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  • 03/09/2025 12:45

Lucca si protesta, ma la parola non si tocca

Lucca si protesta, ma la parola non si tocca In piazza San Francesco c’era il presidio contro il professore israeliano invitato all’IMT. Gente con cartelli, cori, accuse di complicità con le industrie delle armi… tutto legittimo eh, ci mancherebbe, la libertà di protestare è sacrosanta. Però, a me, mi pare che qui si stia andando oltre: non si contesta più un’idea, un progetto, una ricerca. Si contesta proprio la persona. E allora la cosa cambia. Perché se a Lucca si inizia a decidere chi può parlare e chi no, chi può entrare in un’aula universitaria e chi deve essere cacciato a priori, si fa una brutta fine. La nostra città non è e deve essere un posto dove si mette il bavaglio a qualcuno solo perché non ci piace chi è o da dove viene. L’università dovrebbe essere il posto del confronto: si ascolta, si domanda, si ribatte. Non si urla fuori dal portone per impedire a uno di parlare. Che poi, oh, se uno non è d’accordo con quello che dice il professore, basta farsi avanti e dire la propria, magari anche più forte e convincente. La democrazia funziona così: parole contro parole, idee contro idee. Non cartelli per far stare zitti gli altri. Insomma, bene la protesta, ma qui si rischia di fare il passo più lungo della gamba. Perché alla fine la vera libertà non è solo poter urlare in piazza, ma anche garantire che chi viene invitato a parlare… possa parlare davvero. Meglio un dibattito acceso che una piazza che tappa la bocca, sennò ci si ritrova a parlare solo col baccalà fritto nel piatto. La Lilia

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