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  • 18/04/2023 18:39

Libia: improvviso picco di arresti di cristiani

Libia: improvviso picco di arresti di cristiani Nuovi arresti nelle ultime tre settimane in Libia, questa volta si tratta di tre cristiani stranieri. Questi si aggiungono ai sette libici arrestati in precedenza, trattenuti dopo essere comparsi in un video dove, con volto sfocato, raccontavano come erano giunti alla fede in Gesù decidendo di lasciare l’islam. Gli arresti sono avvenuti per mano dell’Agenzia per la Sicurezza Interna (ISA), affiliata alle Radaa, l’unità di polizia militare islamista radicale per operazioni speciali, con l’accusa di apostasia e proselitismo. L'ISA, che ora si occupa anche del monitoraggio di dissidenti politici e persone coinvolte in attività considerate non islamiche, è specializzata nella gestione della criminalità organizzata di alto profilo. La Libia si trova alla posizione n.5 della World Watch List, la lista redatta ogni anno da Porte Aperte che elenca le 50 nazioni in cui è più difficile vivere come cristiani. Si tratta di un report dettagliato e una fonte autorevole in tema di persecuzione dei cristiani, sottoposto a verifica da parte dell'Istituto Internazionale per la Libertà Religiosa. Secondo i dati del report, in Libia, sia i cristiani locali sia quelli stranieri affrontano violenze estreme. Senza un governo centrale che mantenga l'ordine e faccia rispettare la legge, sono i gruppi militanti islamici e la criminalità organizzata a esercitare il potere, prendendo di mira, rapendo e talvolta uccidendo i cristiani. Se un libico di origine musulmana decide di seguire Gesù, è molto probabile che questo subisca forti pressioni e abusi da parte della famiglia e della comunità in cui vive, nel tentativo di indurlo a rinunciare a tale scelta. I cristiani che vivono apertamente la propria fede e cercano di condividere il Vangelo con gli altri, poi, rischiano l’arresto o la punizione da parte dei gruppi estremisti. Porte Aperte/Open Doors invita i cristiani di tutto il mondo a pregare per le persone arrestate e per chi, in Libia, è costretto a vivere la propria fede nel segreto

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