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  • 15/09/2023 14:29

IL FARRO DELLA GARFAGNANA IGP A RISCHIO ESTINZIONE E NON E’ COLPA DEI CAMBIAMENTI CLIMATICI

 
In dieci anni dimezzata la produzione e ridimensionati i numeri di aziende e superfici. La denuncia di Coldiretti Lucca e del Consorzio Tutela Farro Garfagnana IGP.

 

I cinghiali si “divorano” il futuro della Garfagnana e del suo pregiato Farro IGP. La coltivazione dell’antico cereale che tiene in vita gli aspri e difficili territori della Garfagnana di questo passo è destinata a sparire. Il pericolo principale non sono gli effetti dei cambiamenti climatici ma la presenza fuori controllo e devastante di branchi di cinghiali che come “cavallette” mangiano i raccolti degli agricoltori privandoli di una delle loro primarie fonti di reddito. Negli ultimi dieci anni la produzione del farro a denominazione è quasi dimezzata arrivando al minimo storico di poco più di 1.000 quintali e così anche il numero di aziende e le superfici si sono fortemente ridimensionate nonostante la grande richiesta da parte del mercato oggi impossibile da soddisfare. A denunciarlo è Coldiretti Lucca che torna a chiedere interventi mirati e su larga scala per ridurre la minaccia che i cinghiali rappresentano per l’agricoltura e per i cittadini. A far traboccare nuovamente il bicchiere una lunga sequenza di danni alle coltivazioni degli agricoltori. L’ultima a San Romano in Garfagnana. Giuseppe Redentiquest’anno ha raccolto le “briciole”. I suoi 4 ettari di terreni sono stati completamente distrutti ed i ristori non copriranno mai ne il valore commerciale di un prodotto IGP molto apprezzato ne il costo delle lavorazioni, del tempo impiegato ed anche delle preoccupazioni. Ma è solo una delle tante disperate situazioni. “Stiamo assistendo all’estinzione di una delle più importanti eccellenze agricole della Garfagnana e del paniere regionale che ha assicurato, fino ad oggi, continuità alla presenza agricola in aree altrimenti destinate all’abbandono. – tuona Andrea Elmi, Presidente Coldiretti Lucca – Quello che sta accadendo è paradossale. Il danno non è solo economico, ma ambientale perché le aziende garantiscono la manutenzione del territorio e la sua cura, turistico perché il farro è uno dei piatti più richiesti da chi viene in vacanza in lucchesia, commerciale perché è un prodotto che ha una grande richiesta sui mercati e di immagine perché il farro è associato alla Garfagnana e viceversa.  I cinghiali stanno distruggendo una delle risorse strategiche di questi luoghi. Siamo pronti a rinunciare a tutto questo?”. 

 

A fornire i numeri che bene esprimono il pericolo verso cui la Garfagnana sta correndo a vele spiegate è il Consorzio di Tutela del Farro della Garfagnana IGP: “Di questo passo nessuno seminerà più farro, o altre colture, perché sanno già che raccoglieranno niente o poco. E’ un’attività a perdere. – spiega Lorenzo Satti, Presidente del Consorzio di Tutela del Farro della Garfagnana IGP – Negli ultimi cinque anni la produzione di farro è crollata del 30% quando c’è una richiesta in crescita; questo significa perdere opportunità e posti di lavoro quando c’è bisogno dell’uno e dell’altro in un territorio già difficile come il nostro. Le aziende che certificano oggi il farro sono 30-35, una decina di anni fa erano 60-70 a seconda dell’annata. La tendenza è chiara. Tra dieci anni potrebbe non esserci più un farro della Garfagnana IGP”. 

 

Un altro termometro che bene inquadra la calamità cinghiali è la brilleria a Piazza al Serchio che lavorava, fino a qualche anno fa, tantissimo prodotto locale. I branchi di cinghiale a spasso tra i campi coltivati mentre fanno incetta di farro, mais, grano, uva sono all’ordine del giorno. A testimoniarlo numerosi video e foto. Le recinzioni non possono essere la soluzione. “La soluzione è ristabilire un equilibrio sostenibile. – spiega Giuseppe Redenti – Come può, una piccola azienda come la mia, sostenere i costi di 4 ettari di recinzioni? I cinghiali non dovrebbero stare dove ci sono le coltivazioni ma nei boschi. In due anni la mia produzione di farro è stata quasi azzerata. Denuncio i danni ma non i risarcimenti, quando arriveranno, non coprono il valore di mercato del farro. Ormai seminiamo per dare da mangiare ai cinghiali”. Dall’inizio dell’anno dai soli uffici Coldiretti della Garfagnana sono state venti le richieste di risarcimento danni denunciate dagli agricoltori ed una quindicina gli interventi per gli abbattimenti straordinari così come previsto dall’art. 37. La presenza sproporzionata di questi animali selvatici nelle zone vocate, ovvero i boschi, che dovrebbe essere di 2,5 esemplari ogni 100 ettari (oggi siamo anche a 10 esemplari ogni 100 ettari) rappresenta un pericolo anche per la comunità e la sicurezza stradale. Per contrastare l’emergenza cinghiali Coldiretti ha chiesto il coinvolgimento dell’esercito anche alla luce dei rischi di diffusione di malattie. 

 

Per informazioni https://lucca.coldiretti.it/ pagina ufficiale Facebook @coldirettilucca, Instagram @Coldiretti_Toscana, YouTube “Coldiretti Toscana” e Telegram “coldirettitoscana

I commenti

Esistono due tipi di aggressività. Quella commisurata alla situazione e quella bieca e facilona. La prima è giustissima. Perfino in un mondo ipoteticamente pacifico dove nessuna violenza servirà più, dovremo sempre tenerci da parte in un angolo la violenza lucida e lungimirante, casomai dovesse riservire in futuro, e per onorare il fatto che essa è parte integrante di tutto ciò che vuole sopravvivere. Ma quella buzzurra e truce, che crede di risolvere tutto eliminando l'altro, quella non c'entra con la sopravvivenza. Quella non plasma un sopravvissuto ma, laddove non ci fossero leggi e morali a trattenerla, ad esempio in un mondo primitivo, plasma un maniaco, e un maniaco viene esiliato o ucciso dalla tribù e non trasmette i propri geni. Non voglio darle torto con fare buonistico poiché capisco il suo intento e lo avallo pure, ma dobbiamo differenziare.

anonimo - 18/09/2023 12:17

Non sia impreciso. Forse votano per quello che promette di sparare ai "nXXri", ai ladri e ai passanti, ma non certo per chi promette di sparare a cinghiali ed orsi.

anonimo - 18/09/2023 00:47

Lasciando perdere i campi di sterminio, che non sono frutto di violenza impulsiva, ma di freddo ragionamento, a me pare che l'aggressività sia una naturale eredità genetica di tutti noi. Noi infatti discendiamo da chi è sopravvissuto. Chi nel paleolitico è sopravvissuto e ha trasmesso i geni alla prole era chi sapeva procurarsi il cibo con la caccia senza farsi ammazzare dall'orso o dal mammuth. Per cui chi è sopravvissuto era aggressivo, sapeva cacciare e sapeva macellare. Se non fosse stato capace di far queste cose non avrebbe fatto figli e per conseguenza oggi noi discendiamo da quelli che sapevano cacciare. La natura non è perfetta. La natura ha imposto all'uomo di dover lottare per sopravvivere, come lo impone al lupo o al capriolo.

anonimo - 18/09/2023 00:43

Ma Lei non si rende conto, non realizza come starebbin bene le montagne, come starebbe bene il territorio,
senza l'homo.
Non c'è partita!

.... - 17/09/2023 15:08

Una delle principali caratteristiche dell'imbecille è la supponenza, ma anche la suscettibilità. Tutti sanno (ma proprio tutti tutti tutti, intendo tutte le persone intelligenti) che l'agricoltura tradizionale è fondamentale per la sopravvivenza dei territori, specie montani. Tutti sanno altresì che il problema dei cinghiali comporta tutta una serie di risvolti, anche sul piano della sicurezza stradale e della salute pubblica. Tutti sanno inoltre che l'enorme proliferazione di popolazioni "aliene" ha stravolto L'equilibrio del territorio. Inoltre, tutti sanno che 'sto benedetto territorio non può più tornare a un ideale stato "primigenio" (urbanizzazione, pressione antropica). Ormai è impossibile eradicare il cinghiale ungherese, temo. Esistono programmi molto seri di controllo della popolazione, esistono studi molto approfonditi che ci consentono (ci consentirebbero) di agire in modo concreto e mirato. Piccolo particolare però: si tratta di azioni complesse, prolungate nel tempo, che richiedono intelligenza, pazienza, impegno ma anche soldi. Molto difficile che l'attuazione di questi programmi trovi accoglienza, sostegno, comprensione, presso un popolo di imbecilli che poi vanno a votare, e che, guarda caso, votano sempre per quello che promette di sparare ai cinghiali, agli orsi, agli immigrati, ai ladri, ai passanti e a tutto quello che si muove. Difficile, date queste premesse, che si possa trovare una soluzione…

anonimo - 17/09/2023 12:48

Sono l'animalista dell'altro post, quello che parlava dell'uomo che ha sparato all'orsa. Posto che io aborrisco la violenza in quanto bruta e facilona, e disprezzo la caccia se non per nutrirsi, ritengo che la Natura abbia sempre avuto equilibri perfetti.
Mantenere l'Equilibrio non è violenza. Se le gazzelle sovrappopolano mangiano tutta l'erba e poi muoiono di fame. I leoni introducono correttivi.
Posto che secondo me l'impulso alla violenza umana si nasconde dietro alla sua potenziale utilità ma nasce in realtà da un bisogno represso di fare del male, il quale viene mascherato come "caccia" ma è in realtà ultima fibra della stessa natura demoniaca dell'Uomo che ha creato razzismo, campi di sterminio e droghe pesanti, ultima cosa da cui dobbiamo purgarci per diventare civili (avremo sempre dei difetti ma ormai non siamo più mostri), detto questo, la caccia non è malvagia in sé e non lo sono tutti i cacciatori.
Occorre ripristinare l'Equilibrio.
I cinghiali ungheresi in Italia non ce li ha messi la Natura e infatti stanno andando fuori controllo.
Ieri ho parlato con una persona del settore e dice che, non fosse per i costi improponibili, gira da tempo voce di un progetto per sterilizzare un numero considerevole di femmine e abbattere i maschi più grossi, cosa che porterebbe all'estinzione del ceppo ungherese e farebbe spazio alla reintroduzione di quello sardo-italiano.
Per il bene di tutti gli uomini e dei cinghiali non ancora nati quelli che ci sono devono essere messi in condizione di non moltiplicarsi più.
Animalismo per me significa scegliere la strada che, sulla lunga gittata, include meno violenza.
Se Dio esiste la Natura l'ha creata Lui e l'ha creata secondo i Suoi valori quindi dalla Natura bisogna imparare; se Dio non esiste, la Natura è l'unico Dio e da essa bisogna imparare. In ogni caso la Natura è perfezione e da essa bisogna imparare. In natura la morte esiste ed esiste l'infliggerla. Poi l'umano represso ha voglia di fare del male e secondo me spesso (NON sempre) un cacciatore è un violento represso che usa la caccia come paravento.
Ma a volte uccidere è indispensabile. Quei cinghiali devono diminuire di numero e subito. Questo NON è Equilibrio, è invasione.

anonimo - 17/09/2023 12:00

Fa un po' ridere ma diversi anni fa lessi della possibilità di creare dei punti nel bosco nel quali i cinghiali si potessero sfamare con cibo composto anche da pillole anticoncezionali. Non so perché non si è dato seguito alla cosa, a me sembra un modo intelligente di affrontare il problema, enorme, di quello che stanno facendo questi animali ai campi coltivati. Da ecologista ritengo che qualcosa si debba fare e con urgenza perchè fa anche parte della ecologia salvare gli ambienti dove vivono gli uomini e tra un cinghiale ed un contadino che vuole salvare il suo lavoro, la sua vita, io sto con quest'ultimo.

anonimo - 17/09/2023 10:57

Ci penserà la Natura, voi certo, come genere homo, no di certo. Questo in tutti i campi.
Il Tirreno 17 settembre 2023 - Pisa, morto a 48 anni dopo 16 ore di attesa al pronto soccorso. Entrato in “codice verde”, poi una catena di errori - di Pietro Barghigiani - Pisa, morto a 48 anni dopo 16 ore di attesa al pronto soccorso. Entrato in “codice verde”, poi una catena di errori - Aoup condannata per la morte di un padre di tre bambini: confermato il maxi risarcimento alla famiglia (...)
E non dite che è fori tema, è tutto parte della grande commedia degli orrori.
Ma chi volete che ci pensi?!
Voi, homo scemens?

.... - 17/09/2023 10:57

............non Le evita di sparare cavolate! Forse dovrebbe argomentare partendo da dati seri e non attaccare offendendo chi non la pensa come Lei.

La prima cosa che gli animal ambientalisti sparano quando si parla di cinghiali è che la colpa è dei cacciatori, i quali introdussero il cinghiale centro europeo. Benissimo, supponiamo sia vero. Tale introduzione avvenne cinquant'anni fa o anche qualche anno prima. I cacciatori che fecero quelle scelte non sono più vivi, oppure sono così vecchi da non potersi più occupare di alcunché.

I cinghiali ci sono e spaccano tutto. Come si risolve? Non si risolve dicendo che la colpa è dei cacciatori cattivi di cinquant'anni fa.

Lei pensa che il cinghiale centro europeo vada eradicato? Oppure ormai è presente e va gestito. Nel caso, come si eradica? Come si gestisce?

Una cosa è certa, in queste condizioni non si possono svolgere attività agricole. Cosa si fa? Stiamo lì a raccontare la tiritera del cacciatore cattivo? Mentre Lei e quelli come Lei ripetono la solita musica, l'agricoltura sparisce dal territorio.

Ma la smetta di ripetere gli slogan più idioti e scontati del peggior ambientalismo!! Parli di cose concrete! Il vostro approccio è superato dalla storia.

anonimo - 17/09/2023 01:38

Eccone un altro: l'uomo deve sopravvivere difendendosi dagli animali selvatici! So che non dovrei, perché non bisogna mai mettersi a discutere di queste cose con gli imbecilli. Ma è stato proprio l'uomo cacciatore, quello col fucile pronto a sparare a tutto ciò che si muove, a creare questa situazione. Il cinghiale italiano, ormai estinto (con la sola eccezione della Sardegna) pesa 70-90 kg, partorisce una sola volta all'anno e fa 2-3 cuccioli. L'uomo sparatore, quello che deve difendersi la natura selvatica, ha introdotto in Italia il cinghiale ungherese, che pesa 250-300 kg, che partorisce due volte all'anno e fa 10 cuccioli per volta. La biologia insegna che sparare al cinghialone è addirittura controproducente, perché "destruttura" il branco e aumenta le nascite. Detto questo, il problema dei cinghiali va risolto, ma possibilmente senza tirare in ballo l'uomo coltivatore che deve difendersi da tigri ed elefanti. Signora mamma degli imbecilli, la prego: si prenda un po' di vacanza, ci dia un attimo di respiro…

Anonimo - 16/09/2023 19:51

Ci sono due possibilità.

La prima è quella che attualmente stiamo perseguendo. Ovvero il territorio sarà integralmente occupato dalla fauna selvatica. L'uomo vivrà nelle città o chiuso in casa e sul resto del territorio imperverseranno cervi, caprioli, orsi, linci, lupi e naturalmente cinghiali.

La seconda è permettere all'uomo agricoltore, allevatore e selvicoltore di continuare a vivere sul territorio. Se la scelta fosse questa il carico di animali selvatici va dimezzato attraverso abbattimenti massicci.

Agli italiani la sentenza, ma se si sceglie secondo la prima ipotesi, allora la si smetta con il mito dell'agroalimentare italiano. Si parli solo di industria alimentare essendo scontato che i prodotti agricoli verranno da altri luoghi diversi dall'Italia.

anonimo - 16/09/2023 03:35

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