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  • 03/11/2025 01:35

Chi sono i Maranza ?

Il fenomeno “Maranza”: origine, evoluzione e percezioni Che cos’è “Maranza” è un termine usato per descrivere un certo tipo di giovane urbano che ostenta abbigliamento appariscente, linguaggio da strada e atteggiamento provocatorio. Non indica un gruppo organizzato ma un fenomeno sociale e culturale che mescola estetica, musica e comportamento. Origine del termine La parola nasce nel dialetto milanese, dove già negli anni ’80 significava “rozzo” o “tamarro”. Con l’esplosione della trap e dei social, dal 2018 in poi il termine viene ripreso e diffuso dai giovani di periferia, fino a diventare virale tra il 2020 e il 2022. Nascita e diffusione Il “maranza” moderno nasce nelle periferie di Milano e si lega alla scena trap e drill. Artisti come Sfera Ebbasta, Rondo Da Sosa, Simba La Rue e Neima Ezza diventano punti di riferimento estetici. Dal 2020 il fenomeno esplode su TikTok e Instagram, dove ragazzi mostrano look vistosi, linguaggio colorito e comportamenti da “gang”. Da qui la parola si diffonde in tutta Italia, diventando anche un meme culturale. Linea temporale sintetica Anni ’80–’90: termine locale milanese con significato di “rozzo”. 2018–2020: ritorno del termine grazie alla musica trap. 2022: esplosione nazionale e casi di cronaca legati a risse e “baby gang”. 2023–2025: evoluzione in fenomeno ibrido, tra reale e social, con autoironia e imitazioni. Perché nasce la percezione di violenza La paura collettiva verso i “maranza” deriva da più fattori: 1. Comportamenti reali. Alcuni gruppi di ragazzi etichettati così sono coinvolti in risse o piccoli reati. 2. Ostentazione sui social. Armi, motorini e soldi vengono mostrati come simboli di status. 3. Amplificazione mediatica. I media concentrano l’attenzione sui casi più estremi, creando un effetto di “emergenza”. 4. Estetica da strada. L’abbigliamento richiama quello delle gang, anche se spesso è solo imitazione. 5. Diffidenza sociale. Giovani di periferia, spesso figli di immigrati, diventano capro espiatorio di paure collettive. Dati e realtà Non esistono statistiche ufficiali sui “maranza” perché non sono un gruppo definito. Tuttavia, tra il 2022 e il 2024 diverse città italiane (Milano, Torino, Bologna, Roma) hanno registrato aumenti di segnalazioni di baby gang e reati minori commessi da adolescenti tra i 14 e i 18 anni. La maggior parte degli episodi è circoscritta e non riconducibile a organizzazioni strutturate. Le ombre del fenomeno Criminalizzazione giovanile. Etichettare tutti come “maranza” rischia di colpire anche chi cerca solo identità e appartenenza. Panico mediatico. L’eccessiva esposizione crea un senso di paura sproporzionato rispetto ai dati reali. Moda della devianza. L’immagine del “duro” diventa status symbol e può spingere all’emulazione. Esclusione sociale. La mancanza di opportunità reali alimenta rabbia e bisogno di visibilità. Le paure reali Al di là del clamore, alcune preoccupazioni sono fondate: Aumento di aggressioni tra coetanei. Spettacolarizzazione della violenza sui social. Difficoltà delle famiglie e delle scuole a gestire modelli di riferimento negativi. Rischio che l’identità “maranza” diventi trampolino verso comportamenti devianti. Come interpretarlo Il fenomeno è un riflesso di disuguaglianza, mancanza di prospettive e ricerca di riconoscimento. I “maranza” usano moda e linguaggio come strumenti di appartenenza e ribellione. I social amplificano tutto, premiando chi provoca e mostrando solo l’aspetto più estremo. Cosa servirebbe davvero Educazione ai media per distinguere realtà e spettacolo. Spazi di aggregazione e sportivi nelle periferie. Progetti di inclusione e lavoro per adolescenti a rischio. Comunicazione responsabile da parte dei media. Interventi sociali e non solo repressivi da parte delle istituzioni. Conclusione Il “maranza” non è solo un giovane ribelle. È il sintomo di un disagio sociale che unisce povertà, visibilità digitale e mancanza di prospettive. La sua immagine violenta nasce da pochi episodi reali amplificati da media e social. Oggi il termine indica più una maschera culturale che un pericolo collettivo. Capirlo serve a ridurre la paura e a intervenire sulle cause, non sui simboli. Collettivo Studi Popolare Toscana Sociale

I commenti

Gli stranieri li rimandate a casa loro e gli italiani in galera.

Anonimo - 03/11/2025 12:00

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