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  • 05/10/2025 16:50

Pavarotti

Quel Pavarotti Pop quello dei concertoni all’aperto, dei duetti improbabili e dei sorrisi da spot — è stato trattato con una certa sufficienza da molti nel mondo lirico. Per loro, un tenore “serio” non avrebbe dovuto condividere il palco con Bryan Adams o Mariah Carey. Lo vedevano come un tradimento al tempio dell’opera, una resa al mercato. La verità è che Pavarotti aveva capito prima di altri che la lirica stava diventando una nicchia. Con “Pavarotti & Friends” ha portato la voce operistica dove la gente era: in TV, negli stadi, nei dischi da supermercato. Ha mescolato alto e basso senza complessi, e quella mossa — oggi la chiameremmo “cross-over” — ha fatto arrabbiare chi viveva di confini. Eppure, se lo riascolti, anche nei duetti più leggeri non perde mai l’impostazione né la dignità vocale. Si percepisce che sta giocando, non svendendo. Insomma: bistrattato dai puristi, ma amato da milioni che, senza di lui, non avrebbero mai ascoltato un’aria.

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