Lucca Model Hobby: la Mostra
Tra Santi e Personalità, ...
L’associazione “Napoleone ed Elisa” parla su Amica di agosto dei
nuovi progetti dedicati a Mimì Pecci Blunt
Al lavoro su un progetto dedicato a Mimì, Elisa e la moda
Il senso di Mimì per lo stile. Gli studi condotti dall’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi
alla Toscana” nell’Archivio “Grönberg – Villa Reale di Marlia, sono citati questo mese dalla
rivista nazionale “Amica”. Nell’articolo a firma di Mariangela Rossi si descrive la contessa Pecci
Blunt così come sta via via emergendo dagli archivi di Villa Reale a Marlia, attraverso gli scatti
fotografici fatti da lei stessa, i dischi, gli abiti, i libri.. Un mondo di persone, idee, immaginazione
che ha caratterizzato la sua vita tra Marlia e Parigi e il suo mecenatismo, che le ha fatto
incontrare (e sostenere) nomi tra i più importanti del Novecento europeo come Salvador Dalì,
Paul Valéry, André Gide, Jean Cocteau.
Gli archivi di Marlia, oggetto di studio di Simonetta Giurlani Pardini e Roberta Martinelli, sulla
scia dell’interesse che la stessa Mimì aveva per Elisa Bonaparte e che le ha fatto restituire alla
villa di Marlia l’impronta Primo Impero della Baciocchi, sono al centro dell’attenzione da più parti.
Non a caso è proprio qui che Maria Grazia Chiuri, direttrice creativa di Dior, è venuta per trarre
ispirazione per la sua ultima collezione per Dior, Cruise 2026, presentata in primavera, dopo
che nell’autunno 2024 Chiuri aveva incontrato le studiose dell’associazione.
“È stato emozionante toccare e sentire l’odore dei quaderni di Mimì, lettere, foto, ritagli di
giornali, taccuini con gli indirizzi di artisti, pittori, musicisti che definiva ‘i miei parenti stretti’. Ci
ha lasciato una vera autobiografia”, ha raccontato ad Amica Simonetta Giurlani Pardini, che
ha scritto “Mimì. La sua anima in un archivio” (edizioni Villa Reale) e una nuova omonima
fragranza a lei dedicata. “A Villa reale abbiamo trovato anche abiti di Dior e una straordinaria
mantella amaranto con piume e fiori disegnata da Federico Forquet, allora da Balenciaga. Da
questo ed altri elementi potrebbe nascere una nuova mostra dedicata alla moda di Mimì”.
La figura di Anna Laetitia Pecci Blunt è stata rilanciata da Villa Reale di Marlia nel 2023,
anno del centenario dell’acquisto da parte della famiglia Pecci Blunt della Villa Reale di Marlia,
con la mostra documentaria “Mimì. Anna Laetitia Pecci Blunt: la sua anima in un archivio. La
vita, gli appunti e le immagini”, curata dall’associazione “Napoleone ed Elisa: da Parigi alla
Toscana APS”, e in particolare da Roberta Martinelli e Simonetta Giurlani Pardini, che ha condotto
le ricerche storiche e redatto i testi del catalogo. Il progetto di allestimento è di Beatrice Speranza
e il video ritratto è di Giulia Vannucci.
La mostra è oggi permanentemente allestita e visitabile nella Palazzina dell’Orologio,
nel complesso di Villa Reale, dove prosegue lo studio dell’archivio documentario e fotografico di
Mimì, che comprende documenti della vita di Mimì, come i suoi dischi, le sue riviste, la sua
collezione etnografica e i cimeli appartenuti al prozio Papa Leone XIII, che e sottolineano non
solo l’eclettismo e la vivacità intellettuale di Mimì, ma anche le evidenti affinità tra lei ed Elisa
Bonaparte Baciocchi, sorella dell’imperatore Napoleone e Principessa di Lucca dal 1805 al 1814,
che fu a sua volta proprietaria della villa: la sintonia tra le due donne è evidente nel fatto che
Mimì volle restaurare la villa proprio come al tempo di Elisa. Mimì inoltre, dopo averle restituito
l’identità napoleonica acquistando arredi originali del Primo Impero, l’ha utilizzata con lo stesso
mecenatismo che aveva contraddistinto la politica di Elisa.
Anna Benedetto 347.40.22.986; anna.benedetto.lucca@gmail.com
Anna Laetitia Pecci Blunt nacque il 15 marzo 1885 a Roma. Sua madre era una nobildonna spagnola, la
marchesa Sylvia Bueno y Garzòn, suo padre il Conte Camillo Pecci, era capo della Guardia Palatina Pontificia
e nipote di Papa Leone XIII. Anna Laetizia ebbe tutti i privilegi di chi nasce in una famiglia aristocratica e
colta: venne educata a parlare quattro lingue, spagnolo, francese, tedesco e inglese, a suonare il pianoforte,
a dipingere e disegnare. È nell’eccitante atmosfera parigina che Mimì conobbe Cecil Blumenthal, l’uomo che
sarebbe diventato suo marito nel 1919: un ricchissimo banchiere di origini ebraiche, nato a New York,
proprietario di una meravigliosa collezione di pittura francese dell’Ottocento ereditata dal padre Ferdinand.
In comune avevano l’amore per l’arte contemporanea e lui sostenne sempre l’attività di mecenate di Mimì
che, con il suo gusto artistico raffinato, fece conoscere nomi che hanno lasciato un segno
decisivo nell’arte del Novecento.
Questo matrimonio fu l’inizio di una nuova vita per Mimì e di un grande affettuoso sodalizio. A Parigi vissero
al n. 32 di Rue de Babylon, all’Hôtel Cassini, ribattezzato Hôtel Pecci-Blunt dopo il loro acquisto, una dimora
settecentesca impreziosita da un bellissimo parco. Qui nasceranno i loro cinque figli: Letizia, Dino, Viviana,
Camilla e Graziella. Nella Francia fra le due guerre, il compito di aiutare e scoprire nuovi talenti era
soprattutto affidato ai privati e il salotto di Mimì Pecci Blunt divenne un luogo di scambio e confronto
culturale. I ricevimenti erano una combinazione di alta società e artisti dove l’incontrarsi aveva come finalità
il divulgare e sperimentare ogni aspetto della creazione artistica: pittura, moda, musica, ballo, cinema,
fotografia, letteratura erano la ricetta per creare atmosfere in cui potersi integrare senza tenere conto delle
origini dei partecipanti, ma solo del loro genio. Ogni anno nelle sfarzose dimore delle più importanti casate
francesi si organizzavano balli in costume, ma l’organizzazione di quelle spettacolari serate era anche un
importante opera di mecenatismo, e una potente forma di comunicazione che influenzava la moda e l’arte
del tempo. Erano l’opportunità di far esprimere il talento di giovani artisti che ottenevano notorietà
attraverso la stampa internazionale che seguiva con interesse quelle straordinarie notti parigine. Nel 1930
Mimì Pecci Blunt organizzo quello che da Vogue fu definito “il ballo più spettacolare della stagione”: Le Bal
Blanc. Gli ospiti si presentarono in Rue de Babylon indossando abiti bianchi ed organizzati in gruppi. Jean
Cocteau aveva composto il Tableau Vivant “Il risveglio di Arianna”, forse il più pubblicato dalle riviste del
tempo. La serata fu resa indimenticabile dalle performance di Man Ray che dalle finestre del palazzo proiettò
spezzoni di film del pioniere del cinema francese, il regista Méliés. Il jazz fu la colonna sonora della serata
grazie all’esibizione del The White Negro Revue. Alcune foto del Bal Blanc sono presenti anche nella raccolta
dedicata a Man Ray al centro Pompidou di Parigi.
Nel 1923 Mimì convinse suo marito ad acquistare la Villa Reale di Marlia, un tempo appartenuta alla sorella
di Napoleone, Elisa Bonaparte Baciocchi, che divenne il luogo ideale per ricreare quel tipo di vacanza in cui
lo svago si univa ad interessi comuni. Il restauro della villa fu realizzato mantenendo intatto lo spirito
originario del periodo Impero, come se Mimì si trovasse a suo agio nelle stanze in cui affreschi, colori,
marmi, arredi, riproponevano le atmosfere vissute da Elisa Bonaparte. Dal 1926 la famiglia Pecci Blunt
trascorse le vacanze estive a Marlia come documentano i numerosi album di fotografie scattate dalla stessa
Mimì, che aveva una vera passione per la fotografia, faceva parte dell’Unione Società Italiane Arte
Fotografica e partecipò a molte mostre sia in Italia che all’estero. Questa eredità culturale è ora custodita
nelle stanze della palazzina dell’Orologio a Marlia, dove si trova anche una ricca collezione di bambole
etniche, acquistate da Mimì durante i suoi viaggi, che fanno intuire il suo interesse per l‘etnografia.
Mimì fece di Villa Reale un luogo in cui il connubio fra jet set internazionale ed artisti si svolgesse in totale
libertà e ognuno, a Marlia, abbandonava quella formalità richiesta nei salotti cittadini. Gli scatti di Mimì e i
suoi divertenti commenti sono la prova di questa intimità allegra di cui tutti facevano parte. Negli anni a
seguire le estati di Marlia videro fra gli ospiti Mario Praz, Alberto Moravia, Vittorio Rieti, Petrolini, Malaparte,
Gala, Salvador Dalì, Afro, Bontempelli. Con tutti loro c’era un legame profondo fatto non solo di amicizia,
ma anche di uno scambio continuo di progetti volti a diffondere l’arte italiana all’estero e
contemporaneamente l’arte internazionale in Italia.
Nel 1929 i Pecci Blunt acquistarono il palazzo Ruspoli-Malatesta, nel cuore dell’antica Roma. Anche qui,
come a Parigi, i suoi salotti furono frequentati dalla nobiltà romana e internazionale e da musicisti, pittori
e scrittori. Nel 1935 Mimi incaricò il poeta, critico d’arte e narratore italiano Libero de Libero, di organizzare
una galleria di arte moderna che venne chiamata La Cometa, uno dei simboli presenti nello stemma della
famiglia Pecci. Fu un raro caso di mecenatismo artistico di quegli anni, di cui parlò anche la giornalista
Irene Brin.
Nel 1938 il direttore del quotidiano Il Tevere, Telesio Interlandi, e Giuseppe Pensabene dal settimanale
Quadrivio, furono artefici di una insistente campagna antisemita contro l’attività culturale della Cometa: la
galleria fu costretta a chiudere quello stesso anno per incidenti razziali. Ma nel 1937 Mimì Pecci Blunt aveva
fondato a New York la succursale de La Cometa, ed è qui che all’inizio della guerra tutta la famiglia Pecci
Anna Benedetto 347.40.22.986; anna.benedetto.lucca@gmail.com
Blunt si trasferisce, al 9 East, 84 St. Mimì in quegli anni impegnerà le sue energie a sostenere i comitati
per gli aiuti umanitari a favore dell’Italia e nel fare lunghi e interessanti viaggi alla scoperta dei nativi
americani.
Rientrano in Italia nel 1947 e Mimì riprende con slancio la sua attività culturale. Nel 1958 il marito Cecil,
per il loro anniversario di nozze, le regala un teatro che lei vuole annesso al loro palazzo in
Piazza Ara Coeli: il Teatro La Cometa. Diventa sin da subito un luogo d’incontro di poeti e scrittori e
sotto l’attenta guida di Mimì si esibiscono su quel palcoscenico artisti come Monica Vitti, Gianni
Santuccio, Lila Brignone, Laura Adani ma anche Bice Valori, un giovanissimo Jannacci e registi come
Streheler e Missiroli. Franca Valeri vi interpret “La signorina Snob” e “La Sora Cecioni”, due delle sue più
applaudite interpretazioni.
Nel 1960 per la sua attività a favore della cultura Anna Letizia Pecci Blunt riceve la medaglia d’oro per l’Arte
e la Cultura dal Governo italiano e nel 1964 la prestigiosa Légion d’Honneur dal Governo francese.
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