La Democrazia Cristiana: dall’Italia a Lucca, tra grandi figure e memoria
La Democrazia Cristiana: dall’Italia a Lucca, tra grandi figure e memoria
La Democrazia Cristiana è stata il partito che più di ogni altro ha segnato la storia politica italiana del dopoguerra. Fondata nel 1943, guidò governi e amministrazioni locali, espresso presidenti della Repubblica e figure chiave della Prima Repubblica. Per quasi cinquant’anni fu il perno della vita politica italiana, garantendo stabilità e mediazione, ma anche attirando critiche per un sistema di potere diffuso e spesso autoreferenziale.
La parabola si interruppe nel 1994, quando lo scandalo di Tangentopoli e le inchieste di Mani Pulite portarono allo scioglimento formale del partito. Nacquero così nuove formazioni, dal Partito Popolare Italiano al CCD, fino a tante altre sigle che dispersero l’eredità democristiana tra centrodestra e centrosinistra. Da allora, lo scudo crociato è rimasto conteso tra vari micro-partiti, attivi più che altro a livello locale, senza più il peso nazionale di un tempo.
La DC a Lucca: radicamento e amministrazione
Anche a Lucca e nella sua provincia la Democrazia Cristiana fu protagonista per decenni. In una città dal forte tessuto cattolico e con una tradizione sociale radicata nelle parrocchie e nell’associazionismo, il partito trovò terreno fertile per consolidare il proprio consenso.
Negli anni del dopoguerra la DC guidò il Comune di Lucca con una lunga serie di sindaci che hanno lasciato un segno importante nello sviluppo urbano e sociale della città. Dai primi interventi di ricostruzione, fino alla pianificazione urbanistica e alle grandi opere degli anni Settanta e Ottanta, la mano democristiana fu decisiva.
I sindaci democristiani di Lucca
Giuseppe Lunardi (anni Cinquanta): protagonista della ricostruzione post-bellica, portò avanti una politica amministrativa ispirata ai valori cattolico-sociali.
Giovanni Pierami (anni Sessanta): si occupò di urbanistica e sviluppo dei servizi, incarnando il volto pragmatico del partito.
Piero Angelini (1972-1976): figura di rilievo nazionale e locale, cercò di modernizzare i servizi e di avvicinare l’amministrazione alle periferie in un periodo difficile.
Piero Malfatti (anni Settanta): guidò la città in anni di tensione sociale, coniugando fermezza e dialogo.
Angelo Salotti (anni Ottanta): amministrò con equilibrio, cercando di conciliare innovazione e tradizione.
Pietro Fazzi (1994): ultimo sindaco di area democristiana, dopo lo scioglimento del partito aderì a Forza Italia, diventando anche deputato.
I parlamentari lucchesi
La rappresentanza della DC lucchese in Parlamento fu consistente:
Guido Ungaretti, esponente della corrente dorotea, deputato per più legislature.
Vincenzo Cella, figura di mediazione tra l’ala sociale e quella moderata.
Giovanni Pierami, oltre al ruolo di sindaco, fu anche parlamentare.
Piero Angelini, eletto deputato dal 1976 al 1992, arrivò a ruoli di governo come sottosegretario alla Sanità (1980) e ai Trasporti e Aviazione civile (1982). La sua carriera dimostra come la DC lucchese fosse in grado di esprimere personalità capaci di influenzare la politica nazionale.
L’eredità
La Democrazia Cristiana a Lucca non fu solo un partito, ma una vera e propria scuola di amministrazione. Con il suo radicamento sociale seppe accompagnare lo sviluppo economico della Lucchesia, sostenere l’industria cartaria, promuovere edilizia popolare e infrastrutture, e valorizzare il turismo della Versilia e della Garfagnana.
Con lo scioglimento del 1994, anche a Lucca la grande comunità democristiana si divise: una parte si diresse verso il centrosinistra (Partito Popolare, Margherita), un’altra verso il centrodestra (CCD, UDC, Forza Italia). Figure come Pietro Fazzi o lo stesso Angelini rappresentarono simbolicamente questa transizione.
Una memoria viva ma frammentata
Oggi, a trent’anni dalla scomparsa della DC, resta un’eredità ambivalente: da un lato il ricordo di un partito capace di garantire stabilità e crescita, dall’altro la critica a un sistema che faticava a rinnovarsi. A Lucca, però, i sindaci e i parlamentari democristiani rimangono parte della memoria collettiva, testimoni di una stagione in cui la politica era fortemente intrecciata con la vita sociale e religiosa del territorio.