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  • 02/05/2023 19:19

Poste Italiane, perché nessuno indaga sulla verità?

Poste Italiane, perché nessuno indaga sulla verità? «Io mi sono sacrificato facendo tantissime ore di straordinario non pagato in 348 giorni di lavoro come CTD in Poste Italiane. Ho detto sempre sì a testa bassa, sperando che mi avrebbero premiato per l’impegno facendomi concludere con 365 giorni. Facevo orari assurdi: timbravo l’entrata alle 7:00 di mattina e ogni giorno non uscivo prima delle 20:00. Per un anno quasi ogni giorno così. Poi mi sono svegliato e ho capito di vivere in Italia». Trapela delusione e amarezza nelle parole di Mario, uno dei tanti precari assunti da Poste Italiane, lasciato nel limbo dell’incertezza dopo aver concluso il percorso lavorativo con il colosso giallo-blu. Tra la mancanza di meritocrazia e la poca trasparenza i lavoratori sono sempre più insoddisfatti. I contratti a termine solitamente hanno la durata di pochi mesi e vengono rinnovati preferibilmente a chi non rivendica i propri diritti, fino ad un massimo consentito dal Decreto Dignità di 12 mesi. La graduatoria per le future stabilizzazioni è stilata in base all’anzianità di servizio e viene aggiornata ogni anno. Di conseguenza, chi è in graduatoria viene scavalcato nelle stabilizzazioni da chi ha avuto la “fortuna” di lavorare appena qualche giorno in più. L’attuale procedura di assunzione favorisce logiche clientelari e alimenta una subdola guerra tra poveri. Piera ha voluto raccontarci la sua storia, con una lettera arrivata sulla posta della pagina “Precari Poste Italiane”: «Buonasera, ho svolto per 12 mesi la mansione di portalettere come CTD a Napoli. 12 mesi, 12 ore di lavoro al giorno, mai pagati gli straordinari: “se vuoi essere rinnovata, lavora in silenzio”. Così ho fatto! Per 12 mesi, dimagrendo oltre dieci chili, non avevo nemmeno il tempo di pranzare! Quando tornavo a casa volevo stare sola in una stanza. Ero stremata. Credevo che una volta stabilizzata le cose sarebbero cambiate. Ora sono indeterminata part-time in Veneto: entro alle 10:00 ed esco alle 20:00! Non ho mai guadagnato un euro di straordinario. Nessuno mi tutela. Se rispetto il mio orario, portando roba indietro, vengo mortificata! Vorrei tanto lasciare, credetemi, ma non sarebbe giusto». Addirittura, alcuni lavoratori ci informano che i precari raggiungono il posto di lavoro prima dell’inizio del turno, senza timbrare il cartellino: «Purtroppo, i CTD non possono rispettare l’orario poiché sanno che non verrebbero rinnovati. Ogni giorno li vedo entrare due ore prima e non possono timbrare il cartellino ma vengono lasciati comunque all’interno dell’ufficio a lavorare, e i preposti ne sono consapevoli». Cosa accadrebbe qualora, in quelle ore, dovesse verificarsi un incidente? A seguito della recente ondata informativa in merito agli straordinari “fantasma” di Poste Italiane, una voce coraggiosa, CTD in provincia di Trieste, non ci sta e difende i propri diritti: «Io ho intenzione di richiedere lo straordinario non pagato. Non lo faccio per i soldi credetemi, lo faccio per giustizia personale, il mese di dicembre sarei potuto stare molto più tempo con i miei figli anziché tornarmene per le 19:00 ogni sera. Avrò lavorato, solo nel mese di dicembre, dalle 30 alle 40 ore in più non pagate». «Tutti dovrebbero richiedere le ore di straordinario non pagate, soprattutto dopo aver terminato il contratto». Chiara, giovane portalettere in provincia di Foggia, esorta i colleghi a perseverare sulla strada del coraggio e della giustizia: «Durante il periodo contrattuale, siamo stati soggetti ad ogni tipo di “minaccia” e dato che eravamo l’ultima ruota del carro non potevamo avanzare pretese, altrimenti non ci avrebbero rinnovato. Il nostro direttore, quando il covid non si sapeva cosa fosse, ci disse: “Quelli a tempo indeterminato si sono presi tutti i permessi congedo per covid. Voi cosa volete fare?”. Eravamo quattro CTD con i contratti in scadenza e portammo avanti l’ufficio da soli, senza neanche i DPI. Le mascherine erano introvabili. Abbiamo fatto ore ed ore di straordinario in quel periodo. Se ci hanno riconosciuto un terzo di quelle ore è stato pure tanto». Com’è possibile che parte dei dipendenti di Poste Italiane lavorino in condizioni degradanti e irregolari? In media, quante ore al giorno – pagate e non pagate – lavorano i portalettere con contratto a termine? Perché nessuno indaga sulla verità? Ricordiamo che la società è controllata dallo Stato italiano attraverso partecipazione maggioritaria al 65% circa. Ci ha colpito in particolare la vicenda descritta da una lavoratrice: «Mia figlia, di 12 anni, per stress dovuto ai miei orari interminabili ha avuto una forte depressione con autolesionismo. Un giorno mi chiama mio figlio, di 15 anni, dicendomi che si era chiusa in bagno e si era tagliata tutta. Ovviamente torno in ufficio riportando posta e pacchi, spiego la situazione e mi viene risposto: “almeno i pacchi urgenti dovevi consegnarli!” Fanno s****o». Poste Italiane o fabbrica dell’orrore? Cosa accade nelle periferie di questo Paese? Ansia, paura di non farcela, stanchezza e calo della concentrazione dovuti ad orari di lavoro interminabili contribuiscono ad aumentare il rischio di incidenti stradali mettendo in pericolo la propria vita ma anche quella altrui. In tanti ci hanno segnalato anche la presenza di mezzi obsoleti e fatiscenti. In queste condizioni, quanto vale la sicurezza di chi lavora sulla strada? «Sono indeterminato – afferma Daniel – ma la situazione a volte non cambia così tanto. Nessuno ci tutela. I sindacati sono tutti complici di questo sfruttamento che va avanti ormai da anni. Ed è tutto risaputo, è l’Italia che va così, mafia e omertà». Questa è l’Italia di oggi? Fabio, portalettere in pianta stabile, ci offre una preziosa riflessione sulla cultura sindacale all’interno dell’azienda: «Lavoro in Poste Italiane da 12 anni. Devo dire che le denunce sulle irregolarità sono molto rare nel nostro ambiente di lavoro, sottaciute da una prassi consociativa e clientelare che lega le mani anche dal punto di vista sindacale. Io in passato ho provato a far emergere qualcosa, ne ho ricavato emarginazione a livello lavorativo e un nulla di fatto in generale, ma credo che avere uno spirito libero che ci consente di dire ciò che pensiamo e non girarci dall’altra parte, sia impagabile». Per ragioni di anonimato espressamente richieste sono stati adoperati degli pseudonimi nel riportare le sopraesposte testimonianze. 29 aprile 2023 Precari Poste Italiane

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