• 0 commenti
  • 14/03/2024 21:08

Da sei mesi è “parcheggiato” in un reparto psichiatrico

Autistico e ‘parcheggiato’ da sei mesi in Psichiatria: “Mio figlio non è abbastanza disabile per un posto in comunità” Autistico e ‘parcheggiato’ da sei mesi in Psichiatria: “Mio figlio non è abbastanza disabile per un posto in comunità” San Paolo d’Argon, la denuncia di mamma Loredana Salvi: “Gli adolescenti stanno esplodendo, il Servizio Sanitario Nazionale sta implodendo” Al ragazzo è stato diagnosticato un disturbo comportamentale e degli impulsi in disturbo dello spettro autistico Al ragazzo è stato diagnosticato un disturbo comportamentale e degli impulsi in disturbo dello spettro autistico San Paolo d’Argon (Bergamo) – Da sei mesi è “parcheggiato” in un reparto psichiatrico, in attesa di un posto in una comunità terapeutica per poter, dopo la riabilitazione, tornare nel mondo. È la storia di Andrea, un ragazzo di appena 18 anni, fresco di diagnosi: disturbo comportamentale e degli impulsi in disturbo dello spettro autistico. Finito in Psichiatria ad Alzano Lombardo dopo alcune crisi di rabbia improvvise, incontrollate e violente, dopo sei mesi non ha ancora un posto dove andare perché è disabile ma non abbastanza per trovare posto in una comunità o residenza per disabili. La denuncia della mamma La storia di Andrea Un ricovero lungo sei mesi Quale futuro per Andrea? Nessuna informazione La denuncia della mamma La sua vicenda la racconta mamma Loredana Salvi, a partire da un’accorata lettera: “Siamo una famiglia distrutta, e posso solo immaginare quante ce ne siano come la nostra. Perché la sanità pubblica non riconosce le giuste cure anche per chi soffre di disturbi del neurosviluppo, disagi mentali, patologie psichiatriche? Gli adolescenti stanno esplodendo, il Servizio Sanitario Nazionale sta implodendo. Un'unica certezza: i pazienti e le loro famiglie sono abbandonati a se stessi in una estenuante attesa di percorsi di cure adeguati”. La storia di Andrea Partiamo dall’inizio. Andrea viene adottato a tre anni, viene dalla Russia. “Abbiamo avuto da subito difficoltà a gestirlo, siamo stati seguiti dalla neuropsichiatria di Trescore Balneario dove è stata formulata una diagnosi di ADHD, Disturbo di iperattività e deficit dell'attenzione”. Tra alti e bassi, si arriva a due anni fa, quando il ragazzo inizia a soffrire di attacchi di panico e ansia, “arriva a non voler più uscire di casa. Torniamo a rivolgerci alla Neuropsichiatria per valutare una cura farmacologica e in effetti funziona”. Andrea ha ormai 17 anni ed è alto 1.90, si avvicina alla maggiore età e la famiglia inizia un percorso di rivalutazione della sua situazione. “Ma il 2 settembre succede il patatrac: durante un turno di lavoro come cameriere, a un banchetto di nozze, si ubriaca e inizia a dare di matto. Urla, dà pugni al muro, non si fa avvicinare. Arrivano i carabinieri, l’ambulanza, lui finisce sedato in pronto soccorso”. Quando esce e torna a casa, passa un giorno e si ripresenta una situazione drammatica: durante una passeggiata nei campi con la mamma si ripresentano i comportamenti rabbiosi, autolesionisti. “Finisce per arrampicarsi su un albero che dava su un torrente, col rischio di cadere”, prosegue Salvi. Di nuovo puntura per calmarlo, di nuovo pronto soccorso. “Decidiamo per il ricovero, a casa non poteva tornare”. Potrebbe interessarti anche Prova Sky Q a 9€ per 30 giorni. Senza vincoli e senza parabola Sky Un ricovero lungo sei mesi E così inizia un calvario lungo sei mesi, tranne una piccola parentesi di cinque giorni a casa durante i quali Andrea torna in pronto soccorso per ben tre volte. “In corso d’opera arriva la diagnosi: disturbo comportamentale e degli impulsi in disturbo dello spettro autistico di livello 2, media gravità. Ma la gravità è stata misurata proprio nel mezzo dello scompenso, in realtà sarebbe di livello 1. Andrea non ha deficit cognitivi né fisici”. Proprio per questo, e proprio perché negli anni precedenti i possibili sintomi di autismo (ritardo nel linguaggio, rabbia) erano stati scambiati per effetti del trauma abbandonico, i genitori sono “impreparati, impauriti”. Intanto il ragazzo diventa maggiorenne e viene spostato di reparto. In più non è più necessaria l’assistenza h24 dei genitori e lui si sente ancora più spaesato, “anche se devo ammettere che è stato tutto graduale e noi abbiamo il permesso di andare a trovarlo in reparto come lui ha il permesso di uscire per fare una passeggiata, anche con una signora che ci ha messo a disposizione il Comune”. Quale futuro per Andrea? Ma per Andrea il reparto di Psichiatria, “che è un reparto blindato, senza alcuna attività, dove lui è a contatto con persone con problemi di tutti i tipi e di tutte le età”, non è di certo il posto giusto. Non solo lui stesso dice di voler andare via, “ha molta nostalgia di casa, dice di stare bene”. Ma soprattutto i dottori e i servizi sociali hanno proposto un percorso di riabilitazione e rieducazione presso una comunità terapeutica prima di poter ritornare nel mondo. E qui nasce tutto il problema: di posti non ce n’è. Né in Lombardia né fuori. “Pare che non esista in Italia una comunità o una residenza per disabili che possa accogliere un ragazzo ‘ad alto funzionamento’ che non ha disabilità intellettive o fisiche. Sono tutte piene o con liste d'attesa lunghissime, si parla anche di anni”. Mamma Loredana denuncia: “Mio figlio non è assolutamente pronto per un rientro a casa, ma non è ammissibile che debba passare ancora altri lunghi mesi in un reparto ospedaliero che, oltre alle cure farmacologiche non offre nessuna attività ricreativa, nessun percorso di tipo psicoterapico o cognitivo-comportamentale”. Non avendo una diagnosi di patologia psichiatrica, non può essere accolto nelle comunità psichiatriche perché Regione Lombardia non rimborserebbe. Il fatto che mio figlio non abbia deficit intellettivo sta diventando un problema anziché una risorsa. Paradossale". L'alternativa sarebbero i centri diurni. “Ne abbiamo trovato uno in provincia di Bergamo che potrebbe avere posto per lui, devono venire dei responsabili a conoscere mio figlio. Ma anche qui, i tempi sono lunghissimi. Siamo in balìa degli eventi. E chi glieli ridà questi mesi a mio figlio?”. Nessuna informazione C’è poi una considerazione che vale, purtroppo, per tutte le famiglie sulla cui testa piomba la diagnosi di autismo: nessuno le aiuta, nessuno dà informazioni. “Tante cose le abbiamo capite da soli, anche perché l’autismo e l’ADHD hanno tratti in comune. Altre le abbiamo capite grazie alle famiglie e ai gruppi di aiutoaiuto. Ma nessuno ancora ha parlato con lui, per spiegargli come funziona e perché è stato male. Ha bisogno di un percorso per ricostruire la sua autostima e la fiducia nel suo futuro, è molto sfiduciato a causa di quello che è accaduto”. Ma come si può fare tutto questo, chiusi in una camera d’ospedale?

Gli altri post della sezione

Ospedale lucca

Volevo fare una segnalazio ...

Virus Dengue in aumento

TGCOM24 Ministero della S ...