html

anonimo - 23/03/2023 19:55

dal sito VERONESI

Di quanto aumenta la probabilità di una miocardite dopo il vaccino per Covid-19? E dopo l’infezione? È una delle questioni più studiate e dibattute da quando questa condizione infiammatoria del cuore è stata inclusa fra i possibili effetti collaterali della vaccinazione contro il virus Sars-CoV-2. Ora uno studio britannico su quasi 43 milioni di persone, pubblicato sulla rivista Circulation dedicata alla ricerca sulla salute cardiovascolare, conferma sostanzialmente quanto emerso finora. Ovvero che:

il rischio di miocardite da vaccino resta basso
è più alto nei giovani maschi rispetto al resto della popolazione
è di parecchio inferiore a quello di miocardite da Covid-19, anche dopo terze dosi e dosi booster.


MIOCARDITI, VACCINI E COVID-19
I ricercatori, afferenti a varie università britanniche e coordinati dall’Università di Oxford, hanno fatto i conti con i dati di persone con più di 13 anni vaccinate per Covid-19 fra il dicembre 2020 e il dicembre 2021, andando a considerare i casi di miocardite in relazione o alla vaccinazione o all’infezione da Sars-CoV-2. Si tratta di un bacino decisamente ampio, in tutto 42.842.345 individui che hanno ricevuto almeno una dose di vaccino, di cui 21.242.629 hanno avuto 3 dosi e 5.934.153 hanno avuto l’infezione, prima o dopo la vaccinazione. Fra loro, i ricercatori sono andati a cercare chi aveva avuto episodi di miocardite nei 28 giorni dopo gli eventi che si volevano valutare: la vaccinazione e il test positivo per Covid-19.

Ecco i risultati.


I DATI PIÙ IN DETTAGLIO
Un primo dato importante è che le miocarditi acute sono un evento raro: su quasi 43 milioni di individui, 2.861 persone sono state ricoverate o sono morte per miocardite nell’anno di osservazione, significa lo 0,007% della popolazione considerata. Di questi casi, 617 si sono verificati nei 28 giorni dopo un vaccino Covid-19 (in 514 casi si è trattato di un ricovero ospedaliero).


MIOCARDITE ASSOCIATA ALLA VACCINAZIONE
In che modo il rischio di miocardite è cambiato nel mese successivo ad una vaccinazione anti-Covid? Un aumento di rischio di miocardite rispetto a quello atteso è stato rilevato nei 28 giorni dopo la somministrazione dei vaccini considerati (a vettore virale, Oxford AstraZeneca, o a m-RNA, Pfizer e Moderna). Il rischio è stato fra 1,33 e 1,72 volte più alto con i vaccini AstraZeneca e Pfizer, in tutti i casi è stato di gran lunga inferiore a quello correlato al Covid-19, tranne che dopo la seconda dose di Moderna, vaccino che nel Regno Unito è stato somministrato in quell’anno soprattutto a persone giovani, difficile quindi generalizzare il dato a tutta la popolazione. Infatti nel complesso, più esposti al rischio da miocardite da vaccino sono risultati gli uomini sotto i 40 anni, come già emerso da altre analisi, e soprattutto dopo una seconda dose di vaccino Moderna.

gianni - 23/03/2023 19:53

Chi sarebbe GIordano? Sarebbe vocina?!?!? Se è vocina che ha detto che i vaccini erano pericolosi, allora vuol dire che non sono pericolosi.

anonimo - 23/03/2023 05:20

4 dose mi ha rovinato
Perso 18 kg depressione piaghe ed ematomi inspiegabili
Ma tutti dicono chi non dipende dal vaccino
OVVIO !!!!!

Hugo - 22/03/2023 20:25

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